Elon Musk, con la sua audace Neuralink, ha acceso la miccia di una nuova frontiera tecnologica: le interfacce cervello-macchina (BCI). L’obiettivo? Fondere il cervello umano con la tecnologia, aprendo un ventaglio di possibilità che spaziano dal trattamento di patologie neurologiche al potenziamento delle capacità cognitive. Ma Mark Zuckerberg, con Meta, è determinato a non rimanere indietro in questa corsa alla mente.
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La corsa alla mente: Musk, Zuckerberg, Meta e il futuro delle interfacce cervello-macchina
Neuralink ha fatto scalpore con i suoi chip impiantati nel cervello, dimostrando la possibilità di decodificare segnali neurali e tradurli in azioni. L’azienda ha compiuto progressi significativi nel consentire a persone paralizzate di controllare dispositivi elettronici con il pensiero. Tuttavia, l’approccio invasivo di Neuralink solleva interrogativi sulla sicurezza, la durata e l’accessibilità della tecnologia.
Meta, inizialmente concentrata sulla decodifica del linguaggio tramite elettrodi impiantati, ha poi virato verso soluzioni meno invasive. L’azienda ha investito in ricerche volte a decodificare il linguaggio da segnali cerebrali registrati esternamente, aprendo la strada a dispositivi indossabili per la lettura della mente. La collaborazione con il Centro basco per la cognizione, il cervello e il linguaggio ha portato a risultati promettenti nella decodifica di frasi non dette.
L’avvento di dispositivi di lettura della mente accessibili al grande pubblico inaugura una serie di dilemmi etici di portata straordinaria. In primo luogo, la capacità di decodificare i pensieri solleva interrogativi inquietanti riguardo alla violazione della privacy individuale. Chi avrà accesso a queste informazioni intime e personali? Come verranno salvaguardate da abusi e divulgazioni non autorizzate? In secondo luogo, il rischio di manipolazione e controllo mentale si presenta come una preoccupazione legittima.
Chi deterrà il potere di influenzare i nostri pensieri e le nostre decisioni? Quali garanzie avremo contro un uso improprio di questa tecnologia per fini di controllo sociale o politico? Infine, l’accesso a tecnologie di potenziamento cognitivo potrebbe esacerbare le disuguaglianze sociali esistenti, creando una frattura tra coloro che possono permettersi tali miglioramenti e coloro che ne sono esclusi. Questo solleva interrogativi sulla giustizia e l’equità nell’accesso a queste tecnologie, e sul potenziale per la creazione di una società divisa tra “potenziati” e “non potenziati“.
È fondamentale che le istituzioni e la società civile si attivino per stabilire un quadro normativo che disciplini lo sviluppo e l’uso delle BCI. La trasparenza, il consenso informato e la protezione dei dati personali devono essere al centro di qualsiasi regolamentazione. Le interfacce cervello-macchina hanno il potenziale per rivoluzionare la nostra vita, ma è essenziale procedere con cautela, consapevoli delle implicazioni etiche e sociali. La competizione tra Musk e Meta potrebbe accelerare lo sviluppo di queste tecnologie, ma è responsabilità di tutti garantire che vengano utilizzate per il bene dell’umanità.
Meta e la decodifica in tempo reale con MEG ed EEG
Fino a poco tempo fa, la decodifica del linguaggio non detto richiedeva l’impianto di elettrodi nel cervello, una procedura invasiva e costosa. Tuttavia, recenti progressi tecnologici stanno aprendo nuove strade, rendendo possibile la lettura dei pensieri senza intervento chirurgico.
Nel 2023, un team di scienziati dell’Università del Texas ha dimostrato la possibilità di decodificare il “succo” delle frasi non dette utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e modelli di intelligenza artificiale simili a quelli di ChatGPT. Sebbene questa tecnica sia promettente, le macchine fMRI sono ingombranti e costose, limitandone l’utilizzo ai laboratori.
Consapevole dei limiti delle tecniche invasive e della fMRI, Meta ha intrapreso una strada diversa, concentrandosi sulla magnetoencefalografia (MEG) e l’elettroencefalografia (EEG). Queste tecniche non invasive misurano rispettivamente i campi magnetici e i segnali elettrici prodotti dall’attività cerebrale.I ricercatori di Meta hanno reclutato 35 volontari per digitare frasi su una tastiera mentre erano sottoposti a scansioni MEG e EEG. I dati raccolti sono stati utilizzati per addestrare un modello di intelligenza artificiale a decodificare le lettere digitate.
Il modello di Meta è stato suddiviso in due parti: una addestrata ad associare i modelli di attività cerebrale alle lettere digitate, l’altra addestrata a comprendere la struttura delle frasi e le probabilità di co-occorrenza delle parole. Utilizzando l’EEG, i ricercatori sono riusciti a decodificare correttamente circa un terzo delle lettere digitate. Sebbene questo risultato possa sembrare modesto, è significativo considerando la difficoltà di registrare segnali cerebrali attraverso il cranio.
Con la MEG, che offre una maggiore precisione, il modello di intelligenza artificiale ha raggiunto una precisione di decodifica del 70-80%. Questo risultato dimostra il potenziale della MEG per la creazione di interfacce cervello-computer (BCI) non invasive. Sebbene i dispositivi utilizzati nello studio fossero ingombranti e costosi, esistono già scanner indossabili e più sensibili. Immaginare un futuro in cui questi dispositivi possano essere utilizzati al di fuori di ambienti di laboratorio non è difficile.
Conclusioni
I progressi di Meta nella decodifica del linguaggio non detto sollevano importanti questioni etiche. La privacy, il consenso informato e la sicurezza dei dati cerebrali sono solo alcune delle preoccupazioni che devono essere affrontate. Tuttavia, il potenziale di queste tecnologie è enorme. Le BCI non invasive potrebbero rivoluzionare la comunicazione per le persone con disabilità, migliorare l’interazione uomo-computer e aprire nuove frontiere nella ricerca neuroscientifica.