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Esopianeti: contengono 10 volte più acqua del previsto

Nuovi studi rivelano che l’acqua nei pianeti extrasolari è nascosta nelle profondità interne

La recente scoperta condotta dai ricercatori dell’ETH di Zurigo e dell’Università di Princeton ha rivoluzionato la nostra comprensione della distribuzione dell’acqua sui pianeti extrasolari, noti anche come esopianeti.

Tradizionalmente, si pensava che la maggior parte dell’acqua di un pianeta fosse presente sulla sua superficie, sotto forma di oceani, laghi e fiumi, cinonostante questo nuovo studio ha rivelato che la realtà è ben diversa: la maggior parte dell’acqua di un pianeta è nascosta nelle sue profondità interne.

10 Remarkable Exoplanets | HowStuffWorks

Questa scoperta ha implicazioni significative per la nostra comprensione della formazione degli esopianeti e della loro abitabilità potenziale, utilizzando simulazioni al computer, i ricercatori hanno sviluppato un nuovo modello che mostra come l’acqua sia distribuita all’interno dei pianeti giovani, ed i risultati indicano che la quantità totale di acqua presente sugli esopianeti è stata finora drasticamente sottovalutata.

Il modello tradizionale della Terra, con un nucleo di ferro circondato da un mantello di roccia silicea e acqua sulla superficie, è stato utilizzato per decenni per studiare gli esopianeti, tuttavia come spiega la professoressa Caroline Dorn dell’ETH di Zurigo:

“solo negli ultimi anni abbiamo iniziato a renderci conto che i pianeti sono più complessi di quanto pensassimo”.

La maggior parte degli esopianeti conosciuti oggi si trova vicino alla loro stella, il che significa che sono principalmente mondi caldi con oceani di magma fuso che non si sono ancora raffreddati per formare un mantello solido di roccia silicea come la Terra, e proprio in questi oceani di magma, l’acqua si dissolve molto bene, a differenza del diossido di carbonio, che rapidamente si degassa e sale nell’atmosfera.

Il nucleo di ferro si trova sotto il mantello fuso di silicati, e la distribuzione dell’acqua tra i silicati e il ferro è stata oggetto di studio da parte di Dorn e dei suoi colleghi Haiyang Luo e Jie Deng dell’Università di Princeton, utilizzando calcoli basati sulle leggi fondamentali della fisica.

I risultati di questo studio sugli esopianeti, pubblicati sulla rivista Nature Astronomy, mostrano che l’acqua sequestrata nel magma si combina con le gocce di ferro e affonda con esse verso il nucleo, comportamento che era noto solo per pressioni moderate, come quelle che prevalgono sulla Terra, tuttavia, i nuovi calcoli mostrano che questo processo avviene anche a pressioni molto più elevate, tipiche degli esopianeti.

Implicazione di questa scoperta sugli esopianeti

Naming of exoplanets | IAU

La scoperta che la maggior parte dell’acqua di un pianeta è nascosta nelle sue profondità interne piuttosto che sulla superficie ha profonde implicazioni per la nostra comprensione della formazione planetaria, nei pianeti giovani, l’acqua si dissolve nei vasti oceani di magma che coprono la superficie, un processo che è molto diverso da quello che avviene sulla Terra, dove l’acqua è principalmente presente negli oceani, nei laghi e nei fiumi.

Nei pianeti extrasolari, l’acqua si combina con le gocce di ferro presenti nel magma e affonda verso il nucleo del pianeta, un fenomeno che, come abbiamo detto in precedenza, è stato osservato per la prima volta a pressioni moderate, simili a quelle che si trovano sulla Terra. Tuttavia, i nuovi calcoli mostrano che questo processo avviene anche a pressioni molto più elevate, tipiche degli esopianeti, ciò significa che la quantità di acqua presente nei pianeti extrasolari è stata finora drasticamente sottovalutata.

La scoperta che la maggior parte dell’acqua di un pianeta è nascosta nelle sue profondità interne ha importanti implicazioni per la ricerca di vita extraterrestre, l’acqua è un ingrediente fondamentale per la vita come la conosciamo, e la sua presenza è uno dei principali criteri utilizzati per valutare l’abitabilità di un pianeta, ma se l’acqua è nascosta nelle profondità interne di un pianeta, potrebbe non essere facilmente accessibile per sostenere forme di vita simili a quelle terrestri.

Questo non significa necessariamente che i pianeti con acqua interna non possano sostenere la vita, bensì potrebbero esistere forme di vita che si sono adattate a vivere in ambienti estremi, come quelli presenti nelle profondità dei pianeti extrasolari, anche se la scoperta complica la nostra comprensione dell’abitabilità planetaria e suggerisce che dobbiamo considerare nuovi modelli e approcci nella ricerca di vita extraterrestre.

Nuovi modelli di formazione planetaria

La scoperta ha anche implicazioni significative per i modelli di formazione planetaria, tradizionalmente i modelli di formazione planetaria si basavano sull’idea che l’acqua fosse principalmente presente sulla superficie dei pianeti, mentre invece con i nuovi risultati dobbiamo rivedere questi modelli per tenere conto della presenza di acqua nelle profondità interne dei pianeti.

COMPLETE GUIDE TO EXOPLANETS

I ricercatori dell’ETH di Zurigo e dell’Università di Princeton hanno utilizzato simulazioni al computer per sviluppare un nuovo modello che mostra come l’acqua sia distribuita all’interno dei pianeti giovani, un modello che tiene conto delle leggi fondamentali della fisica e delle condizioni estreme presenti nei pianeti extrasolari. I risultati di queste simulazioni forniscono nuove intuizioni sulla formazione dei pianeti e sulla distribuzione dell’acqua al loro interno.

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