Gli scienziati riuniti per discutere il problema costituito dal valore della Costante di Hubble

Al momento, nessuno è in grado di pensare ad una nuova teoria per spiegare il funzionamento dell'universo

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Astronomi, astrofisici e fisici delle particelle si sono riuniti di recente presso il Kavli Institute for Theoretical Physics dell’Università della California per discutere della gravità delle diverse misurazioni della costante di Hubble. Si sono incontrati per parlare di un problema che è diventato una delle maggiori preoccupazioni in astrofisica: capire quanto velocemente l’universo si stia effettivamente espandendo.

Le stime del suo valore basate sullo studio della luce emessa dal Big Bang differiscono da quelle calcolate utilizzando i dati ricavati dalle supernova. In parole povere, i ricercatori che utilizzano i dati degli studi che riguardano la storia più antica dell’universo hanno calcolato un valore diverso per la costante di Hubble rispetto a quelli coinvolti nello studio di attività più recenti. E la ragione per cui è diventato un argomento così caldo è perché se non si riesce a trovare una buona ragione per le differenze nei risultati, gli scienziati del settore potrebbero dover ripensare completamente il modo in cui l’universo funziona.

Si tratta di un dibattito iniziato negli anni ’20, quando Edwin Hubble notò che gli oggetti più lontani nell’universo sembrano allontanarsi l’uno dall’altro più velocemente. I teorici suggerirono che un numero fisso potesse essere usato per esprimere la velocità con cui l’universo si stava espandendo, così nacque la Costante di Hubble. È definito come il tasso di espansione dell’universo. Come suggerisce il nome, la teoria suggerisce che si tratta di un singolo numero invariato. Ma gli esperimenti per trovare il vero valore della costante di Hubble hanno prodotto risultati contrastanti.

Una tecnica prevede l’utilizzo di dati provenienti da dispositivi che misurano lo sfondo cosmico a microonde. Tali studi hanno dimostrato che la costante di Hubble è 67,4 km/s/Mpc, con un tasso di errore di soli 0,5 km/s/Mpc. Nel frattempo, altri studi che hanno coinvolto l’uso di dati provenienti dalle supernova hanno riscontrato che la costante corrisponde a 74,0 km/s/Mpc, un risultato molto diverso dal primo tasso di errore. Chiaramente, non possono essere corretti entrambi, a meno che non sia stato qualcosa di strano durante la prima espansione dell’universo. Alcuni fisici ritengono possibile che, all’epoca, esistesse un diverso tipo di energia oscura che spingeva l’universo, e questo spiegherebbe la differenza.

In ogni caso, i ricercatori del recente incontro sembrano aver concluso che ci sia un errore da qualche parte da individuare, tanto più che che sono pochi i ricercatori sul campo pronti a lanciare nuove teorie alternative per spiegare come funziona l’universo, almeno non in questo momento.