Un tempo, castori giganti grandi come orsi bruni vagavano per i laghi e in zone umide del Nord America. Fortunatamente per i proprietari di case di questi luoghi, i mega-roditori si estinsero alla fine dell’ultima era glaciale. Il castoro gigante era una specie largamente diffusa, di cui gli scienziati hanno trovato i resti fossili in Florida in Alaska e nello Yukon.
Il castoro gigante era una versione super dimensionata del castoro moderno, poteva raggiungere i 100 chilogrammi di peso ma aveva due sostanziali differenze. Invece della tipica coda piatta che vediamo sui moderni castori, presentava una coda lunga e magra simile a quella del topo muschiato. Anche i denti erano diversi, i castori moderni sono dotati di incisivi o denti anteriori affilati e simili a scalpelli, a differenza del castoro gigante che aveva denti voluminosi curvi e poco taglienti.
La specie si è improvvisamente estinta circa 10.000 anni fa. La scomparsa del castoro gigante coincide con quella di molti altri animali di grandi dimensioni dell’era glaciale, tra cui l’iconico mammut lanoso. Ma fino ad ora gli scienziati non sapevano con sicurezza il motivo dell’estinzione del roditore gigante.
Per spiegare il motivo dell’estinzione del castoro gigante bisogna scoprire come viveva e di cosa si nutriva. Alcune domande che si sono posti gli scienziati sono state: avrà finito il cibo? Avrà fatto troppo freddo o troppo caldo per sopravvivere? Alcuni studi hanno dimostrato che questo gigantesco castoro prosperava in un’epoca in cui il clima era più caldo e più umido. Hanno anche notato che i fossili di questo animale sono stati rinvenuti più comunemente nei sedimenti provenienti da antiche zone umide. Ma nessuno sapeva se questo roditore gigante avesse le stesse abitudini del castoro moderno. Ad esempio, tagliava gli alberi o si nutriva di cose completamente diverse?
Da un punto di vista chimico sei quello che mangi! Il cibo che un animale consuma contiene delle firme chimiche chiamate isotopi stabili, che rimangono all’interno dei tessuti del corpo come ad esempio nelle ossa. Queste firme isotopiche rimangono stabili nel tempo per decine di migliaia di anni e forniscono una finestra sul passato. Nessun altro studio aveva mai utilizzato gli isotopi stabili per capire che dieta avesse il castoro gigante.
Gli scienziati hanno studiato le ossa fossili dei castori giganti che vivevano nello Yukon e nell’Ohio, del periodo che va dai 50.000 ai 10.000 anni fa, esaminando le segnature degli isotopi stabili negli antichi tessuti ossei. Le firme isotopiche provenienti dalle piante legnose sono diverse da quelle associate alle piante acquatiche. Il risultato più interessante è stato scoprire che il roditore gigante non tagliava o mangiava alberi, bensì mangiava piante acquatiche.
Insomma, il castoro gigante non era un “ingegnere dell’ecosistema” come il moderno castoro. Da questa scoperta si intuisce infatti che non tagliava alberi per il cibo o per costruire dighe giganti e casette nei paesaggi dell’era glaciale. Questo roditore gigante aveva una dieta composta da piante acquatiche, cosa che l’ha legato fortemente ad un’habitat di zone umide in cui viveva, sia per il cibo che per il riparo dai predatori, rendendolo purtroppo vulnerabile ai cambiamenti climatici.
Clima caldo e secco
Verso la fine dell’ultima era glaciale, circa 10.000 anni fa, il clima cominciò a diventare sempre più caldo e secco provocando il prosciugamento di molte zone umide, habitat naturale dei roditori giganti. Sebbene i castori moderni e il castoro gigante coesistessero ormai da decine di migliaia di anni, solo una specie riuscì a sopravvivere. Probabilmente la possibilità di costruire dighe e logge potrebbe aver dato al castoro moderno un vantaggio competitivo sul suo enorme parente. Con i suoi denti affilati il castoro moderno poteva modificare dove serviva il paesaggio per crearsi un habitat adatto nelle zone umide, a differenza del castoro gigante che non era in grado di farlo.
Queste scoperte fanno parte di un “puzzle” che gruppi di ricerca stanno studiando da diversi decenni. Tutti vorremmo sapere cosa ha causato l’evento globale di estinzione della megafauna che si è verificato alla fine dell’ultima era glaciale e perché così tante specie di animali di grossa taglia come i mammut lanosi, i mastodonti e i bradipi giganti sono scomparsi dal nostro pianeta più o meno contemporaneamente.
Le prove attuali indicano che una combinazione di cambiamenti climatici e l’impatto umano sono alla base delle cause d’estinzione di queste specie. Studiare le vulnerabilità ecologiche degli animali da lungo tempo estinti pone certamente delle difficoltà, ma servono a capire l’impatto che hanno avuto i cambiamenti climatici su tutte le specie passate e quindi sul possibile impatto su quelle presenti.
Tessa Plint è ricercatrice presso la Heriot-Watt University. Questo articolo è stato originariamente pubblicato su The Conversation. Leggi l’ articolo originale .