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Lagune del deserto argentino custodiscono un ecosistema risalente a 3,5 miliardi di anni fa

Una nuova scoperta effettuata nella Puna de Atacama in Argentina, ha rivelato l'esistenza di un insieme di lagune che potrebbero contenere preziose informazioni su come fosse la Terra più di tre miliardi di anni fa

Tra le pianure di sale bianco in cima all’altopiano della Puna de Atacama, è stato analizzato un sistema di lagune verdastre che ospitano vaste comunità batteriche, chiamate stromatoliti, che creano tumuli stratificati man mano che si espandono. Questo ecosistema unico potrebbe essere una finestra temporale che si affaccia sulla Terra di miliardi di anni fa, quando gli organismi primitivi sono apparsi per la prima volta sul nostro pianeta.

Lagune

Lagune della Puna de Atacama: ecco che cosa raccontano

Nel deserto argentino, a oltre a 3.657 metri circa di altezza, gli scienziati hanno individuato un sistema di lagune che ha conservato per miliardi di anni le tracce dei primi segni di vita sulla terra.

Il geologo Brian Hynek della CU Boulder ha contribuito a documentare quello che potrebbe essere un tipo unico di ecosistema sulla Terra e un possibile scrigno di informazioni sulle prime fasi della vita su questo pianeta appartenente a  3,5 miliardi di anni fa. Si tratta di un territorio particolarmente ostico dove la pioggia cade raramente e la luce solare si imbatte implacabile, creando un ambiente in cui poche piante o animali possono sopravvivere.

Alcune delle prove più antiche della vita terrestre sono le stromatoliti conservate, come le strutture fossilizzate di 3,45 miliardi di anni trovate a Marble Bar, nell’Australia occidentale. Allora, i microbi fotosintetizzanti chiamati cianobatteri creavano questi tumuli stratificati. Quantità significative di ossigeno proveniente dai cianobatteri sarebbero apparse nell’atmosfera terrestre solo molto più tardi, circa 2,5 miliardi di anni fa.

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Le lagune appena studiate potrebbero fornire informazioni non solo sulla Terra di miliardi di anni fa, ma anche indicare come fosse un tempo Marte, quando era caratterizzato da clima temperato, con laghi e persino fiumi.

Se mai la vita si fosse evoluta su Marte fino al livello dei fossili, sarebbe stata così” Ha spiegato Hynek: “Comprendere questo insieme di lagune presenti nel nostro Pianeta potrebbe fornirci informazioni su cosa dovremmo trovare mentre cerchiamo caratteristiche simili nella superfice rocciosa di Marte”.

Nel corso della sua carriera, Hynek ha viaggiato in alcuni degli ambienti più estremi della Terra per capire come la vita potrebbe prosperare su pianeti e lune aliene. Ha scalato la cima del vulcano attivo più alto del mondo, Ojos del Salado, al confine tra Argentina e Cile, e ha raggiunto l’Antartide per analizzare e evtuali meteoriti caduti. Nonostante la scoperta delle lagune lo abbia entusiasmato, non è la prima volta che va incontro a territori ostili.

Nell’aprile 2022, Farías lo ha condotto in uno dei suoi luoghi di studio nel nord-ovest dell’Argentina. Per arrivarci, gli scienziati hanno guidato per circa nove ore lungo una strada sterrata, per poi accamparsi in un villaggio di circa 35 persone. Durante l’ultima notte nel villaggio, Hynek ha esaminando le immagini satellitari del deserto circostante e ha notato qualcosa di interessante: una rete di lagune a decine di chilometri di distanza.

Incuriosito da quella scoperta, ha raggiunto le lagune accompagnato da Farías: “In alcuni punti sprofondavamo fino alle ginocchia nella fanghiglia salata”, ha raccontato lo scienziato.

Quando ha raggiunto l’altopiano, Hynek ha capito subito di aver trovato qualcosa di veramente significativo: la rete di 12 lagune si estendeva per circa 10 ettari di terra ed era circondata da montagne brulle in lontananza. Hynek ha potuto osservare giganteschi cumuli di vegetazione verde, larghi circa quattro metri e mezzo: si trattava di stromatoliti, ma diverse da tutte quelle che avesse mai visto.

Le stromatoliti, in generale, sono una serie di comunità microbiche associate a strati di roccia. Esistono oggi sulla Terra, anche al largo delle Bahamas, ma le stromatoliti contemporanee tendono ad essere relativamente piccole. Crescono anche passivamente intrappolando granelli di sabbia e altri detriti che galleggiano nell’oceano.

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Le antiche stromatoliti, al contrario, potevano estendersi fino a 6 metri circa di altezza, e attirando calcio e anidride carbonica dall’acqua circostante, hanno provocato la precipitazione dei minerali attorno a loro. I tumuli nelle lagune di Atacama hanno diverse somiglianze in comune con gli agglomerati archaeani rispetto a qualsiasi forma fi vita presente oggi sulla Terra.

La ragione per la quale si sono formati in questa posizione difficile non è chiara. L’ambiente delle lagune potrebbe assomigliare alle condizioni dell’antica Terra, ha dichiarato Hynek: le acque sono salate e acide e, a causa dell’elevata quota e sono esposte a livelli elevati di radiazione solare.

I loro strati rocciosi sono costituiti principalmente da gesso, un minerale comune in molti fossili di stromatolite ma assente in quasi tutti gli esempi moderni di stromatoliti. Biologicamente, sono formati da uno strato esterno di microbi fotosintetici chiamati cianobatteri e da un nucleo rosato ricco di archaea, organismi unicellulari spesso presenti in ambienti impervi.

Questo intero, unico ecosistema potrebbe scomparire nel giro di pochi anni”, ha concluso Hynek: “Speriamo di poter proteggere alcuni di questi siti, o almeno dettagliare cosa c’è prima che scompaia o venga contaminato per sempre.”

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