Quando pensiamo alla corsa allo spazio il pensiero vola inevitabilmente a Yuri Gagarin oppure a Neil Armstrong, icone delle imprese più memorabili della nuova frontiera umana. Peccato che gli esseri umani non siano state le prime creature viventi ad affrontare le incognite dell’esplorazione spaziale.
Fino a buona parte del ventesimo secolo gli scienziati sapevano ben poco della pericolosità dello spazio e della possibilità per l’uomo di attraversarlo senza subire danni, anche irreversibili, sulla salute. Già nel lontano 1783 per sperimentare un nuovo tipo di mongolfiera che assicurava maggiori altitudini, il primo volo sperimentale fu fatto affrontare ad una pecora, un anatra ed un gallo. Ebbene dopo un volo di 3,2 km gli “eroici” animali da cortile, atterrarono sani e salvi.
Nel 1947, la seconda guerra mondiale è terminata da meno di due anni, presso la base statunitense di White Sands (New Mexico) un razzo V2, sequestrato ai nazisti, sta per ospitare i primi “coloni spaziali“. Si tratta di una manciata di Drosophila melanogaster, più comunemente conosciuti come moscerini della frutta. Questi animaletti piccolissimi, le femmine più grandi dei maschi, misurano circa 2,5 millimetri, hanno due occhi composti di color rosso mattone e vivono alcune settimane.
Ebbene quel giorno raggiungono i 109 km di altezza grazie all’arma bellica V2, riconvertita ad usi scientifici, e quando ritornano a terra, grazie ad un paracadute sono vivi e vegeti e completeranno senza problemi il loro breve ciclo vitale.
Confortati dal successo dei primi “impavidi” esploratori spaziali con i quali l’uomo condivide circa il 60% di materiale genetico, gli scienziati americani sempre dalla stessa base e con lo stesso vettore iniziano a spedire nello spazio dei macachi denominati Albert e contrassegnati con un numero.
Qui le cose inizialmente non vanno tanto bene. Albert I, l’11 giugno 1948, muore soffocato nella capsula prima di raggiungere lo spazio. Albert II, il 14 giugno 1849 diventa il primo primate a raggiungere lo spazio, peccato che al rientro si schianti al suolo. Non va molto meglio per Albert III e IV, uno muore per un esplosione in volo, l’altro si schianta al suolo.
Gli scienziati allora cambiano “esploratori” ma mantengono il “beneaugurante” nome di Albert. Adesso è il turno dei roditori, per la precisione dei topi. I primi due topolini ci lasciano le penne nel 1951 con le solite dinamiche. Non sarà che porti sfortuna la base di lancio e il vettore, la bomba nazista riconvertita V2?
Gli americani, per sicurezza, cambiano anche razzo e base di lancio. Il 20 settembre 1951, base di lancio di Holloman, New Mexico, su missile Aerobee, la scimmia Yorick accompagnata da undici topi tocca i 72 km di quota (in realtà lo spazio è a oltre 100 km) e atterra sana e salva.
Purtroppo in tutti questi cambiamenti, gli americani hanno continuato a battezzare Albert gli eroici esploratori animali. Yorick muore poche ore dopo l’atterraggio per delle complicazioni sanitarie.
I russi ovviamente non stanno a guardare e dopo aver sperimentato anche loro topi e conigli, puntano tutto sul miglior amico dell’uomo: il cane. Ed in particolare le femmine più docili e che producono meno rifiuti. Tra il 1951 e il 1952, i razzi sovietici R-1 lanciano in tutto nove cani, spediti in coppia dentro contenitori sigillati, rispediti a terra con un paracadute. Le missioni sono un generale successo.
La cagnolina più famosa della storia però è Kudrjavka (“Ricciolina”), universalmente conosciuta come Laika (Piccolo abbaiatore). Il 4 ottobre 1957 un razzo Semërka sovietico manda in orbita il primo satellite artificiale della storia dell’umanità lo Sputnik 1, una sfera di alluminio di 58 cm di diametro.
A bordo c’è l’eroica Laika, in una missione senza ritorno. La capsula è attrezzata soltanto per mantenerla in vita il più possibile. Secondo la versione ufficiale Laika resisterà 4 giorni, in realtà morirà dopo poche ore dal decollo per effetto dello stress ed il surriscaldamento dello Sputnik dovuto ad un guasto.
Gli americani cercano di rispondere ai successi sovietici con il progetto Topo Capace. Dall’aprile del 1958 al settembre 1959 sono una trentina i topi lanciati nello spazio. Muoiono quasi tutti. Il 13 dicembre 1958 ci provano con una scimmia chiamata Gordo, che viene spedita a quasi 1000 km di altezza. Peccato che al rientro la capsula precipiti in pieno Oceano Atlantico e non sarà mai ritrovata.
Finalmente il 28 maggio 1959 una coppia di scimmie riesce a partire e tornare incolume da una missione spaziale. Anche i russi però incorrono in clamorosi insuccessi ed a farne le spese il 28 luglio 1960 sono due cagnoline Chayka (“Gabbiano”) e Lisichka (“Piccola Volpe”) chiamate a testare un prototipo del veicolo spaziale Vostok, che dovrebbe portare il primo russo in orbita attorno alla Terra. Il vettore esplode in fase di lancio.
Si rifanno ampiamente circa un mese dopo, il 29 agosto quando con lo Sputnik 5 mandano nello spazio un piccolo caravanserraglio composto da due cagnette, un coniglio grigio, quaranta topi, due ratti e quindici contenitori con moscerini della frutta e piante. Tutto lo “zoo” torna sano e salvo sulla Terra.
Gli americano rispondono con la prima scimmia addestrata come astronauta, sa tirare leve e risponde a specifiche luci! Si chiama Ham e il 31 gennaio 1961 sale a bordo di un razzo Mercury Redstone. che lo manda nello spazio e ritorno, sano e salvo (gli americani ancora non sanno far orbitare i loro veicoli spaziali).
Si dovrà aspettare quasi un anno, il 29 novembre 1961 per assistere al primo veicolo americano in orbita con a bordo uno scimpanzé, Enos. Il razzo è un Mercury Atlas. La prima orbita è un successo, poi un guasto obbliga il controllo ad annullare la missione ed Enos riuscirà a sopravvivere nonostante sia stato colpito a causa del guasto da 76 scariche elettriche!
Ma la storia dell’esplorazione spaziale dei nostri amici animali non si riduce alla competizione Stati Uniti/Unione Sovietica. Anche la Francia manderà dal 22 febbraio 1961 una lunga serie di animali nello spazio: topi, gatti, scimmie con esiti altalenanti. Nemmeno la Cina sta a guardare: tra il 1964 ed il 1966 lancia topi, ratti e cani.
La vera partita però si gioca tra le due superpotenze. Il 22 febbraio 1966 l’URSS invia nello spazio due cagnette per studiare l’effetto delle radiazioni sugli organismi viventi. Le due cagnette rimarranno in orbita per 22 giorni e torneranno a terra sane e salve. Il loro è ancora oggi il record canino di permanenza nello spazio.
Toccherà ad uno degli animali più “lenti” della terra, due tartarughe, il 18 settembre 1968, diventare i primi esseri viventi a girare attorno alla Luna, osservandone il lato nascosto. Un grande successo dei sovietici.
Ma ormai siamo alle soglie dell’evento più grande dell’esplorazione spaziale umana (almeno fino ad oggi) l’allunaggio di tre astronauti americani nel 1969 sul nostro satellite e le missioni spaziali con animali, pur non interrompendosi, passano in secondo piano.
Eppure dobbiamo anche al loro sacrificio se alla fine l’uomo ha conquistato lo spazio vicino al piccolo pianeta roccioso in prossimità di un’ordinaria stella su cui ha prosperato per centinaia di migliaia di anni.