A ritirare fuori dalla polvere del tempo questo misterioso libro, il Necronomicon è nel 1975, a commento della prima edizione italiana, il fantomatico professor Giovanni Pincus dell’università Sulcitanea che cita una frase del discorso tenuto dal professor Singh durante il primo congresso internazionale di paraletteratura e pseudobiblia di Bombay, il 29 febbraio 1975 che animò un’infuocata polemica nel nostro paese.
Cosa diceva esattamente questo segmento dell’intervento di Singh secondo il fantomatico Pincus? La frase contestata recitava così: «facendo ricorso a una serie di riferimenti extraletterari, ogni cosa in cui si crede alla fine diviene reale e più sono coloro che vi credono più alla fine questa realtà si concretizza».
La reazione degli intellettuali italiani non si fece attendere. Tullio De Mauro, Assurde tesi di un oscuro professore di Bombay, su “Paese Sera”, 10 marzo 1975; Umberto Eco, Dal professor Singh mi guardi Iddio, che dal reale mi guardo io, su “L’Espresso”, n. 14, 2 aprile 1975; Edoardo Sanguineti, Il misticismo non va d’accordo con la paraletteratura, su “l’Unità”, 12 marzo 1975).
Eppure il giudizio del professore Singh non era del tutto sbagliato, soprattutto se si giudicava l’incredibile successo del Necromicon, opera magica e diabolica, attribuita ad un arabo pazzo, tale Abdul Alhazred. Un libro del tutto inventato ed irreale, che finirà per diventare più vero del vero.
Quando l’editore Fanucci diede alla stampe la prima edizione italiana certo non pensava di ritrovarsi in tribunale con l’accusa di frode. Non solo perché, evidentemente, l’incontro a Bombay con le reazioni di Eco, De Mauro e Sanguineti non era che pura invenzione, così come inventata era la prefazione dell’inesistente professor Pincus, ma perché si considerava frode la pubblicazione di un libro scritto con intenti goliardici dai curatori stessi.
Ma chi aveva partorito l’idea di questo libro la cui leggenda diceva che leggendone i contenuti il lettore precipitava nella follia? L’autore non era niente di meno che lo scrittore statunitense Howard P. Lovercraft che aveva ideato nel 1926 questo libro mai scritto come espediente letterario per dare verosimiglianza ai propri racconti.
Il Necronomicon diventò gradualmente un gioco intellettuale quando anche altri scrittori cominciarono a citarlo nei loro racconti di genere gotico o fantascientifico. Un anno dopo questa “invenzione letteraria“, lo scrittore incominciò ad accludere a varie lettere ad amici una divertitissima Storia del Necronomicon: tradotto in greco dal bizantino Teodoro Fileta attorno all’anno 950, bruciato nel 1050 dal patriarca Michele, ritrascritto in latino nel 1228 dal danese Wormius e giù, via via, fino a John Dee a cui si deve la versione inglese del 1580.
Va da se che si trattava di un divertissement intellettuale che aveva preso la mano di Lovercraft probabilmente stupito ed eccitato dall’eco suscitato dalla sua invenzione. Lo scrittore non cessava di rimarcare che la lettura di questo diabolico testo provocava «conseguenze orribili»: pazzia, morte, nonché lo scatenarsi di un mucchio di spiriti arcani nel mondo.
Il gioco prese talmente la mano a Lovercraft ed al circolo dei suoi amici scrittori ed intellettuali che i lettori dei suoi romanzi iniziarono a prendere a tal punto sul serio questa storia che lo scrittore americano si sentì in obbligo di precisare per iscritto: «Il ciclo di Cthulhu è una mia invenzione […]. Lo stesso vale per il Necronomicon […] che per possedere un’oggettiva realtà dev’essere ancora scritto. Abdul è un mio personaggio immaginario: a cinque anni mi facevo chiamare così, entusiasmato dalla traduzione delle Mille e una notte di Andrew Lang.»
La franca ammissione di Lovercraft non servì a niente e nel 1941, quattro anni dopo la morte dello scrittore, nella libreria antiquaria newyorkese di Philip Duchesnes apparve nel proprio catalogo il Necronomicon al prezzo, altissimo, di 900 dollari. Alle numerose richieste pervenute il libraio rispose sempre di essere ormai in trattativa avanzata con un altro cliente.
Per anni in tutte le più importanti librerie antiquarie americane, inglesi e francesi le richieste per l’inarrivabile Necronomicon fioccavano, inutilmente. Nel 1966 Philippe Druillet annunciò di aver trovato e ricopiato alcune pagine del libro e le ripubblicò sulla rivista «Anubis». Questa notizia clamorosa venne avallata dal direttore Jacques Bergier, che ne fornì altri avvistamenti che andavano dal Vaticano a St. Louis.
Altri “avvistamenti” dell’introvabile libro si verificarono negli anni a venire in mezzo mondo. Il libro più irreale del mondo era diventato un oggetto di desiderio spasmodico. A quel punto per renderlo più vero del vero mancava soltanto il…libro.
E quindi in molti, dalla versione di Simon negli anni ottanta, giù fino al capo dell’Ordine esoterico della Rosa mistica Frank G. Ripel, assemblando citazioni e notizie sparse ricostruirono versioni complete del “libro della follia”.
Finalmente un libro mai scritto, inventato per gioco da uno scrittore, bramato da molti, diventava un libro scritto, reale ma non per questo meno falso.
fonti:
alcune voci di Wikipedia
Sarò vero, di E.Buonanno
Necronomicon, il libro della follia
Breve storia di un libro mai scritto diventato più vero del vero grazie ad un divertissement di scrittori ed intellettuali nel ventesimo secolo
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