Gruppi di volontari si industriano di restaurare la storia degli antichi quartieri
Napoli ha un problema con la storia: c’è n’è troppa.
Cimiteri greci, rovine romane, castelli medievali, chiese rinascimentali… molto più di quanto l’amministrazione pubblica della città riesce a gestire, e alcuni siti inevitabilmente vanno in rovina, con il rischio di perdere grandi risorse culturali, utili agli storici e al turismo.
A meno che, gruppi di cittadini volontari pieni di passione per la storia della propria città, decidano di prendere la situazione in mano.
Uno di questi volontari appassionati di restauro metropolitano è Maria Corbi, di giorno esperta di storia dell’arte, che cura le installazioni d’arte presenti in 11 stazioni della metropolitana che fungono anche da gallerie pubbliche. Ma di notte (e nei fine settimana) lei è un membro, fondatore, dell’Associazione SMMAVE, che si occupa di restauro, in questo momento, ad esempio, sta curando il ripristino di una chiesa abbandonata nel trascurato quartiere Sanità.
“Questo è un quartiere antico, ricco di storia e di cuore“, dice la Corbi. “Un tempo, era una zona di cimiteri e conventi, un luogo molto spirituale fin dai tempi antichi.”
La sua reputazione moderna è meno pia. Vergini-Sanità è spesso associato con la criminalità e la povertà, e di solito non figura nei depliant turistici.
Ma grazie ad associazioni come SMMAVE, qualcosa sta cambiando.
SMMAVE è l’acronimo di Santa Maria della Misericordia ai Vergini, lo stesso nome della chiesa del 16 ° secolo che stanno restaurando. La chiesa era una volta parte di un complesso ospedaliero appartenente ad ordini religiosi. Ma, quando è intervenuta la SMMAVE, era in stato di abbandono da decenni. La cripta era così piena di spazzatura che i volontari potevano a malapena a scendere le scale.
“Bisogna essere un po’ visionari per vedere in quel caos un potenziale” ammette la Corbi.
Lei e i co-fondatori dell’associazione, gli artisti Christian Leperino e Massimo Tartaglione, hanno dovuto risolvere problemi di idraulica e di cablaggio e hanno dovuto spalare montagne di rifiuti prima di potersi dedicare al restauro vero e proprio.
Ma non sono mancate le belle sorprese, come la scoperta di un affresco rappresentate la Pietà sepolto dietro le macerie nella cripta.
La dottoressa Corbi, grazie alla sua esperienza di storico dell’arte, ha potuto ricostruire la storia della chiesa, e accertare che lo sbiadito affresco riportato alla luce, fu realizzato da Leonardo Olivieri, un pittore del 18° secolo. Gli stucchi nella chiesa principale sono stati, probabilmente, realizzati da un altro artista napoletano, Bartolomeo Granucci.
Fortunatamente, i tre soci della SMMAVE sono stati sostenuti da volontari del posto, studenti di arte e architettura. Insieme, hanno ripulito, studiato, documentato e riparato. Dopo due anni di lavoro, nel 2016, la chiesa è stata riaperta e ora funziona come centro di studio e sperimentazione per l’arte contemporanea.
Ovviamente l’opera non è ancora completata, la chiesa di Santa Maria dimostra ancora la sua età. Gli stucchi sono scheggiati e sulle pareti si vedono i segni delle sculture distrutte o rubate.
Eppure, nonostante tutto, SMMAVE ha realizzato il suo obiettivo: la chiesa è di nuovo viva, vi si realizzano eventi, spettacoli per bambini e laboratori teatrali.
Il quartiere Vergini-Sanità è stato costruito sopra ad un cimitero risalente al 4° secolo a.C., quando Napoli era l’antica città greca di Neapolis. Secondo l’archeologo Carlo Leggieri, il sito oggi è importante e significativo quanto lo fu all’epoca della sua costruzione.
“Questi monumenti segnano le tombe della nobiltà dell’antica Neapolis, tutte le persone influenti di una delle più grandi e più importanti città del Mediterraneo” sostiene Leggieri.
Oggi il cimitero, originariamente alla luce del sole, è sepolto sotto almeno 10 metri di residui di alluvioni e strati realizzati uno sull’altro man mano che passavano i secoli, ed è praticamente una catacomba.
Per molti secoli le cavità sotterranee vennero utilizzate come cisterne ma, in seguito ad un’epidemia di colera, nel 1880 i pozzi vennero chiusi e la necropoli dimenticata per cento anni, finché un terremoto riaprì un varco esponendo le camere funerarie.
Da allora, Leggieri ha iniziato ad esplorare le tombe accedendovi attraverso uno degli antichi pozzi.
L’archeologo ha investito più di 20 anni nello scavo dell’antico cimitero. Nel 2001, ha fondato l’Associazione Celanapoli per gestire il sito e aprirlo al pubblico.
Come per l’associazione SMMAVE, il primo e più grande compito affrontato da Celanapoli è stato ripulire. Le tombe erano piene di detriti derivanti da inondazioni e dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Il lavoro di queste associazioni dimostra che, con impegno e passione, si possono davvero cambiare le cose e si può riscoprire la bellezza dove c’erano solo macerie.
Per queste e altre associazioni a carattere volontario il grande problema non è la dedizione, che non manca negli appassionati, ma la scarsa disponibilità di denaro. Celanapoli e SMMAVE sono completamente auto-finanziate.
E mentre il quartiere Vergini-Sanità sta cominciando a rifiorire, gran parte di esso, sotto la superficie (ma anche sopra) è ancora in gran parte sconosciuto. Le visite alle strutture restaurate portano piccole entrate ma i siti gestiti da queste associazioni non sono ancora in grado di autofinanziarsi perché il quartiere è ancora afflitto da una cattiva fama e gli operatori turistici preferiscono evitarlo.
Queste associazioni non sono le uniche ad operare in città, del resto, il sottosuolo di tutta Napoli è crivellato da pozzi che sfociano in gallerie, necropoli, ville e cisterne romane, antiche caverne e monumenti antichi.
Una delle più antiche città del Mediterraneo, che potrebbe godere dei vantaggi derivati dal possedere un patrimonio artistico ed archeologico secondo, forse, solo a Roma, lo lascia in gran parte misconosciuto e quel poco che emerge lo fa grazie alla buona volontà e all’impegno di pochi cittadini appassionati e amanti della propria città.
Napoli, una città con troppa storia
Napoli possiede una quantità enorme di siti archeologici, seconda forse solo a Roma, che gli derivano dall'essere una delle più antiche e importanti città del mediterraneo. Resti greci, romani, medievali, rinascimentali e oltre giacciono sepolti sotto metri di macerie, resti di alluvioni e terremoti, detriti dei bombardamenti della seconda guerra mondiale e, purtroppo, anche da moltissima immondizia gettata nel sottosuolo nei secoli dai suoi abitanti. Ora, in assenza delle autorità pubbliche, gruppi di volontari si industriano a restaurare la storia degli antichi quartieri di Napoli