25 agosto
By teslarati.com – Dacia J. Ferris
tradotto e adattato da Giampiero Muzi
Molti nostri concittadini terrestri ritengono che sia Marte il primo pianeta candidato alla colonizzazione umana, e la maggior parte di questo ottimismo è basato sull’idea che questo pianeta oggi ghiacciato e arido una volta fosse pieno di acqua e piante verdi rigogliose. Riscaldando l’ambiente, come il Ceo di SpaceX – Elon Musk – ha più volte ipotizzato, teoricamente si potrebbero creare le condizioni adatte alla vita tipiche della Terra. Tuttavia, un recente studio pubblicato su Nature Geoscience (uno dei più importanti periodici scientifici britannici), ha gettato alcuni dubbi su questo modo di pensare diffuso e rassicurante. Piuttosto che un mondo modellato da fiumi scorrevoli e laghi in superficie, il magazine suggerisce che il pianeta rosso ha ottenuto la maggior parte di questa caratteristica acqua dal movimento dei ghiacciai e dallo scorrere dei fiumi sotto.
“Gli altopiani meridionali di Marte sono composti da centinaia di sistemi di valli, che sono la prova evidente del lavoro dell’acqua sulla superficie marziana… Precedenti interpretazioni della testimonianza geologica sul terreno richiedono la presenza passata di precipitazioni piovose e tracimazioni di fiumi e laghi per formare quel sistema di valli, in contraddizione col modello simulato climatico che indicava un freddo e gelato antico Marte”, sostiene la teoria pubblicata. “Qui siamo in presenza di uno studio comparativo globale della morfologia del sistema di valli… Con modelli fisici che riguardano la formazione dei fiumi, l’erosione delle falde acquifere e dei ghiacciai sia sopra che sotto di essi. Abbiamo trovato che la formazione delle valli ha implicato tutti questi processi, ma anche che l’erosione sottoglaciale e fluviale ha avuto un ruolo predominante”.
In altre parole – come teorizzato in questo studio di Anna Grau Galofre e altri, titolato “Valley formation on early Mars by subglacial and fluvial erosion” – le caratteristiche geografiche marziane non si formarono probabilmente da precipitazioni piovose come quelle che conosciamo sulla Terra. Il pianeta è sempre stato troppo freddo per supportare i modelli climatici necessari perché ciò fosse possibile. Certamente, questo non significa che l’abitabilità di Marte come la intendiamo sulla Terra sia fuori questione, ma che probabilmente potrebbe essere un nuovo stato di esistenza per quel pianeta, molto più di quello che generalmente abbiamo pensato fino ad oggi. A questo proposito, Elon Musk ha usato Twitter nell’Agosto 2020 per spingere la discussione sulla propria speranza di rendere questa abitabilità più fruibile possibile per gli esseri umani, anche se il verde sarà effettivamente un colore nuovo per il pianeta rosso.
“Su Marte c’è molta anidride carbonica (CO2) e acqua (H2O) ghiacciate. Riscaldare il pianeta addenserà l’atmosfera. Questo è risolvibile”. Musk ha twittato rispondendo su una discussione sulla topografia marziana. Il mecenate americano di origine sudafricana ha spiegato precedentemente i suoi piani per rendere possibile questa idea, usando le bombe nucleari: “Nuclearizziamo Marte! Presto una maglietta sul tema!”, scrisse Musk nel 2019, ispirando successivamente dozzine di magliette in vendita con quel motto: “Far esplodere il nucleare su Marte vuol dire controllare una sequenza continua di molto contenute esplosioni derivate da fusioni nucleari sopra l’atmosfera, in modo da creare dei soli artificiali. Cosi come già accade nel nostro Sole, questo non dovrebbe causare radioattività su Marte”, ha precisato Musk. Attualmente Space X sta vendendo delle tazze da caffè con un’immagine terrestre di Marte, a testimonianza dell’accresciuto entusiasmo per le idee di Musk.
Un’altra importante casella relativa alla teoria di un Marte ‘verde’ è quella che riguarda l’attesa per la ricerca di antica vita extraterrestre. Il nuovissimo rover Perseverance della NASA, attualmente proprio sulla rotta verso Marte, avrà proprio un compito di esplorazione astrobiologica come principale missione. L’obiettivo del rover è raggiungere un cratere largo poco meno di 50 chilometri e chiamato Jezero (lago in diverse lingue slave), che si suppone abbia contenuto un bacino acquifero miliardi di anni fa. La missione NASA del 2012 – chiamata Curiosity – ha rilevato che tutto il Pianeta Rosso è stato ricco di materia che potrebbe aver supportato la vita microbiologica. L’attuale missione Perseverance raccoglierà le prove di questa teoria. Queste prove – sotto forma di campioni – saranno portate indietro sulla Terra in una futura missione.
https://www.teslarati.com/mars-earth-terraform-not-likely-new-study/?fbclid=IwAR0jcZyOq2JChTRyzdP5ElWmGxJ2cASHsL1sjdng18D1g0JzczCuJQSqdnQ