Nuovi studi aprono nuove visuali sull’età effettiva dell’Universo: pare infatti che sia più “giovane” di un miliardo di anni rispetto alle conoscenze storiche sull’argomento.
La comunità scientifica ha stabilito l’età dell’Universo intorno ai 13.8 miliardi di anni: questa cifra è stata ricavata attraverso complessi calcoli che studiano e osservano gli oggetti celesti più antichi e misurano la velocità di espansione dell’Universo stesso.
Tra questi metodi, il più noto è la costante di Hubble, utilizzata per determinare la velocità con cui gli oggetti celesti si allontanano dalla Terra. Grazie a tale costante è infatti possibile fare un calcolo a ritroso sono ad arrivare al momento del Big Bang.
La ricerca che contrasta questa teoria è stata sviluppata dell’Università dell’Oregon, e infine pubblicata sull’Astrophysical Journal. Gli studiosi hanno stabilito come mappare la distanza di decine di galassie utilizzando una relazione già esistente ma che è stata aggiornata: si tratta della relazione barionica di Tully-Fisher e si basa su rapporto tra la luminosità intrinseca (cioè in proporzione alla massa stellare) di una galassia a spirale e la velocità di rotazione del suo disco galattico.
I dati analizzato provengono da 50 galassie e sono stati ricavati dalle osservazioni del telescopio spaziale Spitzer della NASA: gli scienziati sono riusciti a produrre una nuova “media” da queste misurazioni per stimare la distanza di altre 95 galassie, al fine di sviluppare una base più dettagliata rispetto ai valori precedenti, utile a calcolare la Costante di Hubble e quindi l’età dell’Universo.
La “nuova” costante è stata impostata a 75,1 km al secondo per megaparsec. Un parsec equivale a 3,26 anni luce, cioè a circa 30 trilioni di chilometri. Un megaparsec è ovviamente un milione di parsec. Questo significa che una galassia che è distante dalla Terra un megaparsec, quindi a 3,26 milioni di anni luce, si allontana da noi alla velocità di 75,1 km al secondo.
Attraverso il nuovo calcolo, il team di esperti dell’Università dell’Oregon ha concluso che l’Universo ha solo 12,6 miliardi di anni, quindi circa un miliardo in meno rispetto alle stime precedenti.
Ma c’è anche un secondo studio, elaborato dalla Stony Brook University di Long Island, USA, pubblicato su arXiv, che interessa studi preprint, quindi che non hanno ancora ottenuto una peer review formale da parte di una comunità scientifica di riferimento.
I ricercatori hanno utilizzato il telescopio Atacama Cosmology Telescope (ACT) in Cile per misurare la radiazione cosmica di fondo in modo più preciso, che come effetto visivo, si manifesta
come una mappa del cosmo composta da macchie di colore alternate. Queste variazioni raffigurano la luce polarizzata in modo diverso nella radiazione cosmica di fondo.
Il secondo calcolo ha interessato la spaziatura tra queste “variazioni di colore” per rivalutare l’età dell’universo e hanno stabilito che l’universo ha realmente 13,8 miliardi di anni. Per ottenere questo risultato, la costante di Hubble riscontrata è risultata essere di 67,6 km al secondo per megaparsec. Questo è anche molto vicino al valore ampiamente accettato di 67,4 km/s/Mpc.