Le ultime ore di JFK

Dallas era una città ad alto rischio per Kennedy, nonostante i tentativi di dissuaderlo, il Presidente volle includerla nel tour elettorale texano

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Il tour texano di John F. Kennedy era iniziato bene. A San Antonio e Houston, il 21 novembre 1963, l’accoglienza era stata molto calorosa. Il programma del 22 novembre prevedeva un breve discorso a Fort Worth e poi tappa a Dallas, dove avrebbe tenuto un discorso all’ora di pranzo ed una cena per la raccolta fondi con il suo Vice Presidente Johnson.

Dallas era una città ad alto rischio per Kennedy e gli apparati di sicurezza deputati alla sua protezione ne erano ben consapevoli. La città texana era stata sede del Ku Klux Klan ed era ancora il centro operativo della John Brich Society un’organizzazione di estrema destra.

Durante la campagna elettorale del 1960 persino il moderato Johnson e sua moglie erano stati malmenati durante un comizio e molti pastori predicavano contro Kennedy e la sua politica ritenuta eccessivamente “liberal” in termini di diritti civili per la popolazione di colore. Il giorno prima dell’arrivo del Presidente erano circolati volantini con la foto segnaletiche di Kennedy ed una scritta che recitava “Ricercato per tradimento”.

Per questo si era cercato di dissuadere JFK, senza riuscirci, a saltare questa tappa del suo già complicato tour elettorale texano. Durante il breve volo dell’Air Force One che condurrà Kennedy da Fort Worth a Dallas, il Presidente ripassa il discorso che dovrà tenere. Il titolo è indicativo del coraggio dell’uomo: «Solo un’America che mette in pratica ciò che predica sull’uguaglianza dei diritti e sulla giustizia sociale è degna di rispetto».

La bella giornata di sole induce a lasciare aperta la capotte della Lincoln presidenziale su cui Kennedy prende posto insieme alla moglie Jacqueline, al governatore del Texas John Connally e sua moglie Nellie. Al volante William Greer, il veterano degli agenti della Casa Bianca, e al suo fianco un altro agente del servizio segreto, Roy Kellerman.

E’ la prima uscita di Jackie dopo la perdita del figlio al nono mese di gravidanza. Come al solito è elegantissima nel suo vestito di lana rossa con cappellino. Il corteo presidenziale procede a 25 km orari, in modo che la folla possa festeggiare Kennedy e consorte. Per due volte Kennedy chiede all’autista di fermarsi, in modo da potere stringere mani, prima ad alcuni bambini e poi a un gruppo di suore.

Si calcola che lungo la Main Street di Dallas ci siano almeno 250.000 persone. Il corteo passa davanti all’edificio del Deposito libri della Texas School e percorra tutta Elm Street. Al termine della via si passa attraverso un sottopassaggio per imboccare la Stemmons Freeway per poi giungere, due chilometri dopo, al Dallas Trade Mart, dove Kennedy dovrà tenere il suo discorso.

Il lungo corteo rallenta di fronte al Deposito Libri, un palazzone di sette piani, per affrontare la curva particolarmente stretta. Sono le 12.29 quando la Lincoln presidenziale imbocca Elm Street. A questo punto si ode un rumore secco, seguito subito dopo da un altro, che tutti riconoscono come uno sparo.

Kennedy porta le mani alla gola mentre Connally si accascia sulla moglie con la camicia sporca di sangue. Gli agenti del Secret Service reagiscono con lentezza e Greer l’autista invece di accelerare per portare fuori dalla zona di pericolo il Presidente quasi ferma l’auto per girarsi a vedere cosa è successo.

Un nuovo sparo fa letteralmente esplodere la testa del presidente, lanciando in aria sangue, pezzi del cervello e del cranio. A questo punto si svolge la scena immortalata per sempre da foto e filmati d’epoca. Jacqueline si inerpica sul retro dell’auto come se cercasse di recuperare qualcosa. Un agente del Secret Service interviene prima che cada dall’auto.

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A questo punto Greer rendendosi conto dell’accaduto accelera lanciandosi in una folle corsa verso il Parkland Memorial Hospital, a cinque chilometri di distanza. Jacqueline, sotto shock, culla il marito sanguinante tra le braccia.

Ci vogliono pochi minuti per arrivare all’ospedale pre allertato dagli agenti della sicurezza. Connallly è incosciente e viene portato immediatamente in sala operatoria. Racconterà in seguito Bill Midgett, uno dei medici in servizio al Pronto Soccorso: «Quando vidi il presidente pensai che fosse morto. Non ho mai visto nessuno con una ferita del genere alla testa, con quella quantità di materia cerebrale sparsa tutt’intorno, che sia mai sopravvissuto.»

I medici tentano disperatamente di salvarlo per circa mezzora ma verso le 13 informano la First Lady che suo marito, il quarantatreesimo Presidente degli Stati Uniti è morto.