Le trappole di Venere

Le trappole di Venere crescono fino a circa 13 centimetri di diametro. Ogni pianta ha in genere sei steli con foglie incernierate. I bordi delle foglie sono rivestiti di "denti" e le foglie si incastrano come il guscio di una conchiglia. Quando le foglie si chiudono di scatto, formano una trappola

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Le trappole di Venere o Dionaea muscipula sono particolari piante carnivore che attirano gli insetti tra le loro foglie grazie a un nettare profumato. 

Charles Darwin ha scritto nella sua pubblicazione del 1875, che le trappole di Venere detta anche la Venere acchiappamosche sono “Piante insettivore, una delle più meravigliose piante del mondo“. 

Non c’è dubbio che questa opinione si sia formata dopo aver visto le fauci di questa pianta scattare intorno a un insetto, catturandolo.

Le trappole di Venere crescono fino a circa 13 centimetri di diametro. Ogni pianta ha in genere sei steli con foglie incernierate. I bordi delle foglie sono rivestiti di “denti” e le foglie si incastrano come il guscio di una conchiglia. Quando le foglie si chiudono di scatto, formano una trappola. 

Le trappole attirano gli insetti grazie al rivestimento rossastro delle foglie e secernendo un nettare profumato. Quando gli insetti atterrano nelle fauci delle trappole di Venere, queste, non si bloccano all’istante.

I peli sensoriali, o “tricomi”, all’interno dei petali contano i movimenti dell’insetto. Gli insetti devono compiere almeno due movimenti in 20 secondi o i petali non si chiuderanno. 

Questo sistema impedisce che la pianta intrappoli detriti o altri oggetti che non sarebbero un buon pasto.

Al secondo movimento, la pianta chiude le sue mascelle in meno di un secondo. Le setole sui bordi imprigionano l’insetto impedendogli di scappare.

Da quel momento in poi la pianta inizia a digerire l’insetto. I succhi digestivi vengono introdotti nella zona della bocca e assimilano l’insetto. Dopo 5-12 giorni, la pianta si riaprirà e le parti dell’insetto non digerite cadranno.

La preda principale delle trappole di Venere sono le formiche, ma mangià anche mosche, scarafaggi, lumache, ragni e persino minuscole rane.

Tuttavia, le trappole di Venere non mangiano insetti solo per nutrirsi. Come altre piante, hanno bisogno anche di acqua, gas e luce solare. Gli insetti integrano semplicemente la loro dieta.

Le trappole di Venere, il campo magnetico

Queste piante quando devono catturare le loro prede generano un campo magnetico misurabile.

Il campo magnetico prodotto dalla Venus frytraps, o trappole di Venere, è più di un milione di volte meno intenso di quello terrestre. Il campo magnetico probabilmente non svolge una funzione vera è propria, ma è solo il sottoprodotto dell’attività elettrica prodotta dalla pianta carnivora.

A spiegarlo l’autore principale dello studio Anne Fabricant, dottoranda della Johannes Gutenberg University Mainz e l’Helmholtz Institute Mainz in Germania. Il campo magnetico è uno dei primi ad essere stato rilevato in una pianta.

“Ovunque ci sia attività elettrica, dovrebbe esserci anche attività magnetica”, ha detto Fabricant a WordsSideKick.com. Le leggi dell’elettromagnetismo impongono che qualsiasi oggetto o vivente generi una corrente elettrica generi anche un campo magnetico; e questo vale anche per gli esseri umani, gli animali e le piante

I campi magnetici sono un fenomeno così comune tra gli esseri viventi tanto che esiste un nome associato al fenomeno: il biomagnetismo

Ma mentre molte ricerche si sono concentrate su questi campi magnetici negli esseri umani e negli animali, lo stesso non è stato fatto sul biomagnetismo presente nel mondo vegetale.

Nel nuovo studio, Fabricant e il suo team hanno fatto uso di minuscoli sensori di vetro chiamati “magnetometri atomici” che contengono un vapore di atomi sensibili ai campi magnetici. 

I ricercatori hanno quindi attivato l’energia elettrica, sotto forma di un potenziale d’azione, per fluire attraverso la trappola di Venere. I potenziali d’azione, che si verificano anche nel sistema nervoso animale e umano, sono esplosioni di energia elettrica che consentono alle cellule di comunicare.

I ricercatori hanno stimolato la pianta anche in un altro modo, usando il calore. 

Hanno scoperto che quando stimolata, la pianta trappole di Venere crea un campo magnetico con un’intensità di 0,5 picotesla, simile ai livelli generati dagli impulsi nervosi presenti negli animali.

Prima di eseguire questo studio, i campi magnetici sono stati rilevati solo in altre due piante, un’alga unicellulare e una pianta di fagioli, ha raccontato Fabricant

Ma quegli esperimenti sono stati misurati utilizzando magnetometri superconduttori-quantici-interferenza (SQUID), che sono altrettanto voluminosi come il loro nome e devono essere raffreddati a temperature estremamente basse, ha spiegato Fabricant.

“È emozionante dimostrare misurazioni biomagnetiche delle piante utilizzando magnetometri atomici, che funzionano a temperatura ambiente e possono essere portatili e miniaturizzati”, ha detto Fabricant. 

“Il fatto che siamo stati in grado di rilevare i campi magnetici fornisce alcuni suggerimenti su come le correnti elettriche vengono distribuite nella trappola”

I ricercatori sperano di misurare campi magnetici ancora più piccoli in altre specie di piante.