L’ascesa degli ottomani

In meno di un secolo una relativamente piccola tribù di turchi di origine nomade costruirà un impero destinato a durare fino alla conclusione della prima guerra mondiale

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Nel XIII secolo la tribù turca degli ottomani, di origine nomade, era una formazione relativamente piccola, formalmente sotto la giurisdizione del Sultanato di Rum. La dissoluzione dell’impero selgiuchide e di quello bizantino nell’Anatolia offrirono al bey Osman I (1258 circa-1326) che governava nella zona di Eskişehir, nell’Anatolia occidentale, un’opportunità unica che il giovane condottiero seppe cogliere al volo.
Nel 1299 dichiarò il suo piccolo regno formalmente indipendente dal  Sultanato di Rum e si nominò egli stesso primo sultano ottomano, termine quest’ultimo derivante proprio dal nome di Osman. Nel 1316 i turchi karamanidi (gli ottomani) catturarono la capitale selgiudica di Konya, facendone il centro di un’emirato che dominava gran parte dell’Asia Minore meridionale.
Sotto la guida del figlio di Osman, Orhan I gli ottomani si mossero verso la regione nord occidentale dell’Asia Minore stabilendo a Bursa la propria capitale. Le tribù ottomane pur essendo di fede mussulmana erano piuttosto tolleranti nei confronti dei cristiani che abitavano le zone da loro occupate. Questo atteggiamento permise ad un popolo relativamente poco numeroso all’epoca di mantenere il controllo delle zone occupate senza una sostanziale opposizione degli autoctoni.
Dal punto di vista strategico il loro territorio si affacciava sugli stretti dei Dardanelli e del Bosforo che separavano l’Asia dall’Europa. Questa posizione permise loro nel 1354 di occupare un’importante testa di ponte in Europa con la conquista del porto di Gallipoli.
Entro la fine di quell’anno presero il controllo della costa settentrionale del Mar di Marmara ed iniziarono una serie di incursioni in territorio tracio. Nel successivo decennio gli ottomani conquistarono Adrianopoli, posizione strategica che permise loro di penetrare in Macedonia
Nonostante questi successi il sultano Murad I (1326-1389) era perfettamente consapevole che una conquista militare dei Balcani era impossibile vista la soverchiante forza numerica della popolazione cristiana su quella mussulmana. Astutamente Murad trasmise un messaggio chiaro e deciso agli stati cristiani esistenti. I principi potevano continuare a regnare nei loro confini purché si sottomettessero come vassalli all’autorità del Sultano.
I signori locali si impegnavano a versare dei tributi annui ed a conferire un certo numero di truppe per le campagne militari ottomane in cambio della loro sopravvivenza politica. Questa strategia permise alla Sublime Porta di incrementare le proprie entrate finanziarie e di irrobustire il proprio esercito con i contingenti cristiani degli stati vassalli.
Nel 1371 i serbi sconfitti nella battaglia del fiume Marica accettarono la sottomissione e la stessa cosa fecero i bulgari cinque anni dopo. La fame di soldati però non era soddisfatta dalla partecipazione dei piccoli contingenti cristiani degli stati vassalli. Per questo, probabilmente lo stesso Murad, istituì il devscirme (in italiano la raccolta) un sistema di arruolamento forzoso in vigore dal XIV al XVII secolo nei territori cristiani conquistati dall’Impero ottomano e ordinato dai sultani come una forma di normale tassazione per formare un esercito di schiavi leali (in precedenza costituito soprattutto da prigionieri) e reclutare la classe di amministratori (militari) dei “Giannizzeri”.
Ogni anno funzionari ottomani passavano per i villaggi cristiani dei Balcani e reclutavano forzosamente un certo numero di giovanetti che portati in Asia Minore venivano “educati” alla fede mussulmano, istruiti ed addestrati. Alcuni di loro entravano nelle truppe d’elite ottomane, i Giannizzeri, altri, i più promettenti, diventavano funzionari governativi, eunuchi, pascià ricoprendo posizioni di tutto rispetto nell’establishment della Sublime Porta.
Le schiere ottomane rimpinguate dalla pratica della raccolta e dai contingenti degli stati vassalli cristiani riuscirono progressivamente ad occupare quanto restava dell’impero bizantino. Giovanni V Paleologo (1332-1391) costretto dentro le mura di Costantinopoli non era in grado di rispondere militarmente all’espansionismo ottomano.
Intorno al 1372 imitando serbi e bulgari si assoggettò all’autorità di Murad I, diventando vassallo della Sublime Porta. Per dimostrare la sua lealtà inviò il figlio Manuele con un contingente di soldati alla corte di Murad ad Adrianopoli.
L’imperatore bizantino indebolito da decenni di intrighi, guerre civili, nemici interni ed esterni, non immaginava che suo figlio si sarebbe ribellato alla sua decisione, mettendo in grave pericolo la sopravvivenza di Costantinopoli e dell’ultimo lembo di terra dell’impero. Questa però è un’altra storia che racconteremo in un prossimo articolo.