Il numero di specie vegetali aliene è, nell’arco degli ultimi secoli, cresciuto esponenzialmente in Italia. Per stabilire il grado di invasività e minaccia alla biodiversità la Società Italiane scienza della vegetazione ha costituito un gruppo di lavoro di 49 esperti per analizzare la situazione degli habitat protetti.
L’indagine è stata effettuata sui siti nazionali della rete Natura 2000 istituita dall’Unione Europea per proteggere piante ed animali individuati come prioritari. In altre parole questa rete di luoghi sono destinati alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali ed alla protezione delle rotte migratorie aviarie.
Per ciascuna delle 184 specie vegetali classificate come specie aliene sono stati valutati meccanismi di impatto e conseguenze sugli habitat analizzati. Sono state escluse da questo processo di valutazione le specie vegetali introdotte prima del 1492 perché ormai considerate assimilate a tutti gli effetti al panorama della vegetazione autoctona.
Lo studio ha rilevato come ben 167 specie aliene erano presenti nei siti di Natura 2000, 29 di queste sono state introdotte in Italia prima del 1800, 84 nella prima meta del Ventesimo secolo e 54 dopo il 1950. Il 64% degli habitat analizzati ha subito un impatto negativo causato da piante aliene invasive.
Le regioni più colpite sono risultate il Piemonte ed il Friuli Venezia Giulia in cui oltre la metà dei siti è afflitta da qualche forma di impatto. Gli habitat di acqua dolce e le praterie naturali sono gli habitat maggiormente minacciati dalle specie aliene seguite dalle dune di sabbia costiere, dalle dune interne e dalle foreste.
La principale manifestazione dell’impatto alieno è data dalla competizione riguardando l’83% delle segnalazioni. L’ailanto (Ailanthus altissima) detto anche albero del paradiso, originario della Cina e di Taiwan, è non soltanto presente in tutte le regioni italiane ma è di gran lunga la specie aliena più aggressiva.
In termini di segnalazioni assolute però il primato va alla robinia (Robinia pseudoacacia) originaria dall’America del Nord ed importata in Europa nel 1601 da Jean Robin, farmacista e botanico del re di Francia, Enrico IV.
Fonti: alcune voci di Wikipedia, Le Scienze, ottobre 2020, edizione cartacea