La scomparsa di Ettore Majorana

Ettore Majorana personaggio schivo e riservato in una scarna autobiografia si racconta scrivendo nel 1932: “Sono nato a Catania il 5 agosto 1906 […] e nel 1929 mi sono laureato in Fisica teorica sotto la direzione di Enrico Fermi...

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Il 17 luglio 1938, la Domenica del Corriere pubblicava il seguente annuncio:

Ettore Majorana, ordinario di Fisica all’Università di Napoli, è misteriosamente scomparso. Di anni 31, metri 1,70, snello, capelli neri, occhi scuri, una lunga cicatrice sul dorso di una mano. Chi ne sapesse qualcosa è pregato di scrivere”.

Ettore Majorana personaggio schivo e riservato in una scarna autobiografia si racconta scrivendo nel 1932: “Sono nato a Catania il 5 agosto 1906 […] e nel 1929 mi sono laureato in Fisica teorica sotto la direzione di Enrico Fermi. Ho frequentato […] l’Istituto di Fisica attendendo a ricerche di varia indole”. L’istituto di Fisica non è un istituto qualunque ma quello di via Panisperna a Roma che si occupava di sperimentazione nucleare.

Ettore, nipote di un insigne Fisico, Quirino Majorana e figlio di un ingegnere fin da piccolo dimostrò di avere delle doti di matematico che mise al servizio di Enrico Fermi e del suo gruppo di ricerca.

Ettore Majorana era ammirato per la sua maestria nell’eseguire complessi calcoli matematici e spesso si rifiutava di pubblicare i suoi risultati arrivando a stracciare i suoi appunti, era considerato un personaggio strano e lo era sul serio, come racconta lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia nel libro del ’75 “La scomparsa di Ettore Majorana“.

I primi del ’33, Ettore parte per la Germania Nazista per lavorare con il Fisico Werner Heisenberg ma al ritorno a Roma si chiude ulteriormente in sé stesso, nei 4 anni successivi esce raramente di casa e anche all’istituto lo vedono raramente, esaurimento nervoso secondo il responso dei medici, ma nonostante questi problemi gli viene concessa “per chiara fama” una cattedra all’università di Napoli.

A Napoli diventa amico di un collega, Antonio Carelli ma continua a vivere in disparte. Il 25 marzo del 38 parte per Palermo e scrive all’amico Antonio: “Ho preso una decisione […] mi rendo conto delle noie che la mia improvvisa scomparsa potrà procurare […] ti prego di perdonarmi”. Indirizzò quindi un messaggio dello stesso tenore ai suoi famigliari: “Ho un solo desiderio: che non vi vestiate di nero […] perdonatemi”. Giunto a Palermo però cambia idea e inoltra un nuovo telegramma a Carelli, rassicurandolo.

Le ultime notizie che abbiamo di Majorana sono del 26 marzo quando racconta all’amico Carelli di volersi imbarcare per Napoli. Di Majorana da allora in poi svanisce ogni traccia, e iniziano le supposizioni sulla sua scomparsa.

Majorana decise di suicidarsi gettandosi in mare? Forse fu ucciso? Si ritirò in un convento? Rimase in Sicilia, sua terra natia? o magari fuggi in Sud America cambiando identità?

In molti si sono occupati della scomparsa del geniale Fisico tra essi Federico Di Trocchio, docente di Storia della scienza all’Università La Sapienza di Roma e autore di varie pubblicazioni sul caso Majorana.

Fu lo stesso Duce a ordinare che si fosse fatta luce sulla scomparsa di Ettore Majorana ma le ricerche furono purtroppo vane, data la scarsità degli elementi a disposizione tra i quali il biglietto del traghetto che ne segnalavano l’imbarco e il successivo sbarco, e la testimonianza di un passeggero che forse vide Majorana sul ponte della nave all’alba del 27 Marzo, la tesi del suicidio in mare con questi dati pareva svanire, soprattutto dopo che si seppe che il Fisico prelevò una grossa somma di denaro e la scoperta della scomparsa del passaporto dello stesso, le ricerche eseguite in mare non portarono a nulla, forse Majorana era fuggito.

Majorana fuggi perché spaventato dalle conseguenze dei risultati degli esperimenti condotti in via Panisperna? Nel ’34 il gruppo di lavoro bombardò alcuni nuclei di uranio con neutroni ottenendo la prima fissione atomica, forse il giovane scienziato intuendone i futuri utilizzi in campo bellico ne fu spaventato e decise di darsi alla fuga, ricordiamo che all’epoca in Italia c’era il fascismo e forse gli USA aiutarono Majorana a “sparire” per evitare che il suo genio fosse impiegato per realizzare armi di distruzione di massa, possibile, ma allora come mai non fecero sparire anche altri ricercatori?

Majorana forse aveva deciso di cambiare vita e si sarebbe nascosto in un monastero e dopo le rivelazioni di un Gesuita che affermò di aver ricevuto dal fisico richiesta di ospitalità, iniziarono a fioccare le segnalazioni della sua presenza in vari conventi campani. Altre ipotesi lo volevano vagabondare per la Sicilia dove nacque la leggenda di un personaggio, un clochard, tale Tommaso Lipari che aveva una cicatrice come Majorana e si dilettava in calcoli matematici, inoltre possedeva un bastone con incisa la data di nascita del Fisico, la leggenda venne però smontata da Paolo Borsellino, allora procuratore di Marsala che con una perizia scopri l’inganno e la vera identità del Lipari, che era in realtà un galeotto.

Un’altra ipotesi voleva Majorana immigrato in Argentina, dove venne segnalato a Buenos Aires tra il 1960 e il 1970 dove secondo una donna, moglie di uno scrittore Guatemalteco, affermò che il fisico era conosciutissimo, ipotesi sostenuta anche da Recami che scrisse un libro sulla vicenda che prese ulteriore credibilità quando saltò fuori una foto del 1950 che ritraeva un criminale di guerra tedesco, Adolf Eichmann con a fianco un individuo che pareva proprio Majorana: quindi Majorana avrebbe servito il III Reich e poi alla disfatta sarebbe scappato in Argentina. Ma secondo Recami, il giovane fisico non aveva nessuna simpatia per il regime nazista e le analisi effettuate sulla foto non chiusero il discorso.

Nel 2008 la Procura di Roma ha riaperto il caso. Dopo 7 anni di indagini il caso è stato chiuso: Majorana non si suicidò, ma fuggì in Venezuela dove visse almeno fino al 1959.

Un certo Fasani affermò di aver conosciuto una persona, Bini che poteva essere Majorana, descritto come un uomo dalla esasperante riservatezza. I Giudici si appoggiarono a due punti, il primo era una foto che analizzarono i RIS che comparava i dati fisiognomici di Bini e di Majorana comparandoli con i familiari dello stesso Majorana e i Giudici stabilirono che:

«i risultati ottenuti dalla comparazione hanno portato alla perfetta sovrapponibilità delle immagini di Fabio Majorana e di Bini-Majorana, addirittura nei singoli particolari anatomici quali la fronte, il naso, gli zigomi, il mento e le orecchie, queste ultime anche nella inclinazione rispetto al cranio».

Il secondo punto che stabiliva che Bini fosse majorana era una cartolina, risalente al 1920, ritrovata nell’auto di Bini/Majorana, una missiva che Quirino Majorana, zio di Ettore ed altro fisico di fama mondiale, scrisse al fisico americano W. G. Conklin sull’andamento delle esperienze di laboratorio volte alla individuazione della natura della forza di gravità. Un fatto, per i giudici, che conferma la «vera identità di costui come Ettore Majorana, stante il rapporto di parentela con Quirino, la medesima attività di docenti di fisica e il frequente rapporto epistolare già intrattenuto tra gli stessi, avente spesso contenuto scientifico.

Perché la fuga? Molti hanno parlato della passione del fisico per Pirandello, in particolare per il romanzo Il fu Mattia Pascal dove il protagonista si crea una nuova identità dopo esser stato creduto morto, salvo alla fine inscenare il suicidio del proprio “doppio” per tornare se stesso. Secondo alcuni Majorana avrebbe deciso di emulare il suo eroe, modificando il finale della storia. In proposito, è attribuita a Fermi una riflessione: “Una volta che avesse deciso di scomparire o di far scomparire il suo cadavere, Majorana ci sarebbe di certo riuscito”.

In un saggio Stefano Roncoroni ritiene che l’omosessualità dello scienziato “sia intervenuta accidentalmente nella sua fine: muore da omosessuale ma non a causa della sua omosessualità.”

Roncoroni nota il fatto che “nessuna donna fu mai collegata in alcun modo a Ettore Majorana, tanto da far avanzare autonomamente l’ipotesi di una sua omosessualità”. “Io – prosegue il saggista – so che Majorana ha ricercato e avuto incontri omosessuali nel periodo che va dal 1932 fino al concorso alla cattedra di Palermo, nel settembre del 1937“.

Fu l’atteggiamento degli inquirenti che nel corso delle indagini, “di fatto restrinsero le ricerche di Ettore” all’interno degli ambienti gay, Roncoroni conclude che la presunta omosessualità dello scienziato, “se accertata, servirebbe a chiarire le dinamiche che hanno operato intorno alla sua scomparsa“.

 Fonti: Wikipedia, Focus, Il Messaggero