Made in Space è una delle aziende più affascinanti del settore aerospaziale perché non è focalizzata sull’entrare nello spazio ma, piuttosto, si concentra su come fare cose interessanti, significative e potenzialmente redditizie una volta lì. Il suo obiettivo a lungo termine è costruire fabbriche nello spazio usando la produzione additiva.
Un recente contratto della NASA, del valore di 73,7 milioni di dollari, consentirà a Made in Space di accelerare significativamente versi i propri obiettivi. “Per noi, questo è uno di quei momenti spartiacque che ci permetterà di sviluppare questa tecnologia e spingerla verso la fase successiva“, ha dichiarato Andrew Rush, presidente e amministratore delegato, in un’intervista con Ars. Made in Space ha iniziato l’anno con 40 dipendenti e lo finirà con quasi 100.
Il contratto della NASA finanzierà la realizzazione di un veicolo spaziale chiamato Archinaut One, che avrà l’obiettivo di costruire due matrici solari da 10 metri direttamente in orbita. Questi due array alimenteranno un satellite di classe ESPA (Questi sono satelliti abbastanza piccoli, circa 200 kg, che sono generalmente lanciati in orbita come carichi utili secondari da razzi come il Falcon 9 costruito da SpaceX).
L’idea di base è che, se Archinaut One riuscirà a produrre i propri array solari nello spazio, anziché doverli costruire sulla Terra e doverli ripiegare in modo ingombrante all’interno di una carenatura insieme al carico utile, potrà farli molto più grandi di quelli di un tipico satellite di classe ESPA. Invece di qualche centinaio di watt di potenza, quindi, un piccolo satellite potrebbe essere in grado di fruire di una potenza da cinque a otto volte superiore a quella con cui lavora di solito.
In genere, una potenza simile è disponibile solo su satelliti molto più grandi, posizionati in orbita geostazionaria. Una maggiore quantità di elettricità consentirà ai satelliti di utilizzare sensori significativamente più potenti, avere maggiore elaborazione di bordo e altro, ha affermato Rush.
Made in Space ha già eseguito alcune dimostrazioni a terra della tecnologia Archinaut, in grado di produrre un longherone centrale sul quale è possibile estendere e bloccare le matrici solari arrotolate. Il finanziamento della NASA consentirà a Made in Space di costruire il veicolo spaziale, testarlo a terra e poi farlo volare nello spazio. La società conta di riuscire a lanciare la sua “fabbrica” spaziale nel 2022 su un booster Electron costruito da Rocket Lab.
Importanza della tecnologia spaziale
La NASA ha finanziato questa missione dimostrativa attraverso la direzione di missione per la tecnologia spaziale. Si tratta di un settore della NASA, che opera in modo diverso dal resto dell’agenzia, finanzia i tipi di tecnologie rivoluzionarie che potrebbero non essere di immediato utilizzo ma sono il seme per sviluppare nuove tecnologie per l’esplorazione spaziale all’avanguardia.
“La produzione e l’assemblaggio di robot nello spazio aprirebbe indiscutibilmente nuove prospettive e nuove capacità fondamentali per la futura esplorazione dello spazio“, ha affermatoJim Reuter, amministratore associato della direzione delle missioni spaziali della NASA. “Prendendo l’iniziativa nello sviluppo di questa tecnologia innovativa, gli Stati Uniti manterranno la loro leadership nell’esplorazione dello spazio mentre avanziamo con gli astronauti sulla Luna e poi su Marte“.
Per Made in Space, questo è un passo importante verso la rottura della “tirannia del lancio“, in base alla quale ogni missione che lascia la Terra è vincolata dalla massa da trasportare. Produrre componenti satellitari nello spazio, potrebbe cambiare radicalmente il nostro modo di intendere l’esplorazione spaziale.