Quando pensiamo a Giove la prima cosa che ci viene in mente sono le sue dimensioni: con un diametro di poco inferiore ai 143.000 chilometri la sua massa equivale a due volte e mezzo la somma di quelle di tutti gli altri pianeti del sistema solare.
Oltre a questa straordinaria caratteristica ne possiamo notare altre, ad esempio le bande colorate di gas che formano la sua turbolenta atmosfera. Ma forse la caratteristica che rende l’idea delle dimensioni del pianeta è l’enorme uragano rosso ribollente grande il doppio della Terra che vortica nell’atmosfera del gigante del sistema solare da secoli, la Grande Macchia Rossa di Giove che ha affascinato gli esseri umani per generazioni.
A osservare la Grande Macchia Rossa di Giove per la prima volta fu nel 1831 l’astronomo dilettante Samuel Heinrich Schwabe, sappiamo perciò che la tempesta esiste da almeno 150 anni anche se potrebbe essere ancora più vecchia in quanto secondo alcuni astronomi, nel 1665 l’astronomo Gian Domenico Cassini scrisse a proposito di Giove, di “una tempesta permanente”, forse riferendosi alla Grande Macchia Rossa.
La Grande Macchia Rossa di Giove circola nell’atmosfera del gigante del sistema solare nel suo emisfero meridionale. Al centro della tempesta, i venti sono relativamente calmi, ma ai suoi bordi le velocità del vento raggiungono i 430-680 km / h. Questa è più del doppio della velocità degli uragani più forti sulla Terra che possono generare velocità del vento fino a 281 km / h.
Glenn Orton, uno dei principali membri del team della missione Juno e planetologo presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA, ha dichiarato a Business Insider che la tempesta gioviana è contenuta da una fascia atmosferica che si sposta verso est a nord e da una banda che si sposta a ovest a sud. Queste bande vorticose sono anche ciò che hanno dato vita alla tempesta e hanno continuato a farla vorticare per più di un secolo.
La lunga vita della Grande Macchia Rossa in parte è spiegata dal fatto che Giove non ha una superficie solida. Il “cielo” di Giove è profondo 70 km ed è costituito da strati di nuvole costituiti da ghiaccio di ammoniaca, idrosolfuro di ammonio o ghiaccio d’acqua e vapore. Gli scienziati pensano che sotto questi strati esista un oceano di idrogeno liquido.
Sotto quell’oceano di idrogeno liquido ci sarebbe il nucleo del pianeta gigante, ma gli scienziati non sono ancora sicuri di cosa sia fatto Giove. Sulla Terra, gli uragani iniziano a rallentare e si attenuano quando raggiungono superfici solide, ma senza un punto in cui la Grande Macchia Rossa possa approdare, la tempesta potrà infuriare per un tempo estremamente lungo.
La Grande Macchia Rossa potrebbe presto arrivare ad attenuarsi fino a interrompersi e nei decenni di osservazione, iniziati nel 1850, gli scienziati hanno notato che la tempesta occasionalmente si restringe o cresce. Attualmente la Grande Macchia Rossa sta diminuendo di dimensioni e se una volta era ampia tanto da contenere tre pianeti come la Terra oggi ne potrebbe contenere appena due.
Oggi siamo in possesso di una notevole documentazione sulla Macchia Rossa raccolta a partire dal 1878. Documentazione utilizzata in un recente studio da un team di scienziati che ha analizzato vecchie osservazioni e le ha combinate con nuove osservazioni fatte da varie sonde spaziali, come le missioni Voyager e il telescopio spaziale Hubble.
“Esistono prove nelle osservazioni archiviate che la Grande Macchia Rossa è cresciuta e si è ridotta nel tempo“, ha detto Reta Beebe, professore emerito presso la New Mexico State University di Las Cruces, in una dichiarazione della NASA. “Tuttavia, la tempesta è abbastanza piccola ora, ed è passato molto tempo dall’ultima volta che è cresciuta“.
Man mano che la tempesta si riduce, diventa anche più alta e cambia colore, diventando di un’arancio più intenso. Gli scienziati non sono ancora sicuri del perché questo accada, ma potrebbe essere dovuto a reazioni chimiche poiché il nuovo materiale viene portato dagli strati inferiori dell’atmosfera gioviana.
Ad aprile 2017, la tempesta misurava 16.350 km di larghezza. Questo è circa un terzo delle dimensioni che gli osservatori hanno misurato dal 1800, ha spiegato Orton. Ha aggiunto che la tempesta potrebbe continuare a ridursi per i prossimi 10-20 anni e potrebbe persino scomparire.
Fonte: space.com