Il razzo di Istanbul è un curioso manufatto ritrovato durante una serie di scavi. La sua struttura particolare attirò all’epoca l’attenzione dei cultori degli antichi astronauti alieni.
Secondo alcune fonti, durante gli scavi effettuati nel 1973 a Tushpa, in Turchia, oggi chiamata Toprakkale, gli archeologi avrebbero recuperato il prezioso oggetto in pietra.
Le stime della sua presunta età fecero molto scalpore, il manufatto, secondo le scarne cronache risalenti all’epoca del ritrovamento, assegnarono un’età di circa 3000 anni.
Il razzo di Istanbul sarebbe stato analizzato dal noto ricercatore e autore Zecharia Sitchin, che descrisse il manufatto come segue:
“L’oggetto in sé è una scultura scolpita in scala di quello che che, agli occhi moderni, si presenta come un veicolo spaziale a forma di cono, della lunghezza di 23 cm, alto 9,5 centimetri e larga 8 cm“.
“Questo veicolo sembrerebbe alimentato da un gruppo di quattro motori a razzo nella parte posteriore che circonderebbero uno scarico più grande. E nel suo centro, il razzo ha spazio per un solo pilota, un pilota che purtroppo è senza testa, che è realmente visibile e incluso nella scultura …”
Secondo alcuni, millenni fa la Terra sarebbe stata visitata da esseri provenienti da altri mondi che avrebbero interagito con i nostri antenati. Le prove sarebbero disseminate in tutto il globo, spesso nascoste dall’archeologia ufficiale.
Anche il manufatto ritrovato in Turchia sarebbe una delle tante prove di antiche visite extraterrestri che sarebbero avvenute a Tushpa?
Sitchin analizzò quello che sembrava essere il pilota del presunto veicolo spaziale in esprimendosi in questo modo:
“E’ seduto con le gambe piegate in alto verso il petto e indossa una tuta pressurizzata a coste…[…] …È un vestito fatto tutto di un pezzo che abbraccia completamente il corpo verso il basso, fino alle gambe e ai piedi.
Si estende e copre completamente le braccia conserte, diventando come dei guanti dove sono le mani. L’abito a coste e presumibilmente flessibile, racchiude l’intero busto fino al collo del pilota ..”
La descrizione purtroppo non può andare oltre, il pilota è privo di testa e non ne conosceremo mai le fattezze del viso.
Il razzo di Istanbul, chi è Sichin
Zecharia Sitchin (Baku, 11 luglio 1920 – New York, 9 ottobre 2010) è stato uno scrittore azero naturalizzato statunitense. Autore di molti libri sulla cosiddetta archeologia misteriosa o pseudoarcheologia, e sostenitore della “teoria degli antichi astronauti” come spiegazione dell’origine dell’uomo. Le speculazioni di Sitchin, basate sulla sua personale interpretazione dei testi sumeri, vengono considerate pseudoscienza e pseudostoria dalla comunità scientifica, rifiutate da scienziati, storici e accademici.
Inoltre le teorie e i libri di Sitchin sono stati fortemente criticati per ragioni quali la mancanza di conoscenze o studi specifici sull’archeologia mesopotamica e sulla storia del Vicino Oriente antico, congiunta ad una metodologia difettosa nello studio dei testi antichi sumerici, traduzioni errate di tali testi e affermazioni astronomiche e scientifiche che non corrispondono alla realtà.
Un luogo speciale
Tushpa, la località dove sarebbe stato rinvenuto l’oggetto, è particolarmente interessante. Nel 9 ° secolo AC, Tushpa era la capitale del regno di Urartu, noto come Ararat nella Bibbia.
Nel primo millennio aC, Urartu era un regno importante e potente, le mura dell’antica fortezza Urartian, Toprakkale, sono state costruite con murature ciclopiche, il che significa senza malta, con enormi blocchi di pietra.
La cittadella, un’alta formazione rocciosa di calcare cristallino che si erge bruscamente dalla pianura, si estende per un miglio da est a ovest, anche se di soli duecento metri al massimo.
Considerando la varietà geologica del territorio intorno al lago e l’assenza di quel tipo di calcare vicino alla riva, sembra evidente che i blocchi, pesanti fino a quaranta tonnellate ciascuna e con un volume di oltre cinque metri cubi, vengano da altrove.
Come hanno“viaggiato” da una cava al luogo di costruzione a Tushpa, con veicoli simili al razzo di Istanbul?
Questo manufatto straordinario e unico è stato catalogato nel Museo Archeologico di Istanbul, ma non è in mostra. Perché? Nessuno lo sa e non vi è alcuna dichiarazione ufficiale a riguardo.
Il “razzo di Istanbul” sembra raffigurare un modello di navetta spaziale, se tralasciamo la sproporzione del pilota sembra assomigliare in modo incredibile a una navetta spaziale simile allo Shuttle, fatto strano per un reperto di quasi tremila anni e ancora più strano che nel passato esistesse una tecnologia del genere, cioè i motori a razzo.
Possibile che alieni in visita sulla Terra usassero una tecnologia che è stata sviluppata dai terrestri proprio negli anni del ritrovamento?
I razzi erano noti già dall’anno 1000 ai cinesi, che utilizzavano delle frecce di fuoco usate per la prima volta dai Wu del sud nel 904 durante l’assedio di Yuzhang. Il primo modello consisteva in una sacca di polvere nera con un bastone attaccato; le frecce erano lanciate da un’impalcatura di canne di bambù.
Come le pinne su un razzo moderno, l’asta lunga su una freccia aumenta la stabilità e perciò la precisione del tiro. La freccia funziona facendo sì che il centro della resistenza aerodinamica si trovi dietro il centro di massa, in modo che la resistenza aerodinamica atmosferica tenga la freccia orientata nellla direzione del bersaglio.
Il razzo di Istanbul è un artefatto?
Si lo è, e dobbiamo dire, con un po’ di rammarico, per sfortuna! Nel 2003 fu sottoposto, per conto del Ministero per i Beni e della Cultura turco, ad analisi dal Dipartimento di chimica. Dalle analisi, chimiche e petrografiche, il manufatto risultò essere fatto di gesso e polvere di marmo, il razzo di Istanbul risale a soli 25 anni prima, quindi agli anni ’70.
Il “razzo di Istanbul” che per anni era stato considerato un mistero si è rivelato essere una bufala fatta di gesso.
Il Direttore Generale del Museo Ph. D. Alpay Pasinli capì subito che il manufatto non poteva avere tremila anni e che era un falso ma la stampa occidentale convinse loro e il pubblico del museo che “il razzo di Istanbul” aveva tremila anni e poteva essere una prova concreta delle teorie di Sitchin.
Peccato che forse il direttore non ricordi che quando i giornalisti e gli pseudoscienziati chiesero di vedere l’artefatto, il museo non solo lo mostrò ma dopo l’uscita degli articoli e del libro lo espose al pubblico come uno dei suoi migliori “pezzi” ben felice della pubblicità ricevuta.