il posto più remoto sulla Terra si chiama Point Nemo e le sue coordinate esatte sono 48 gradi 52,6 minuti di latitudine sud e 123 gradi 23,6 minuti di longitudine ovest.
Lo spot si trova a circa 2.250 km da qualsiasi abitato sulla Terra ed è considerato il luogo perfetto dove far precipitare satelliti e navicelle morti o morenti, motivo per cui è la patria di quello che la NASA definisce il “cimitero dei veicoli spaziali“.
“È nell’Oceano Pacifico ed è praticamente il posto più lontano da qualsiasi punto civilizzato che si possa trovare“, sostiene la NASA.
Bill Ailor, ingegnere aerospaziale e specialista di rientro atmosferico, ha spiegato che quel punto “è un ottimo posto in cui far precipitare le cose senza colpire nulla“.
Per “seppellire” qualcosa in quel cimitero, le agenzie spaziali devono effettuare calcoli precisissimi. I satelliti più piccoli in genere non arrivano nemmeno a Point Nemo, poiché, come spiega la NASA , “il calore dall’attrito dell’aria brucia il satellite mentre cade verso la Terra a migliaia di chilometri all’ora“.
Il problema sono gli oggetti più grandi, come la Tiangong-1: la prima stazione spaziale cinese, lanciata a settembre 2011 e pesante circa 8,5 tonnellate. Ad un certo punto, la Cina perse il controllo del suo laboratorio orbitale lungo 12 metri nel marzo 2016 e questo ha lentamente cominciato a deorbitare, schiantandosi contro l’atmosfera il 2 aprile 2018. Centinaia di chili del veicolo spaziale – come le impalcature in titanio ed i serbatoi di carburante avvolti in fibra di vetro – sono caduti a più di 300 chilometri orari prima di impattare la superficie del pianeta. Per fortuna, caddero nell’oceano.
Il problema derivò dal fatto che la Cina non era più in grado di controllare la Tiangong-1, e quindi non poteva assicurare che la stazione spaziale si disintegrasse sopra Point Nemo.
La zona di scarico delle navicelle morte
Gli astronauti che vivono a bordo della Stazione Spaziale Internazionale sono gli esseri umani che arrivano più vicini al cimitero di veicoli spaziali. Questo perché la ISS orbita a circa 360 km sopra la Terra e quando passa sopra Point Nemo, i suoi occupanti sono gli esseri umani più vicini a quel punto (L’isola più vicina è molto più lontana).
Tra il 1971 e la metà del 2016, le agenzie spaziali di tutto il mondo hanno scaricato nella regione almeno 260 veicoli spaziali, secondo Popular Science. Questo conteggio è aumentato in modo significativo dall’anno 2015, quando il totale era solo di 161, secondo quanto riferisce Gizmodo .
Sepolti sotto più di due chilometri di acqua giacciono la stazione spaziale MIR, risalente all’era sovietica, più di 140 veicoli di rifornimento russi, molte razzi dell’Agenzia Spaziale Europea (come il Jules Verne ATV) e persino un razzo SpaceX, secondo quanto riporta Smithsonian.com.
Tuttavia, questi veicoli spaziali morti non sono ben concentrati.
Secondo Ailor un oggetto di grandi dimensioni come la Tiangong-1 può rompersi in una nuvola di detriti a forma di ovale che si estende per 1.600 km di lunghezza e decine di chilometri di larghezza.Tutta roba che finisce per cadere negli oltre 17 milioni di km quadrati di estensione di Point Nemo, quindi non è facile sapere esattamente dove è caduto un oggetto specifico.
Non tutti i veicoli spaziali finiscono nel cimitero, ma le probabilità che qualcuno venga colpito da un detrito spaziale sono estremamente ridotte, spiega Ailor. “Non è impossibile che succeda, ma dall’inizio dell’era spaziale… Solo una volta una donna è stata sfiorata ad una spalla in Oklahoma è l’unico episodio di cui si abbia conoscenza di qualcuno toccato da un frammento di detriti spaziali“.
È molto più rischioso lasciare che satelliti e capsule dismessi rimangano in orbita.
La perniciosa minaccia della spazzatura spaziale
Attualmente, sono circa 5.000 i satelliti attivi che orbitano attorno alla Terra a varie altitudini. C’è ancora moltissimo spazio per oggetti, persino la rete di 12.000 nuovi satelliti che forniranno copertura internet che Elon Musk e SpaceX lanceranno da qui ai prossimi otto anni non satureranno lo spazio disponibile.
Se consideriamo la spazzatura spaziale, però, la situazione si va facendo affollata lassù.
Oltre ai satelliti e alla stazione Spaziale, in orbita ci sono migliaia di frammenti di razzi che vagano incontrollati, insieme a più di 12.000 oggetti artificiali più grandi di un pugno, secondo Space-Track.org. Per non parlare di innumerevoli viti, bulloni, macchie di vernice e frammenti di metallo.
“I paesi hanno imparato nel corso degli anni che quando si creano detriti, questi rappresentano una minaccia per i loro sistemi tanto quanto lo sono per quelli degli altri“, ha detto Ailor.
Il peggior tipo di rischio, secondo l’Agenzia spaziale europea , è quando un pezzo di spazzatura spaziale colpisce accidentalmente un altro pezzo, soprattutto se gli oggetti sono grandi. Tali collisioni satellitari sono rare ma si verificano; una è avvenuto nel 1996, un altra nel 2009 e due nel 2013. Questi incidenti, insieme alla distruzione intenzionale dei satelliti spaziali, hanno generato innumerevoli frammenti di detriti spaziali che possono minacciare i satelliti nelle orbite vicine anni dopo, provocando una sorta di effetto domino.
“Abbiamo capito che questi detriti possono rimanere lassù per centinaia di anni“, racconta Ailor. Trasportare il mezzo spaziale fuori dall’orbita è una delle possibili soluzioni per prevenire la formazione di spazzatura spaziale, e molte agenzie spaziali e aziende ora costruiscono veicoli spaziali con sistemi per de-orbitarli (e farli cadere nel cimitero delle navi spaziali).
Ailor e altri stanno spingendo per lo sviluppo di nuove tecnologie e metodi in grado di catturare i detriti incontrollati in orbita, per rimuoverli e già stanno nascendo imprese che si propongono di creare un business da questo.
“Ho proposto qualcosa come un XPRIZE o una Grand Challenge con un premio, dove i partecipanti potrebbero dimostrare di essere capaci di identificare tre detriti spaziali e rimuoverli“, Ailor prende davvero sul serio il problema dei detriti spaziali.
C’è però un problema politico. “Non è solo un problema tecnico, c’è il problema della proprietà…“, spiega Ailor. “Nessun’altra nazione ha il permesso di toccare un satellite degli Stati Uniti, ad esempio, e se andassimo a cercare un satellite morto per rimuoverlo… Questo potrebbe anche essere considerato un atto di guerra“.
Secondo Ailor sarebbe necessario riunire un consesso delle nazioni coinvolte nelle operazioni spaziali per concordare un trattato che estenda i diritti di salvataggio e recupero previsti dalle leggi del mare agli oggetti morti o incontrollabili nello spazio.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato da Business Insider.