Sull’origine dell’AIDS circolano molte storie che si intrecciano in un crogiolo di vicoli ciechi, balzi in avanti e straordinarie scoperte. Una cosa sembra ormai assodata è che l’AIDS non è il frutto di un singolo spillover tra animale ed uomo, ma procediamo con ordine.
È il 1980, in pieno autunno, quando Michael Gottlieb, allora giovane assistente di Medicina all’Università della California, notò che una particolare categoria di pazienti maschi presentava gli stessi sintomi. Si trattava di cinque gay sessualmente attivi che erano stati colpiti da una polmonite causata da un fungo solitamente benigno Pneumocistys jirovecii.
Un organismo molto diffuso che il nostro sistema immunitario in genere non fatica a neutralizzare. Tutti soffrivano di una forma di stomatite e registravano un crollo di alcuni linfociti indispensabili per la regolazione del nostro sistema immunitario. Si trattava dei linfociti T che secondo le parole di Gottlieb erano “praticamente scomparsi”.
A maggio del 1981 Gottlieb ed altri scrissero un sintetico articolo di circa due pagine. Era il primo segnale scientifico concreto di una sindrome che fino a quel momento non aveva nome. Un mese dopo questa pubblicazione, nel luglio del 1981, un dermatologo newyorchese notò in un suo gruppo di pazienti l’insorgere di un cancro piuttosto raro, il sarcoma di Kaposi. Questa forma tumorale non particolarmente aggressiva si presenta con macchie rosse e viola su pelle, bocca, polmoni, fegato, o nel tratto gastrointestinale.
Il dermatologo insieme ad alcuni colleghi aveva trattato negli ultimi tre anni ben 26 pazienti tutti giovani ed omosessuali. Qualcuno era affetto da polmonite da Pneumocistys ed otto erano morti. Il sarcoma di Kaposi era presente in misura inquietante in un gruppo di circa venti pazienti di origine haitiana, eterosessuali, tutti ricoverati negli ospedali di Miami in Florida tra il 1980 ed il 1982.
Le loro afflizioni erano molto simili a quelli registrati dagli altri gruppi di pazienti oggetto delle due comunicazioni scientifiche e ben dieci di loro erano deceduti. Un altro presunto punto di partenza dell’AIDS deve essere ricondotto a quello che fu definito (erroneamente) come il “Paziente Zero” di questa nuova sindrome, al momento senza nome, il giovane assistente di volo Gaetan Dugas.
Dugas era un omosessuale dalla compulsiva e vorace vita sessuale che disseminava in tutti gli aeroporti dove faceva scalo per più di un giorno. Era un giovane molto attraente e disinvolto che non aveva alcuna difficoltà a “rimorchiare” anche più di un partner a sera. Dugas si vantava di aver avuto almeno 2.500 amanti nei dieci anni in cui era stato sessualmente attivo. Il giovane pagò un conto durissimo per la sua spericolata vita sessuale, si ammalò del sarcoma di Kaposi, beccò la polmonite da pneumocistys ed altre malattie opportunistiche e morì a soli 31 anni.
Nel marzo del 1984, stesso mese della morte di Dugas, uscì un articolo di un team di epidemiologi del CDC sul ruolo dei contatti sessuali nella trasmissione di questa malattia nel frattempo denominata AIDS ovvero sindrome di immunodeficienza acquisita.
Il responsabile del gruppo David M. Auerbach insieme ai suoi collaboratori mapparono 40 pazienti affetti da AIDS tra la California del Sud, New York ed altre città e sovrapponendo i loro contatti sessuali al centro di questa mappa c’era Gaetan Dugas a cui fu attribuito, ingiustamente, la definizione di paziente zero della sindrome. In realtà come si scoprirà successivamente il virus circolava già negli Stati Uniti quando il rapace assistente di volo era ancora un ragazzino sessualmente non attivo.
La malattia aveva già raggiunto l’Europa ma era passata sotto traccia. Uno dei casi emblematici risale al 1977 e riguarda una dottoressa danese Grethe Rask. Il medico aveva lavorato come chirurgo in una grossa struttura sanitaria della Croce Rossa, nell’allora Zaire, in Africa.
Nel corso di un’operazione chirurgica effettuata senza prendere le dovute precauzioni (uso dei guanti) la Rask aveva contratto una strana infezione ed aveva deciso di rientrare in Danimarca per curarsi. Era sempre stanca, con i linfonodi ingrossati e squassata da una terribile diarrea che la fece deperire. In Danimarca le analisi del sangue mostrarono un crollo dei linfociti T. Grethe Rask contrasse anche la polmonite da pneumocystis e fu questo il colpo di grazia che la condusse alla morte il 12 dicembre 1977.
Dai pazienti di Gottlieb fino alla sfortunata dottoressa danese, passando per gli immigrati haitiani ed il sesso dipendente Dugas, quest’insieme di persone così eterogenee tra loro furono le prime vittime riconosciute dell’AIDS. Ma non erano certamente state le prime e purtroppo non furono le ultime. Da allora circa 30 milioni di persone hanno perso la vita a causa dell’AIDS.
Il flagello dell’AIDS: Le origini Ep. 1
La scoperta dell'AIDS è stata un percorso contorto e pieno d'insidie. Il riconoscimento della malattie avvenuto negli anni Ottanta non fu altro che la rivelazione di una sindrome che esisteva già da molti anni.
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