A Ceto, in provincia di Brescia, Lombardia, presso la Riserva Regionale di Ceto-Cimbergo-Pasparddo, esiste una delle più grandi collezioni mondiali di petroglifi preistorici spesso messi al centro dell’attenzione dagli studiosi degli antichi astronauti.
L’area, tutelata dall’Unesco dal 1979 che ne ha riconosciuto circa 140.000, con le scoperte successive è arrivata a contare qualcosa come 300.000 diversi petroglifi.
La Riserva raccoglie una parte del periodo Neolitico dal quale si sviluppò la civiltà dei Camuni. Qui sono visibili da sempre le splendide incisioni rupestri che riproducono la vita quotidiana e la storia di questa antica cultura.
Queste misteriose figure vengono spesso accostate agli Antichi Astronauti e hanno spinto alcuni ricercatori indipendenti a ipotizzare l’arrivo sulla Terra, durante il periodo Neolitico, di visitatori extraterrestri definiti anche “antichi astronauti”.
La teoria, proposta dal professore russo Aleksandr Kasanzev, ha ricevuto grande attenzione, grazie alla scoperta di altre incisioni simili in aree lontane del pianeta: aree che vanno dall’Africa, all’Australia, dalla Francia alla Mesoamerica, fino alle Ande.
Per Kasanzev e altri ricercatori i nostri antenati sarebbero il risultato di una creazione guidata attraverso manipolazioni genetiche effettuate dagli antichi astronauti extraterrestri che manipolarono il DNA degli ominidi al fine di farle evolvere in tempi rapidi.
La tesi a sostegno di questa idea è il tempo relativamente breve impiegato dall’Homo sapiens per arrivare all’attuale progresso mai raggiunto da altri esseri viventi presenti su questo pianeta da molto più tempo di noi.
Un’altra tesi invece afferma che gli esseri umani avrebbero ricevuto visite da extraterrestri sin dalle ere più antiche. Questi antichi astronauti sarebbero diventati le divinità dei nostri antenati venendo in seguito raffigurate in dipinti ed opere d’arte, sia nell’antichità che in epoca medioevale. Gli indizi sarebbero numerosi e tutti celati in testi religiosi.
Anche il ritrovamento di OOPArt, ossia “oggetti fuori posto”, in quanto “fuori dal tempo”, vedrebbero l’uomo e la sua tecnologia molto più antichi rispetto a ciò che l’archeologia ufficiale ci insegna, una tecnologia ereditata forse dagli antichi astronauti.
Antichi astronauti? La storia dice altro
Ma lasciamo da parte per un momento le ipotesi proposte dall’archeologia alternativa sugli antichi astronauti e le fanta interpretazione delle sacre scritture e chiediamoci cosa ci raccontano i petroglifi e come l’archeologia li suddivide:
Neolitico
Con il Neolitico (V-IV millennio a.C. circa) si sviluppò in Val Camonica l’agricoltura, e quindi la nascita dei primi insediamenti. Nell’arte rupestre, gli elementi principali rappresentati sono figure umane e insiemi di elementi geometrici (rettangoli, cerchi, puntini).
Secondo alcuni studiosi le figure antropomorfe schematiche sarebbero da attribuire ad epoche più tarde, e in particolare all’età del Bronzo (II millennio a.C.). In questo modo solo le figure geometriche (le probabili “mappe”) rappresenterebbero l’inizio dell’arte rupestre camuna post-paleolitica.
Età del rame
Durante l’Età del rame (o Calcolitico, III millennio a.C. circa), comparvero la ruota, il carro e le prime forme di metallurgia. I massi vengono istoriati con simboli celesti, animali, armi, arature, file di esseri umani. Il tutto forse da collegare alla venerazione degli antenati.
Età del bronzo
Con l’Età del bronzo (II millennio a.C. circa) le incisioni su rocce affioranti compare il tema delle armi, a testimonianza del maggior rilievo assunto dai guerrieri nella società camuna del tempo, accanto a quello delle figure geometriche (cerchi e varianti) in continuità con le epoche precedenti.
Età del ferro
Le incisioni dell’Età del ferro (I millennio a.C.) sono quelle attribuite al popolo dei Camuni e costituiscono circa il 70-80% di tutte le figure. Nelle opere dominano le rappresentazioni di duelli e di figure umane, anche di grandi dimensioni, che ostentano le proprie armi, la muscolatura e i genitali. Sono inoltre presenti capanne, labirinti, impronte di piede, scene di caccia, reticoli e simboli vari.
Età romana
Durante la dominazione romana della Val Camonica (I-V secolo d.C.) l’attività petroglifica subì una forte contrazione, fino a entrare in una fase di latenza.
Età medievale
Il Medioevo in Val Camonica segnò una ripresa a partire dall’Alto Medioevo un esiguo numero di incisioni, per lo più di simboli cristiani come croci e chiavi, si affiancarono e si sovrapposero a quelli pagani precedenti.
La domanda adesso è: è più ragionevole credere a quanto ci spiega l’archeologia ufficiale o dare retta alle bizzarre ipotesi proposte da strambi personaggi noti solo per aver proposto ipotesi alternative basandosi solo su personali interpretazioni di antiche scritture e immagini preistoriche stilizzate come questi petroglifi?
Per noi la risposta, fino a prova contraria, è univoca.
Niente antichi astronauti, dunque, ma semplici rappresentazioni di vita quotidiana, di usanze e di divinità.