A circa 400.000 anni di distanza, due ricercatori Juan-Luis Arsuaga e Antonis Bartsiokas sono riusciti a dimostrare, in base ad un esame condotto su alcuni fossili, che l’uomo andava in letargo, esattamente come orsi, pipistrelli o ricci europei.
Tuttavia ci si chiede in che modo si è giunti questo pensiero, nonostante gli stessi autori tengono in considerazione, l’azzardo. Ma soprattutto tenendo presente la diatriba accesa sulle opinioni contrarie.
Ad ogni modo, con il loro studio, hanno comprovato che i nostri predecessori (con riferimento all’uomo di Neanderthal) avrebbero affrontato i rigidi inverni proprio dormendo. Probabilmente, imitando ciò che i mammiferi fanno da sempre in natura.
Eppure c’è chi, contrariamente, sostiene che alcune popolazioni come ad esempio gli Inuit (un popolo artico) e i Sami (una popolazione indigena), che vivono in zone molto più fredde, non sono mai andati in letargo.
Com’è stato possibile, a questo punto, da parte dei ricercatori spiegare una teoria simile?
I primi esseri umani potrebbero essere sopravvissuti ai rigidi inverni andando in letargo
In primo luogo è opportuno rilevare che gli autori, hanno svolto l’analisi, basandosi su uno dei siti più importanti del pianeta che rappresenta un grande tesoro paleontologico che si trova nel sito di Sima de los Huesos – letteralmente “la fossa delle ossa”. Collocato ad Atapuerca, vicino a Burgos, nel nord della Spagna.
Una volta presi in esame i resti fossilizzati su dozzine di esseri umani – estratti all’interno di una grotta, sul fondo del pozzo di 50 piedi (circa 16 metri), si è subito capito che si trattava di una fossa comune di 400 mila anni fa. I resti sono stati letteralmente raschiati dai sedimenti, e rappresentano il nucleo del sito.
In questo luogo, hanno ritrovato migliaia di denti e pezzi di ossa che, a un primo impatto, danno proprio l’idea di essere stati deliberatamente scaricati in quel posto. Ciò lascerebbe pensare con molta probabilità, che si tratti di resti risalenti ai primi Neanderthal o addirittura ai loro predecessori.
Tuttavia la parte più interessante è arrivata a seguito di alcuni test eseguiti sulle ossa, dove gli autori, hanno riscontrato come alcune lesioni, più altri segni distintivi su ossa fossilizzate – confrontate con quelle di alcuni animali – suggeriscono analogie tali da lasciar pensare che il comportamento assunto durante l’inverno fosse il medesimo.
In altre parole, proprio il modo in cui si sono lesionate le ossa, coerentemente simili a quelle ritrovati su resti di animali in letargo, hanno suggerito il responso.
Il concetto ricorrente è che, rallentando il metabolismo, come in ibernazione – e quindi dormendo per mesi – probabilmente questi individui sono riusciti ad affrontare gli inverni feroci della zona.
La ricerca però, ha fornito soprattutto, informazioni chiave sul modo in cui è progredita l’evoluzione umana in Europa.