I tubi di lava sono detti anche "pirrodotti", si possono trovare oltre che su Marte, anche sulla Terra e sulla Luna o su tutti quei pianeti o satelliti che presentano attività vulcanica
Marte venne raggiunto nel Novembre del 1971 dalla sonda spaziale Mariner 9 della NASA, poche settimane prima dei veicoli lanciati dall’Unione Sovietica Mars 2 e Mars 3. Il Mariner 9 venne lanciato 11 giorni dopo le sonde dell’ex Unione Sovietica che batté sul tempo. In quel periodo su Marte imperversava una tempesta di sabbia globale e il veicolo spaziale della NASA dovette attende fino a gennaio dell’anno seguente per iniziare a mappare la superficie del pianeta rosso.
Il Mariner 9 non è stata la prima sonda ad arrivare nei pressi di Marte, ma la prima in assoluta a entrare in orbita. La NASA aveva già lanciato altri veicoli spaziali che si erano limitati a sorvolare brevemente Marte. All’alba dell’esplorazione interplanetaria, la NASA usava una strategia, quella di lanciare i veicoli spaziali in coppie in modo che se uno di essi fosse andato in avaria, il secondo veicolo avrebbe completato la missione.
Il primo veicolo spaziale in assoluto a raggiungere Marte fu il Mariner 4 nel 1965 che riprese le prime immagini del suolo marziano. Mentre il veicolo gemello subì un’avaria al momento del lift-off. Passarono altri quattro anni e a decollare furono i veicoli gemelli Mariners 6 e 7 che vennero lanciati verso Marte a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Il Mariner 7 scattò una foto di Phobos, una delle due lune marziane.
I veicoli spaziali fecero un ottimo lavoro, ma per ottenere risultati migliori sulla comprensione di Marte occorreva lanciare veicoli in grado di studiare il pianeta rosso per un tempo più lungo.
In questo modo gli scienziati potevano avere a disposizione dati più corposi sull’atmosfera, sui mutamenti stagionali, sul campo magnetico e sulle caratteristiche superficiali.
La NASA decise di migliorare i veicoli successivi Mariner 8 e 9 con più carburante, un sistema di propulsione più versatile e un numero maggiore di strumenti. Fu, come detto, proprio il Mariner 9 a orbitare per primo attorno al pianeta rosso.
Il Mariner 9 ottenne immagini sorprendenti: vulcani e colate laviche che coprono ampie porzioni della superficie marziana. Da allora sono passati decenni e oggi sappiamo molto su Marte e sulla sua storia geologica.
Ad esempio, sappiamo che Marte ospita il vulcano più grande del Sistema Solare: il Monte Olympus. Vulcani e le colate laviche sono solo gli artefatti più visibili dell’antica attività vulcanica di Marte. Oggi, grazie ai balzi in avanti della tecnologia, possiamo fotografare molti dettagli della superficie, proprio questa capacità di vedere questi dettagli ha rivelato la presenza di strutture che sono state battezzate “tubi di lava“.
La formazione dei tubi di lava avviene quando il magma fluisce sotto la superficie: mentre lo strato esterno si raffredda e si solidifica in una volta di roccia, la parte interna continua a scorrere. Una volta che la lava fuoriesce rimane il tubo cavo con volte di solida roccia. I tubi di lava sono detti anche “pirrodotti“, si possono trovare oltre che su Marte, anche sulla Terra e sulla Luna o su tutti quei pianeti o satelliti che presentano attività vulcanica.
La Terra è più grande di Marte ma quest’ultimo presenta dei pirrodotti di dimensioni maggiori. La telecamera HiRISE (High-Resolution Imaging Science Experiment) installata sul Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA ha recentemente scattato una foto di un soffitto di un tubo di lava collassato che è molto più grande di qualsiasi cosa mai ritrovata sulla Terra.
L’immagine scattata da HiRISE mostra l’imboccatura di un pirrodotto e le ombre gli hanno impedito di vedere all’interno della sezione crollata chiamata lucernario. Il tubo è ampio 50 metri più del triplo di quelli che osserviamo sul nostro pianeta dove queste strutture sono ampie solo 15 metri al massimo. Secondo gli scienziati, sarebbe interessante esplorarli in quanto potrebbero ospitare semplici forme di vita sopravvissuta fino ai nostri giorni.
Forse queste strutture potrebbero aver dato riparo ai batteri marziani quando Marte ha perso la sua atmosfera raffreddandosi. Forse in questi condotti la vita potrebbe ancora esistere e prosperare.
Il giornalista scientifico Sid Perkins nel suo articolo scrive: “Concetto di base: i tubi di lava possono essere paradisi per la vita aliena antica e per i futuri esploratori umani”.
“Se Marte ha mai ospitato la vita, potrebbe essersi spostato in tali rifugi man mano che il pianeta si è evoluto e le condizioni della superficie sono diventate sempre più dure”.
“In effetti, alcuni ricercatori suggeriscono che la vita microbica potrebbe ancora resistere nei paradisi sotterranei del Pianeta Rosso“.
Vivere nei tubi di lava
Se i paradisi sotterranei descritti da Perkins sono idonei ad ospitare la vita microbica marziana, potrebbero essere idonei per gli esseri umani. Alcuni ricercatori affermano che gli habitat potrebbero essere costruiti all’interno dei tubi di lava.
L’idea di sfruttare i tubi non è certamente nuova, se ne parla nei romanzi di fantascienza, nei film e in alcuni fumetti. In teoria potrebbero fornire un ottimo riparo dalle intemperie e dalle radiazioni nocive, a patto che se ne accerti la totale sicurezza.
“I tubi di lava potrebbero fornire scudi stabili dalle radiazioni cosmiche e solari e dagli impatti di micrometeoriti che spesso si verificano sulle superfici dei corpi planetari“, ha detto Francesco Sauro, coautore di uno studio comparativo dei tubi di lava sulla Terra, Marte e la Luna.
“Inoltre, hanno un grande potenziale per fornire un ambiente in cui le temperature si mantengono stabili dal giorno alla notte“.
Prima di pensare di utilizzarli come ripari, queste strutture vanno esplorate e studiate. Probabilmente sono molto simili ai tubi di lava esplorati sulla Terra ma non possiamo esserne certi fino a quando non verranno esplorati.
Abbiamo solo immagini parziali di queste strutture e nulla più.
La loro esplorazione sarà un rischio e gli astronauti che si addestrano per tornare sulla Luna e andare su Marte non saranno addestrati a fare speleologia, per ora le agenzie spaziali sono riluttanti a mettere a rischio l’incolumità degli esploratori.
Molto probabilmente saranno dei veicoli automatici ad effettuare le prime esplorazioni dei tubi di lava.
Gli scienziati hanno già in mente un’idea eccitante, il Moon Diver. L’idea del Moon Diver la dobbiamo a Laura Kerber della NASA che lavora al JPL.
La Kerber e i suoi colleghi hanno proposto una missione esplorativa della Fossa Tranquillitatis sulla Luna.
Il Moon Diver è composto da un lander progettato per allunare nelle immediate vicinanze del pozzo.
Una volta in posizione il lander rilascerebbe un rover dotato di ruote che si sarebbe avvicinato al tubo di lava per poi penetrarvi mantenendo un collegamento con lo stesso lander mediante un cavo. Questa proposta non è stata finanziata, ma l’idea è certamente valida.
Per ora non sono in programma missioni di esplorazione dei tubi di lava ne su Marte, ne sulla Luna.
Forse è solo questione di tempo e di investimenti, certamente inferiori all’esplorazione di Titano e di Europa che presentano oggi enormi difficoltà per via della distanza e delle caratteristiche dei due interessanti satelliti.