Mai preparazione di un presepe fu più fortunata. Nei giorni scorsi, la cassa mortuaria dei marchesi Pallavicino è stata ritrovata laddove per oltre due secoli è rimasta celata, vicino al Mausoleo di famiglia all’interno della basilica minore di S.Maria delle Grazie e S.Lorenzo a Cortemaggiore, nella bassa piacentina. Il ritrovamento si deve al parroco, Paolo Chiapparoli (anche lui della provincia di Piacenza ma di Bobbio, in val Trebbia).
Come ogni anno di questo periodo, il sacerdote stava mettendo mano all’attrezzatura per il presepe, quando all’improvviso, rimuovendo delle assi, una crepa insolita sul muro ha rivelato la presenza di qualcosa. Muovendo alcuni vecchi mattoni traballanti, ha scorto l’inconfondibile sagoma di una cassa di legno – lunga circa 60 centimetri, larga 40 cm e alta 35 cm – con delle incisioni. Con grande sorpresa le scritte in latino sono i nomi di Giovanni Lodovico I Pallavicino, di sua moglie Anastasia Torelli, del loro figlio Rolando II e della sua consorte Laura Caterina Landi. Praticamente i fondatori di Cortemaggiore, eretta nel 1479 come capitale del piccolo Stato Pallavicino e ispirata alla Città Ideale di Leon Battista Alberti (sul viale principale della cittadina, ad esempio, i palazzi soprastanti i porticati hanno un’altezza uguale alla larghezza della strada, con grande beneficio per l’illuminazione e l’areazione). Questo Marchesato indipendente rimase tale per poco più di un secolo e nel 1586 fu annesso dai Farnese al Ducato di Parma e Piacenza.
Ora resta da aprire la cassa e verificare i resti. Qualche indizio, però, già lo abbiamo. Nel 1775 le ossa di Lodovico I e Anastasia furono ritrovate – sotto al Mausoleo, uno dei più importanti monumenti funebri del ‘500 – e messe in una cassa di legno che potrebbe proprio essere quella rinvenuta ora da don Paolo. Ce lo suggeriscono le cronache dei frati francescani minori della Chiesa dell’Annunziata – detta “Chiesa dei frati” e attigua al convento, anch’essa sita in Cortemaggiore – custodi del Mausoleo per più di trecento anni. È qui che si genera tutto il mistero sulle salme dei fondatori, scomparse per due secoli fino ad oggi. Nel 1812, infatti, Enrico Dupont Delport (prefetto di Parma e Piacenza per conto dell’imperatore Napoleone Bonaparte, in quanto i due capoluoghi emiliani all’epoca erano stati annessi dalla Francia) soppresse tutti gli ordini religiosi regolari, confiscandone le proprietà e svestendo i frati dell’abito. Temendo il peggio anche per le opere d’arte, e forse non sperando troppo nell’aiuto del vescovo di Piacenza – monsignor Étienne de Paule de Fallot de Beaupré de Beaumont, bonapartista convinto, era infatti in Francia in quei giorni – gli stessi francescani, autorizzati dalla curia vescovile, decisero di trasportare il Mausoleo (in marmo di Carrara, lungo oltre 3 metri e alto 4,80mt) nella basilica minore, dato che la legislazione napoleonica aveva chiuso i conventi ma salvato le chiese dei religiosi secolari. Avvenuto il prezioso trasloco in fretta e furia, si erano perse le tracce dei resti mortali dei Pallavicino. Fino alla scoperta delle ultime settimane.
Adesso si attende l’arrivo della Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti di Parma e Piacenza che il prossimo mercoledì 11 novembre sarà a Cortemaggiore per iniziare gli approfondimenti del caso, incluso l’esame del DNA sulle ossa che si dovessero rinvenire nella bara.
Un solo ultimo mistero rimane insoluto: chi ha scolpito le sculture del “Trionfo Palladio” che sovrastano il sarcofago del Mausoleo Pallavicino? Il segreto sull’autore fu immediato, già nel Rinascimento, forse per timore di ritorsioni. Secondo il professor Vito Ghizzoni, scomparso nei mesi scorsi, grande studioso della dinastia Pallavicino e intenditore di arte emiliana, non sarebbe sorprendente scoprire che quello scultore misterioso sia stato il genio italiano del 1500, Leonardo da Vinci, che quando fu eretto il Mausoleo, nel 1499, aveva 47 anni.