Come ha fatto SpaceX (Space Exploration Technologies Corp.) a passare da una sequenza di lanci falliti e lo spettro del fallimento ad essere la prima compagnia privata a mandare due uomini nello spazio?
Come ha raccontato nel 2017 il suo fondatore Elon Musk: “I primi tre lanci furono un fallimento. Fortunatamente il quarto lancio, realizzato con gli ultimi soldi che avevo, andò a buon fine. Se fosse andato male anche quel lancio SpaceX avrebbe dovuto chiudere. Ma quel giorni il destino ci sorrise“.
“Quando abbiamo iniziato eravamo in pochi e nessuno di noi aveva un’idea di come costruire razzi. Il motivo per cui finii per assumere i compiti di ingegnere capo stanno solo nel fatto che non potevo assumerne uno che sapesse il fatto suo…” ha aggiunto.
Nato in Sudafrica, Musk emigrò in Canada all’età di 17 anni, poi si trasferì negli Stati Uniti, dove fece fortuna con la startup PayPal.
Lo scopo dichiarato di SpaceX, quando fu fondata il 14 marzo 2002, era quello di creare missili a basso costo per portare un giorno gli uomini su Marte – e oltre.
L’undicesimo impiegato assunto quell’anno si rivelò essere una persona assai valida: Gwynne Shotwell, responsabile dello sviluppo del business, si affermò presto braccio destro di Musk.
“Elon ha la visione, ma aveva bisogno di qualcuno capace di eseguire il piano, questo è quello che ha fatto Gwynne“, spiega Scott Hubbard, professore alla Stanford University ed ex direttore del Centro ricerche Ames della NASA.
Hubbard conobbe Musk nel 2001, quando l’imprenditore trentenne stava facendo le sue prime incursioni nel settore spaziale. La 56enne Shotwell, diventata presidente e direttore generale di SpaceX nel 2008, si è autodefinita “una secchione”. Si è laureata in ingegneria meccanica alla Northwestern University ed è da poco entrata alla National Academy of Engineering.
Quando Elon parla di colonizzare Marte, è Gwynne che fa presentazioni commerciali e si assicura contratti. “Non sono assolutamente una creativa“, ha detto Shotwell a uno storico della NASA nel 2013. “Sono un’analista, ed è questo che adoro fare“.
Razzi riutilizzabili
Il team ha iniziato a guadagnare credibilità nel 2006. SpaceX aveva solo 80 dipendenti (rispetto agli 8.000 attuali) e non aveva ancora raggiunto l’orbita ma la NASA gli assegnò un contratto per sviluppare un veicolo in grado di rifornire di carburante la Stazione Spaziale Internazionale (ISS). “Eravamo tutti come impazziti per la gioia”, ricorda la Shotwell.
SpaceX riiuscì nel 2012: la sua capsula Dragon riuscì ad attraccare alla ISS, la prima azienda privata a farlo. Quindi, nel 2015, dopo numerosi incidenti e fallimenti (spettacoli spesso trasmessi in diretta via web come succede ancora oggi), il primo stadio del suo razzo Falcon 9, il successore del Falcon 1, riuscì a rientrare sulla Terra senza schiantarsi.
Era iniziata l’era dei razzi riutilizzabili.
“Il Falcon 9 è semplice ed economico“, ha affermato Glenn Lightsey, professore di ingegneria alla Georgia Tech.
I razzi furono costruiti completamente sotto lo stesso tetto, a Hawthorne nella zona di Los Angeles, evitando di ricorrere alle lunghe catene di approvvigionamento come fanno giganti come Boeing e Lockheed Martin.
La formula SpaceX si è dimostrata seducente per i clienti: negli ultimi tre anni l’azienda ha lanciato più missili di Arianespace. Nel 2018, SpaceX ha lanciato più missili della Russia. Per un operatore, lanciare un satellite su un Falcon 9 costa la metà di un Ariane 5, secondo Phil Smith, analista di Bryce Tech.
Dopo aver conquistato il mercato del lancio privato, SpaceX ha rivendicato un pezzo più grande della torta dei lanci pubblici e militari. Ancora finanziato dalla NASA, SpaceX questa settimana diventerà la prima compagnia privata a lanciare astronauti nello spazio.
Nonostante alcuni anni di ritardo, la capsula Crew Dragon è ora pronta per il lancio decisivo prima della Starliner sviluppata da un gigante come Boeing. Musk ora è in competizione per costruire il prossimo lander lunare.
I giganti del settore hanno criticato la società di Musk per la sua arroganza, ma “la vera ragione sta nel fatto che oggi nessuno può competere con SpaceX per tecnologia e convenienza e la società di Musk è diventata dominante sul mercato dei lanci spaziali“, ha spiegato Lori Garver, ex vicedirettore della NASA.
Ora è Shotwell che insegna ai suoi concorrenti: “Bisogna imparare quelle lezioni difficili“, ha detto in un briefing della NASA all’inizio del mese, ricordando la moltitudine di problemi che hanno afflitto l’inizio di SpaceX.