Con il diffondersi della covid19 in tutto il mondo, si è quasi subito intuito che questo virus ha diversi modi di infettare. Nonostante gli studiosi stiano cercando di capire come mai i pazienti colpiti dalla malattia abbiano esiti diversi, si può già osservate che a seconda dell’età, del sesso, dell’etnia e di fattori sociali, il nuovo coronavirus può essere più o meno letale.
Quando la covid19 ha iniziato ad infiltrarsi nella nostra quotidianità, le persone più colpite erano gli anziani. Dato confermato anche a pandemia conclamata. Le cause sono sicuramente legate ad un sistema immunitario meno efficiente e alla probabilità che un soggetto avanti negli anni presenti delle patologie pregresse.
Ma il tempo ha dimostrato che non è solo l’età ad influire sull’esito positivo o negativo: i maschi sono più colpiti delle femmine. Le ragioni, secondo l’Istituto Superiore Della Sanità, sono da ricercare nella biologia. Gli estrogeni femminili infatti, pare che svolgano un’azione di protezione perché aumentano l’espressione del recettore Ace2, che se da una parte è usato dal virus per entrare nelle cellule dall’altra costituisce uno scudo protettivo per i polmoni e contro le malattie cardiovascolari.
Gli ormoni maschili invece, facilitano il “lavoro” del virus, poiché favoriscono comportamenti più a rischio come l’abitudine al fumo. Non solo, il coronavirus tende a rifugiarsi nei testicoli dove può sottrarsi all’attacco del sistema immunitario.
Anche il fattore genetico è rilevante: una ricerca condotta su quasi 2000 pazienti in Italia e in Spagna, e pubblicata sul New England Journal of Medicine, ha rintracciato un gruppo di varianti sul cromosoma 3 associate a una sintomatologia grave e difficoltà respiratorie. Alcuni dei geni identificati sono legati alla produzione di citochine, molecole coinvolte nell’azione del sistema immunitario, e un altro codifica una proteina che interagisce con la produzione del recettore Ace2.
È stato anche scoperto che alcuni geni del cromosoma 9, quelli che determinano il gruppo sanguigno, potrebbero influire sul rischio di sviluppare sintomi gravi: pare infatti che le persone con gruppo sanguigno A siano più soggette degli altri a contrarre l’infezione.
Anche i fattori sociali legati all’etnia di appartenenza influenzano l’andamento della covid19: secondo i dati divulgati a giugno dai Cdc, nel 33% dei casi, il virus è costato diagnosticato è in soggetti di etnia latinoamericana e il 22% in persone nere, sebbene i due gruppi etnici rappresentino soltanto il 18 e il 13% dell’intera popolazione statunitense. Stesso discorso per la mortalità: i neri, in media, muoiono per Covid-19 due volte di più rispetto ai bianchi. In alcuni stati americani il tasso di mortalità dei neri è addirittura quattro o cinque volte superiore a quello dei bianchi.
A determinare questo dato inquietante non è la biologia ma la condizione sociale: le minoranze etniche e i gruppi sociali più svantaggiati hanno in media meno accesso a cure sanitarie di qualità e conducono uno stile di vita meno salutare, il che li rende più vulnerabili all’infezione.