Secondo quanto riporta il New York Times, notizia ripresa anche da alcune agenzie stampa italiane, in una rilevazione effettuata lo scorso mercoledì, il rover Curiosity della Nasa ha improvvisamente rilevato grandi quantità di metano nell’aria di Marte.
Sulla Terra il metano è spesso prodotto dal metabolismo di batteri e altri organismi più complessi, per cui gli scienziati ritengono che la presenza di metano nell’atmosfera marziana potrebbe essere il segnale della presenza di vita. Già altre volte, in passato, è stata rilevata la presenza di questo gas su Marte, sia dai rover a Terra che dagli strumenti degli orbiter che lo sorvolano.
Nel 2013 il rover della NASA Curiosity rilevò la presenza di metano nell’aria di Marte. Quello del rover non è stato l’unico rilevamento di metano nell’atmosfera di Marte, nel corso del tempo questo gas è stato rilevato varie volte dai diversi strumenti che scandagliano il Pianeta Rosso, e in vari punti. Purtroppo, però, la presenza del metano si è rilevata fuggevole, al punto che da un anno a questa parte, la sonda Europea Trace Gas Orbiter, inviata, praticamente, proprio per confermare i rilievi precedenti e la loro eventuale stagionalità, non riesce a rilevare alcuna traccia di metano nell’atmosfera di Marte, nemmeno a concentrazioni bassissime come 50 parti per trilione, pur avendo scansionato ormai l’intera atmosfera marziana.
Insomma, siamo sicuri che il metano c’era, oltre che da Curiosity è stato rilevato anche dalla sonda dell’ESA Mars Express per ben due volte, ma è scomparso e non sappiamo né da dove arrivasse né che fine abbia fatto. Secondo gli scienziati, il metano nell’atmosfera di Marte dovrebbe metterci circa 300 anni a degradarsi completamente e scomparire.
Ora questo nuovo rilevamento, anticipato dal New York Times, confermato ieri in tarda serata dalla NASA, che lo ha definito un “primo risultato scientifico”. Secondo il quotidiano statunitense, gli scienziati che lavorano alla missione stanno valutando le implicazioni di questo nuovo rilevamento.
La NASA ora, ha avviato le procedure per effettuare ulteriori verifiche. “Visto questo sorprendente risultato, abbiamo riorganizzato il weekend per eseguire un ulteriore esperimento“, avrebbe scritto Ashwin R. Vasavada, il responsabile scientifico della missione, in una mail della quale il New York Times avrebbe avuto visione.
A quanto pare, il controllo missione, da Terra, ieri ha inviato nuove istruzioni al rover, per eseguire delle letture aggiuntive, sospendendo le attività precedentemente pianificate. I risultati di queste osservazioni dovrebbero giungere lunedì sulla Terra.
Sul nostro pianeta, microrganismi chiamati metanogeni proliferano in luoghi dove c’è scarsità di ossigeno, come le rocce in profondità e i tratti digestivi degli animali e rilasciano il metano come prodotto di scarto. Tuttavia, anche le reazioni geotermiche, prive di attività biologica, possono produrre metano. E’ anche possibile che il metano su Marte sia di origine antica, intrappolato all’interno del pianeta per milioni di anni e rilasciato in maniera intermittente attraverso le crepe del terreno.
Il New York Times cita anche una mail dello scienziato italiano Marco Giuranna, dell’Istituto nazionale di astrofisica, responsabile delle misurazioni di metano della missione Mars Express, la navetta europea in orbita attorno al pianeta e ancora operativa.
Giuranna nella mail afferma che gli scienziati al lavoro sulle missioni Curiosity, Mars Express e Trace Gas Orbiter (la nuova missione europea lanciata nel 2016) hanno discusso queste ultime misurazioni, che avrebbero rilevato nell’atmosfera 21 parti di metano per miliardo, il livello più alto mai rilevato dalle varie missioni che si sono succedute negli anni.
Secondo Giuranna è ancora troppo presto per dare una risposta definitiva. “Ci sono molti dati da processare. Avrò dei risultati preliminari entro la prossima settimana“, ha scritto lo scienziato italiano nella mail citata dal Times.