Barriera corallina al largo delle coste irlandesi, lo studio

Uno studio del dottor Aaron Lim, ricercatore presso l'Università di Cork, sta cercando di comprendere l'evoluzione e la sopravvivenza dei coralli di acqua fredda presenti nelle profondità delle acque irlandesi. Con un occhio al cambiamento climatico e alle conseguenze che quest'ultimo sta portando su questa specie

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Il corallo è un animale marino che non vive solamente in mari tropicali, formando le tipiche barriere dal colore vivo che tutti conosciamo; esistono infatti anche coralli di acqua fredda, che crescono e si sviluppano in condizioni a dir poco avverse. Un esempio sono i coralli che crescono nella zona dell’Atlantico nord orientale, nei pressi delle coste dell’Irlanda occidentale.

Aaron Lim, ricercatore in Geoscienza Marina all’Università di Cork, negli ultimi anni ha dedicato i suoi studi proprio a questa barriera corallina, pubblicando i risultati della sua ricerca sulla rivista Scientific Reports.

Su cosa si è basato questo studio, che ha coinvolto diversi colleghi di Lim e si è avvalso dell’utilizzo di un sommergibile dell’Irish Marine Institute, oltre che di diversi sofisticasti sistemi di monitoraggio subacqueo? Questa attrezzatura è in grado di raccogliere informazioni anche su organismi che vivono a profondità persino di un chilometro, ed ha rilevato che i coralli prosperano su una scogliera sommersa sul bordo di questo canyon.

I sistemi di monitoraggio hanno mostrato come in questa zona, vi siano delle correnti molto veloci, addirittura superano il metro al secondo, la velocità maggiore mai registrata nell’habitat dei coralli di acqua fredda. E le correnti per questi animali marini sono di fondamentale importanza perché, essendo loro immobili, è attraverso di esse che vengono trasportati microscopici pezzettini di materiale organico di cui si nutrono.

Lo studio di Lim ha evidenziato come questi cumuli di coralli presenti al largo delle coste irlandesi, capaci di formare una barriera larga chilometri e alta più di cento metri, siano incredibilmente variegati: molti infatti sono ricoperti di coralli vivi, mentre altri presentano in superficie dei coralli morti, e assumono le più disparate forme e dimensioni.

Questa varietà a cosa è dovuta? A questa domanda ha cercato di rispondere il team di ricercatori guidati dal dottor Lim, che hanno ipotizzato potesse dipendere dalla velocità maggiore delle correnti in quella zona; apparentemente i coralli sarebbero in grado di sopravvivere senza troppi problemi a questa condizioni così estreme, ma preferirebbero correnti più lente perché darebbero loro modo di nutrirsi con più facilità.

Il mondo, a causa del riscaldamento globale, vede anche un aumento delle temperature degli oceani, con conseguenti venti di superficie sempre più forti e correnti più veloci addirittura del 5% ogni dieci anni, a partire dal 1990; tutto ciò come condizionerà i coralli? Difficile dirlo, anche perché la loro vita è molto lunga ma la crescita molto lenta, circa 12 centimetri ogni cento anni.

Lim invece ha notato numerosi cambiamenti in questi cumuli di coralli, solo negli ultimi quattro anni, con un significativo aumento di residui di coralli e forte diminuzione di alcune specie di questi ultimi. Proprio per questo motivo il ricercatore irlandese ha annunciato di voler portare avanti il proprio lavoro in quell’area per un altro anno, mantenendo le attrezzature di monitoraggio, al fine di comprendere come questa specie reagirà ai numerosi cambiamenti in corso.