Antiche cacciatrici

A Wilamaya Patjxa, un sito archeologico nel sud del Perù, gli archeologi hanno portato alla luce lo scheletro di una donna seppellita con un kit di attrezzi per la caccia. La scoperta di questo scheletro ha spinto l'archeologo Randall Haas e i suoi colleghi dell'Università della California a dare un'occhiata un po' più da vicino ad altri cacciatori del Pleistocene e del primo Olocene provenienti dalle Americhe

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Gli oggetti che accompagnano (le persone) nella morte tendono ad essere quelli che li hanno accompagnati nella vita”; così dichiara l’archeologo Randall Haas, dopo aver portato alla luce lo scheletro di una giovane donna seppellita con un kit di attrezzi da caccia, comprese le punte delle lancia.

Quando una giovane donna morì 9000 anni fa in quello che ora è il Perù meridionale, la sua gente la seppellì con sei punte di lancia di pietra che i primitivi usavano per la caccia di cervi e vigogne (un parente degli alpaca), un coltello di pietra, scaglie di pietra affilate, strumenti per raschiare e ocra per la concia delle pelli.

La maggior parte delle ossa della donna hanno ceduto al tempo, ciò che rimane di lei sono alcuni frammenti di cranio, i suoi denti, i femori e alcuni pezzi delle ossa della parte inferiore delle gambe.

Per identificare il sesso di una persona morta, gli archeologi di solito si affidano alla forma del bacino, della mascella, delle orbite e altri indizi. Ma la maggior parte di questi indizi sono andati perduti e per il riconoscimento di questa donna hanno analizzato campioni dello smalto dei denti.

Lo smalto dei denti contiene delle proteine chiamate amelogenine, che svolgono un ruolo nella formazione dello smalto. I geni che producono queste proteine si trovano sui cromosomi X e Y ed ogni versione è diversa, quindi una persona geneticamente femmina ha amelogenine diverse da una persona geneticamente maschio. Le proteine rinvenute sullo smalto dei denti del cacciatore rinvenuto hanno una firma distintamente femminile. Questa giovane donna probabilmente era una cacciatrice.

Eccezione o regola?

Tutta la storia è costellata di storie di donne che si sono fatte strada negli eserciti, negli equipaggi delle navi o in altre professioni dominate dagli uomini, gli archeologi hanno trovato anche prove di donne guerriere in culture antiche, dai vichinghi agli antichi nomadi mongoli, quindi gli studiosi si chiedono se queste donne fossero speciali e insolite oppure se succedeva spesso che le donne si univano al fianco degli uomini per la caccia o per combattere al loro fianco.

La cacciatrice rinvenuta solleva una domanda simile: era un’eccezione? Oppure era la conferma che le donne a volte erano cacciatrici?

L’archeologo Haas e i suoi colleghi per rispondere a questa domanda hanno cercato altri corpi sepolti con strumenti da caccia. In 18 siti diversi hanno rinvenuto 27 scheletri, 16 uomini e 11 donne.

La partecipazione all’inizio della caccia alla selvaggina grossa era probabilmente non banale” scrivono Haas e i suoi colleghi. In quasi tutte le moderne società gli uomini cacciano e le donne si prendono cura dei bambini e raccolgono cibi vegetali.

Ma questo studio condotto da Haas e i suoi colleghi  ci ricorda che le norme culturali variano da luogo a luogo e nel tempo.

Haas e i suoi colleghi suggeriscono che lasciare che altri membri di una comunità si prendessero cura dei bambini mentre i genitori cacciavano avrebbero potuto liberare le donne per portare a casa la selvaggina che era estremamente importante per la sopravvivenza della comunità.

Se le donne  combattevano o andavano a caccia dipendeva probabilmente da fattori sociali e non biologici.