In questo articolo daremo alcune informazioni sul bitcoin halving. Per comprendere il concetto partiamo col dire che ogni quattro anni il numero di bitcoin che possono essere estratti si dimezza. Un concetto semplificato in una frase, ma che serve a riassumere un evento più complesso di quanto si pensi.
Il bitcoin halving è del resto contraddistinto da una serie di fenomeni, un processo durato diversi anni, che ha infine portato allo status quo che conosciamo attualmente. La nostra storia deve partire una decina di anni fa, nel lontano 2011, quando un bitcoin valeva un dollaro scarso. Nel 2021, il suo valore ha superato i 30.000 dollari. Come è possibile?
Precisiamo che il bitcoin è un bene utile, oramai un’alternativa al denaro fisico, utilizzabile sul web. La sua domanda quindi è aumentata ed è destinata ad aumentare sempre di più. Il bitcoin è il primo bene digitale scarso mai conosciuto nella storia dell’economia.
Come i metalli preziosi è un bene scarso dunque, ma che può essere inviato tramite il web. È lo stesso discorso che vale per l’oro: un determinato bene vale sempre di più quando è più difficile trovarlo ed estrarlo. Il bitcoin possiede quindi due peculiarità: è scarso e limitato. Deve essere dunque trovato e opportunamente estratto, o meglio, “minato”.
Bitcoin halving: l’operato di Satoshi Nakamoto
Per ottenere questo effetto di “rarità”, il giapponese Satoshi Nakamoto ha pensato di creare un meccanismo che trovasse la sua forza centrifuga in un evento che si verifica ogni quattro anni: il bitcoin halving. Quando Nakamoto si apprestò a creare la sua criptovaluta si domandò come rendere rara questa sua creazione, affinché avesse sempre più valore.
C’era inoltre il problema di trovare chi coniasse la moneta virtuale, la causa, il tasso di emissione e il tetto massimo. Altra problematica era il numero di bitcoin da coniare.
Le blockchain sono dei registri su cui vengono scritte le transazioni in bitcoin. Si tratta di una catena di blocchi posti uno dopo l’altro. Le decisioni prese da Satoshi Nakamoto furono influenzate proprio sul meccanismo che abbiamo poc’anzi riassunto. Si decise, in un primo momento, che la fornitura di bitcoin dovesse essere fissa. A ogni nuovo blocco si decise di creare nuovi bitcoin.
Morale della favola: si creano nuovi bitcoin a ogni blocco. La decisione del bitcoin meditato come bene scarso fu presa solo in un secondo momento. Nakamoto quindi pensò che ogni 210.000 blocchi il numero di criptovaluta disponibili si sarebbe dovuto dimezzare tramite il bitcoin halving.
Entriamo nel cuore dell’argomento
Il bitcoin halving è una funzionalità del protocollo bitcoin attorno al quale gira l’intero modello dell’economia bitcoin. Una volta che il numero di bitcoin coniati viene dimezzato per ogni blocco, vengono conseguentemente influenzati la quantità di moneta circolante e il tasso di emissione, riducendo così la quantità fornita. Tenendo conto che un blocco si genera ogni dieci minuti e che 210.000 blocchi si generano ogni quattro anni circa. Quattro anni è dunque il tempo che passa tra un bitcoin halving e un altro.
I bitcoin halving avvenuti nella storia
Il primo bitcoin halving si originò nel 2012 quando la quantità di bitcoin emessi per blocco venne dimezzata: la fornitura passò da 50 a 25. Un secondo bitcoin halving avvenne nel 2016. Il numero in tal caso venne dimezzato da 25 a 12,5. Il terzo bitcoin halving è avvenuto lo scorso 11 maggio.
In tal caso il blocco numero 630.000 della blockchain è stato minato da F2Pool. Il terzo bitcoin halving ha dimezzato la quantità di bitcoin da 12,5 a 6,25. Grazie a questo efficacissimo procedimento, Satoshi Nakamoto è riuscito dunque a fissare un tetto massimo di conio pari a 21 milioni di bitcoin.
Il reward del blocco
Satoshi Nakamoto ha dunque ideato un sistema di pesi e misure molto complesso. Tale sistema trova nel proprio centro quello che noi conosciamo come “Block Reward“. Il lavoro dei minatori è quello di trovare nuovi blocchi, validando le transazioni in bitcoin tramite l’utilizzazione di elettricità, software e hardware.
Ci si chiede a questo punto perché un minatore dovrebbe avere la volontà di investire risorse affinché le transazioni altrui siano validate su un registro di cui lo stesso minatore non è né proprietario, né tantomeno trae alcun vantaggio.
La questione è molto semplice: colui che trova il blocco della blockchain ottiene anche l’insieme dei nuovi bitcoin coniati, ovvero, il “Block Reward” appunto. I bitcoin in questione vengono accreditati ai primi minatori che trovano il blocco come compenso per il loro lavoro.