L’emodieta o dieta dei gruppi sanguigni fu proposta dal naturopata James D’Adamo nel suo libro “One man’s food” del 1980 e in seguito ampliata dal figlio Peter nel libro “Eating right for you type” uscito nel 1987.
Il libro ebbe grande successo, fu pubblicato in oltre 50 lingue e vendette 7 milioni di copie. Libri del genere hanno sempre grande successo vista la voglia di salute o forse meglio dire la moda delle novità in campo alimentare. La dieta dei gruppi sanguigni, però, non si limitava a favorire il dimagrimento ma a un vero e proprio miglioramento della salute e del benessere promettendo la riduzione dei fattori di rischio su malattie croniche, e patologie di diverso tipo.
Le basi della dieta dei gruppi sanguigni
L‘ipotesi di D’Adamo era che i diversi gruppi sanguigni quali, A, B, AB, 0 risalissero a periodi evolutivi diversi e dovuti allo stile alimentare adottato. D’Adamo divise il genere umano in quattro tipologie distinte:
• cacciatore (gruppo 0): colui che diede origine alla progenie, la cui dieta dovrebbe essere basata prevalentemente su cacciagione, frutta e piante;
• agricoltore (gruppo A): diretta evoluzione del primo gruppo, il quale dovrebbe osservare una dieta per lo più vegetariana;
• nomade (gruppo B): tale categoria o gruppo sanguigno si sarebbe formata circa 10.000 anni fa tra le popolazioni mongole e caucasiche, dedite alla pastorizia. A questo gruppo apparterrebbe il regime alimentare più vario (consentiti, oltre a carne e vegetali, anche i prodotti caseari);
• enigma (gruppo AB): più recente e “enigmatico” a detta di D’Adamo, sviluppatosi circa 1000 anni fa (raggruppante solo il 4% della popolazione), si sarebbe evoluto dalla mescolanza dei gruppi A e B. La dieta per questi soggetti dovrebbe essere moderata per quanto riguarda le quantità e con le medesime limitazioni che accomunano sia il gruppo A sia il gruppo B.
D’Adamo proseguì suddividendo anche i diversi alimenti per gruppo di appartenenza e per ogni gruppo sanguigno elencò i cibi dividendoli in tre categorie:
• Benefici;
• Neutri ;
• Nocivi;
La sua teoria teneva in considerazione principalmente le lectine, proteine di origine animale, che se consumate da persone con gruppo sanguigno sbagliato provocherebbero l’agglutinazione innescando un processo infiammatorio o intolleranza.
D’Adamo affermò anche che, in base al gruppo sanguigno, certe patologie si sarebbero sviluppate in modo più marcato.
Medici e biologi non hanno visto questa dieta dei gruppi sanguigni e i suoi postulati di buon occhio per le seguenti ragioni:
• le lectine presenti nei cibi sono veramente poche e sono altamente termolabili, quindi in generale non creano problemi;
• a livello statistico non vi è alcuna prevalenza di patologia per gruppo sanguigno;
• se fosse vera l’ipotesi dei latticini, tutti gli intolleranti al lattosio e gli allergici alle proteine del latte dovrebbero appartenere esclusivamente al gruppo 0, mentre per i gruppi AB e B non dovrebbe sussistere alcun problema, ma la realtà è diversa;
L’evoluzione dei gruppi sanguigni ipotizzata da D’Adamo non risulta avvalorata dalla filogenetica in quanto, dagli ultimi studi, sembra che il gruppo A si sia evoluto per primo, mentre il gruppo 0 sarebbe comparso solo in seguito. Tutti gli studi concordano sul fatto che questa differenziazione sia vecchia di milioni di anni, e non sia certo avvenuta solo 1.000 o anche 10.000 anni fa.
Uno studio canadese effettuato presso il Toronto Nutrigenomic and Health institute ha visto la partecipazione di 1455 soggetti ai quali sono state proposte le differenti diete, non accoppiate correttamente con il loro gruppo sanguigno cosa che però è stata rispettata su un gruppo di controllo.
I gruppi sono stati seguiti sia tramite dei biomarker, sia tramite altri parametri, quali BMI e circonferenze, incrociando poi i dati ottenuti con i punteggi statistici risultanti da ogni dieta incrociata con il gruppo sanguigno corrispondente.
I risultati ottenuti hanno dimostrato effettivamente che diete diverse hanno conseguenze diverse sulla salute. Infatti:
• la dieta “Gruppo A” è stata la più efficace, poiché ha portato a una riduzione del BMI (indice di massa corporea), della circonferenza vita, della pressione arteriosa, del colesterolo sierico e della glicemia;
• la dieta “Gruppo AB” ha mostrato una riduzione dei biomarker cardiaci ma non del BMI e della circonferenza vita;
• la dieta “Gruppo zero” ha dimostrato una riduzione dei trigliceridi a livello ematico;
• la dieta “Gruppo B” non ha dimostrato alcun beneficio.
Nonostante questi risultati, l’abbinamento della dieta con il presunto gruppo sanguigno corrispondente non ha mostrato alcuna differenza rispetto ai gruppi “non associati”, confermando, quindi, che la teoria proposta da D’Adamo non ha alcun valore scientifico.