Gilbert Levin non ha abbandonato le sue convinzioni, secondo lui su Marte c’è vita.
Ma chi è Gilbert Levin e perché ha questa certezza?
Gilbert Levin, ex scienziato in forza alla NASA e ideatore di uno degli esperimenti della missione Viking, non ha abbandonato le sue convinzioni, e secondo lui su Marte c'è vita
Gilbert Levin non ha abbandonato le sue convinzioni, secondo lui su Marte c’è vita.
Ma chi è Gilbert Levin e perché ha questa certezza?
Gilbert Levin è l’uomo che ha ideato uno degli esperimenti portati a bordo delle sonde interplanetarie “Viking”, le due sonde della NASA che 41 anni fa, nel 1976, compirono un’impresa storica atterrando su Marte e che hanno dato il via ad altre missioni di ricerca sul pianeta rosso.
Levin, 95 anni, è un ingegnere, professore emerito alla Arizona State University, progettista di farmaci e di tecniche d’analisi microbiche.
Gilbert Levin in un’intervista si dichiara convinto che i microrganismi marziani ci stanno prendendo per il naso da 40 anni e che ci vorrà tempo perché i pezzi del più grande thriller scientifico di sempre vadano al loro posto. Ma su Marte – dice – la vita c’è. Eccome.
Il Viking una volta giunto sul suolo marziano effettuò un test, il “Labeled Release” che è basato su un procedimento simile a quello utilizzato per il controllo delle acque potabili, un campione di acqua viene iniettato in una provetta con del liquido nutriente e se in esso sono presenti dei microorganismi, essi metabolizzeranno i nutrienti producendo del gas che rappresenta la prova dell’esistenza dei microorganismi stessi.
La sonda Viking fece all’epoca qualcosa di simile, al terreno marziano prelevato furono aggiunti più nutrienti rispetto agli esperimenti standard contrassegnandoli con del carbonio radioattivo, cosi da individuare più facilmente i gas sprigionati.
La porzione di terreno marziano venne quindi associata a un nutriente radioattivo e poco dopo venne emesso del gas, l’emissione fu rapida nei primi tre giorni per calare nei successivi quattro.
Era stata scoperta la presenza di microorganismi?
La prova da sola sarebbe stata sufficiente a qualunque ente sanitario per affermare che nel campione in esame erano presenti dei microorganismi ma, per cautela, fu aggiunto un altro elemento di controllo. La NASA prevedeva di riscaldare un secondo campione a 160° per tre ore, un calore del genere per un lasso di tempo cosi esteso avrebbe ucciso tutti i microorganismi presenti ma non gli agenti chimici che davano il responso positivo.
Il controllo risultò negativo, forse i microorganismi su Marte c’erano davvero.
Levin, dieci anni dopo l’esperimento, arrivò alla conclusione che l’esperimento aveva rilevato la vita, grazie a delle ricerche condotte con una collega, Patricia Straar, utilizzando diverse sostanze chimiche e raggi ultravioletti, dopo altri sette anni di studi e ricerche e grazie alla scoperta di batteri estremofili sulla Terra, Levin concluse che il test LR avesse individuato attività microbica sul suolo di Marte. Ulteriori conferme giunsero dai rover Pathfinder e Curiosity e da osservazioni dalla Terra che rilevarono la presenza di metano nell’atmosfera marziana, interpretabile come possibile risultato di metabolismo biologico.
Anche un ricercatore italiano, Giorgio Bianciardi, studioso all’Università di Siena di sistemi caotici applicati alla biologia, ha collaborato con Levin attraverso un altro approccio, confermando i dati sulla possibile presenza di vita su Marte.
Levin, Bianciardi e Barry di Gregorio, un astrobiologo hanno iniziato uno studio nel 2016, utilizzando il rover Curiosity della NASA. L’ente spaziale americano era stato inizialmente contrario all’esperimento ma poi si decise di condurre i test richiesti. Ad oggi, però, non si sono ancora avute conferme.
Secondo Levin è possibile che la vita su Marte esista e si sia adattata per resistere alle condizioni estreme presenti sul pianeta, la teoria di Darwin dovrebbe funzionare anche lassù.