Ogni buon manuale di storia recita che il continente americano fu scoperto da Cristoforo Colombo nel 1492 e poi aggiunge che probabilmente il Nordamerica era stato già raggiunto da popolazioni vichinghe alcuni secoli prima. Ritrovamenti archeologici hanno confermato questa “doppia scoperta” ma non hanno spiegato come mai della prima si perse ogni traccia, rendendo la spedizione del navigatore genovese di fatto la prima vera scoperta europea di questo straordinario continente. Vediamo di capirne le ragioni.
Le rotte dell’Atlantico settentrionale furono esplorate per gradi dai norvegesi. Dopo aver colonizzato l’Islanda nell’874 e da lí la Groenlandia nel 986, raggiunsero la costa del Nordamerica piú volte tra il 1000 e il 1350.
A Terranova è stata ritrovata l’unica testimonianza archeologica di questo approdo ed è probabile che questa sia la mitica Vinland celebrata nelle saghe nordiche. Il clima islandese permetteva l’esercizio della pastorizia ed alcune limitate colture in grado comunque di sostenere la colonia norvegese che costituirà l’origine dei futuri islandesi.
Diversa fu la situazione in Groenlandia, terra coperta da una coltre di ghiaccio e da un clima rigidissimo anche nelle zone costiere. La presenza norvegese sull’isola non fu mai superiore ai mille individui, che rimanevano dipendenti dalle importazioni di cibo e ferro dalla madrepatria e del legno dal Labrador.
I coloni norvegesi dipendevano quindi quasi esclusivamente dalla caccia per sopravvivere visto che sia la Norvegia che l’Islanda erano troppo povere e poco popolate per assicurare rifornimenti regolari. L’avvento della Piccola Era Glaciale, se possibile, aumentò la separazione fisica tra la Groenlandia e le terre d’origine dei coloni.
L’ultimo contatto dei groenlandesi con l’Europa avvenne nel 1410, grazie a una nave islandese spinta fuori rotta. Nel 1577, quando si ripresero i viaggi in zona, sull’isola non rimaneva piú nessun norvegese. L’America del Nord non fu scoperta direttamente dai Vichinghi norvegesi, le capacità di navigazione dell’epoca non consentivano un’esplorazione diretta tra la Norvegia ed il nordamerica.
Nella baia di Terranova vi approdarono i vichinghi groenlandesi separati da solo 320 km di navigazione. Si trattò peraltro di piccole pattuglie di coraggiosi esploratori che non avevano alcuna possibilità di colonizzare su vasta scala il nuovo continente. L’unico riscontro archeologico fin qui trovato è quello che si riferisce ad una campo invernale in quel di Terranova che ospitò al massimo qualche decina di individui. Le saghe vichinghe riportano di attacchi subiti dai nativi americani o eschimesi del Dorset.
Sta di fatto che quando la colonia norvegese in Groenlandia si estinse (non sappiamo se per fame o sterminate dagli eschimesi) le incursioni in nordamerica cessarono completamente. Il primo tentativo di colonizzare da parte degli europei il continente americano era fallito.
Le cose andarono meglio nel 1492. La spedizione di Colombo godeva di grandi progressi tecnologici sia nella navigazione marittima che negli armamenti e quando Colombo sbarcò nelle isole che chiamò Indie Occidentali non ci fu scampo per il milione di nativi che furono sterminati in guerra o a causa di malattie importate o ridotti in schiavitù.
La doppia scoperta dell’America
Se è vero che furono i Vichinghi i primi a sbarcare sul suolo nordamericano è altrettanto vero che non si trattò in alcun momento di una vera colonizzazione, per questo motivo la spedizione di Cristofero Colombo è di fatto il momento della vera scoperta europea del nuovo continente
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