Il crescente inquinamento, dato soprattutto dalla plastica, che pullula ormai in mari ed oceani, e si riversa a riva, sulle spiagge, rappresenta una grande minaccia per la fauna selvatica e gli ecosistemi.
Un certo numero di studi recenti hanno aiutato a individuare come siano andate le cose e cosa potremmo fare per risolvere il problema. Ci sono cinque questioni importanti su cui riflettere.
1. C’è troppa plastica
In uno studio pubblicato su “Science” sulla crescita dei rifiuti di plastica, un team internazionale di ricercatori ha stimato che da 19 a 23 milioni di tonnellate metriche, ovvero l’11% dei rifiuti di plastica generati, sono finiti negli ecosistemi acquatici nel 2016. E anche con i paesi che si impegnano a contribuire a ridurre i rifiuti o gestirli meglio, la quantità di inquinamento da plastica rischia di raddoppiare nei prossimi 10 anni.
Uno studio sulle soluzioni ai rifiuti di plastica, pubblicato nello stesso numero, ha attribuito l’epidemia di inquinamento da plastica a un aumento della plastica monouso e a una cultura in espansione dello “scarto“. I ricercatori hanno anche scoperto che i sistemi di gestione dei rifiuti, semplicemente non riescono a far fronte all’assalto della plastica, motivo per cui gran parte di essa finisce nell’ambiente. Ora sappiamo che solo il 9% dei prodotti in plastica che utilizziamo viene effettivamente riciclato.
2. Gli Stati Uniti sono i colpevoli principali
L’inquinamento da plastica è un problema globale, ma gli Stati Uniti giocano un ruolo enorme. Nel 2016 gli Stati Uniti erano responsabili di più rifiuti di plastica rispetto a qualsiasi altro paese, è quello che ha rilevato un nuovo studio su “Science Advances“. Alcuni di questi rifiuti sono stati scaricati illegalmente all’interno del paese e alcuni sono stati spediti in altri paesi che non disponevano delle infrastrutture necessarie per gestirli.
“La quantità di rifiuti di plastica generata negli Stati Uniti, stimata per entrare nell’ambiente costiero nel 2016, era fino a cinque volte superiore a quella stimata per il 2010, rendendo il contributo degli Stati Uniti tra i più alti al mondo“, hanno detto i ricercatori. In parte ciò è dovuto al fatto che gli Stati Uniti sono al secondo posto nell’esportazione di rottami di plastica.
3. Minaccia alla fauna selvatica e agli ecosistemi
Si stima che circa 700 specie marine e 50 specie di acqua dolce abbiano ingerito plastica o vi siano rimaste impigliate.
“Se non teniamo sotto controllo il problema dell’inquinamento da plastica nell’oceano, minacceremo di contaminare l’intera rete alimentare marina, dal fitoplancton alle balene“, ha dichiarato George Leonard, capo scienziato dell’Ocean Conservancy e coautore dello studio su Science sui rifiuti di plastica che ha inoltre affermato che quando capiremo definitivamente che la questione è davvero problematica, sarà probabilmente troppo tardi e forse non saremo in grado di tornare indietro. “Quell’enorme quantità di plastica sarà incorporata nella fauna selvatica dell’oceano essenzialmente per sempre“, ha concluso lo studioso.
Purtroppo bisogna rendersi conto che la minaccia contro il nostro pianeta, non solo è seria, ma è dolorosamente già in atto. Le microplastiche sono state infatti trovate anche negli animali terrestri, nel suolo, nell’acqua potabile e, non a caso, nel nostro corpo, sebbene non sia ancora chiaro quanto sia pericoloso per le persone.
4. Il boom del fracking sta producendo un boom di plastica
Nonostante i noti rischi di inquinamento da plastica e la preoccupazione per la sua crescente presenza nell’ambiente, la produzione di plastica, guidata da combustibili fossili come il gas fracked, e i suoi componenti chimici, è destinata ad aumentare del 40% nei prossimi 10 anni. Il fracking è una tecnologia per estrarre il petrolio, nota anche come fratturazione idraulica. Molto discussa in tutto il mondo, perché comporta non a caso notevoli rischi ambientali.
L’American Chemistry Council si è vantata che la perforazione del gas di scisto sta guidando un’impennata nella produzione di plastica, compreso l’investimento di oltre 165 miliardi di euro per finanziare operazioni nuove e ampliate in 343 impianti di produzione negli Stati Uniti.
Sul terreno questo significa inquinamento più dannoso lungo il “Cancer Alley” della costa del Golfo, dove i prodotti petrolchimici sono stati prodotti per decenni in comunità di colore a bassa ricchezza. E significa la costruzione di nuove strutture negli stati di Rust Belt come Ohio, Pennsylvania e West Virginia.
Il fracking causa anche il rilascio nell’atmosfera di emissioni nocive di gas serra, come il metano, amplificando la crisi climatica. Anche il processo di raffinazione e l’incenerimento dei rifiuti di plastica favoriscono ulteriormente le emissioni di gas serra e l’inquinamento pericoloso
5. Le soluzioni sono molteplici
Le pulizie delle spiagge tendono a fare notizia, ma è una battaglia persa finché le società petrolchimiche continueranno a produrre così tanta plastica per prodotti che buttiamo dopo un singolo utilizzo.
I ricercatori che hanno pubblicato il loro studio sulla rivista “Science” sulle “soluzioni per la plastica” hanno scoperto che è possibile ridurre l’inquinamento da plastica, forse fino all’80% entro il 2040, ma occorreranno cambiamenti sistemici sia nella riduzione della quantità di plastica prodotta sia nella migliore gestione del flusso di rifiuti.
Gli sforzi normativi possono aiutare questo processo, anche regolando la plastica come fonte di inquinamento ai sensi del Clean Water Act. Inoltre bisognerebbe vietare la plastica monouso, come l’Unione europea intende fare entro il 2021. Lo stesso vale per le ” leggi sull’economia circolare“, che sono state introdotte, ma non ancora approvate, negli Stati Uniti.
Queste leggi fermerebbero la produzione di nuovi impianti petrolchimici e incoraggerebbero le imprese ad assumersi la responsabilità dell’intero ciclo di vita dei prodotti che producono richiedendo che vengano riutilizzati, adeguatamente riciclati o compostati. Ottenere l’emanazione di leggi sull’economia circolare, tuttavia, significherà abbastanza volontà pubblica e politica per contrastare le industrie petrolchimiche, dei combustibili fossili e della plastica.
Fonte: https://www.ecowatch.com/stop-plastic-pollution-2649324134.html?rebelltitem=6#rebelltitem6