Batteri, i nuovi minatori dello spazio

Batteri come potenziali minatori spaziali, da utilizzare sulla Luna e su Marte. Questo quanto emerso dagli esperimenti effettuati sulla ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, e la scoperta potrebbe aprire degli scenari tanto insoliti quanto promettenti per la presenza in futuro dell'uomo nello spazio

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Batteri come potenziali minatori spaziali, da utilizzare sulla Luna e su Marte. Questo quanto emerso dagli esperimenti effettuati sulla ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, e la scoperta potrebbe aprire degli scenari tanto insoliti quanto promettenti per la presenza in futuro dell’uomo nello spazio.

Già da tempo sul nostro pianeta i batteri vengono usati per estrarre elementi economicamente importanti dalle rocce, talvolta anche rari, ma stavolta si è andati oltre. Per ben dieci anni gli scienziati britannici hanno lavorato per mettere a punto dei reattori biomining della dimensione di una scatola di fiammiferi, e lo scorso anno, diciotto di questi reattori sono stati inviati sulla ISS. Qui piccole parti di basalto sono state caricate sui dispositivi e immersi in una soluzione batterica.

Durante le tre settimane di durata dell’esperimento, i cui risultati sono stati poi pubblicati sulla rivista Nature Communications, è emerso che solo lo Sphingomonas Desiccabilis come batterio, tra i tre presi in esame, è stato in grado di estrarre elementi rari dal basalto in tre diverse situazioni di gravità: la microgravità, la gravità di Marte e quella terrestre. Dunque il biomining sulla Luna e su Marte sarebbe possibile, e fornire le basi di una futura autosufficiente presenza dell’uomo nello spazio.

Anche perché ricondurre questi elementi sulla Terra sarebbe economicamente poco conveniente, come affermato da Charles Cockell, professore di Astrobiologia all’Università dell’Edinburgh’s School of Physics and Astronomy, a capo del progetto.

La scoperta ha ovviamente destato l’interesse sia della NASA, che è alla ricerca di patner commerciali per andare a raccogliere polvere e rocce dalla superficie lunare contestualmente alla missione Artemis del 2024, che dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, che ha in programma di scavare alla ricerca di acqua e ossigeno sulla Luna nel 2025. Questo stesso anno inoltre, la Cina dovrebbe lanciare un rover diretto sulla Luna e che riporterà indietro campioni di terreno lunare.



Insomma, questi microrganismi così versatili in un futuro prossimo potrebbero essere sfruttati per molteplici utilizzi, aprendoci nuove frontiere nella colonizzazione dello spazio.

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