Ci sono diverse ragioni per cui la NASA non continuò a inviare astronauti con le missioni Apollo e queste ragioni non hanno certamente nulla a che fare con le dicerie complottiste che vorrebbero un confinamento sulla Terra degli umani imposto da una civiltà aliena. La chiusura si può attribuire a un calo di interesse dell’opinione pubblica e ai costi ritenuti eccessivi; non aveva molto senso, per alcuni, mandare degli uomini sulla Luna per prelevare qualche sasso e riportarlo a terra. L’ultima spedizione lunare volò nel 1972 e fu, per ironia della sorte, la prima (e l’ultima) a inviare sul polveroso suolo del nostro satellite un astronauta – geologo.
Eppure la NASA preparò, all’epoca, con l’ambizioso programma Apollo, anche le missioni 18, 19 e 20. Tuttavia queste missioni vennero cancellate a causa di problemi di bilancio. Il pubblico, inoltre, non più interessato alle missioni che erano diventate ormai una routine. Fu la prima missione che portò due astronauti americani sul suolo lunare a ricevere il massimo gradimento, gli americani si dimostrarono, battendo i sovietici nella corsa alla conquista dello spazio, una super potenza dalle mille risorse. Il programma Apollo era ambizioso ma il governo americano frenò le ambizioni degli ideatori che immaginavano di realizzare, con il proseguimento delle missioni, un vero e proprio avamposto lunare, una missioni di sorvolo di Venere e uno sbarco su Marte.
Il programma Apollo terminò all’inizio degli anni ’70 e la NASA passò al programma Skylab. Skylab era una stazione spaziale ricavata riadattando il terzo stadio del vettore Saturn V, il vettore SVIB che rimase in orbita dal 1973 al 1979. L’ultima missione ufficiale dell’Apollo fu il progetto Apollo-Soyuz Test, uno sforzo congiunto con l’Unione Sovietica che vide l’attracco di un modulo Apollo e di un modulo Soyuz nel 1975. Queste missioni avvennero nell’ambito dell’Apollo Applications Program (AAP), il successore di Apollo.
Le missioni lunari costarono tra i 25 e i 28 miliardi di dollari dell’epoca, una cifra astronomica. Oggi tenendo conto dei tassi di inflazione quei costi oscillerebbero tra i 150 e i 250 miliardi di euro. Tuttavia, la gestione del budget dell’epoca non può essere paragonata alla gestione odierna perché si era davanti a un nuovo campo di ricerca, a dir poco pionieristico, dove era quasi impossibile stabilire delle stime corrette.
Da allora sono passati tanti anni, ben 51 dalla conquista della Luna, tuttavia oggi la NASA si appresta a realizzare nuovi sbarchi. Il programma prevede un ritorno sulla Luna già nel 2024 con un costo stimato, per rispettare tale scadenza, di 28 miliardi di dollari, di cui solo 16 spesi per il nuovo modulo di atterraggio. Il progetto, fissato dal Presidente Trump come assolutamente prioritario, dovrà essere firmato e approvato dal Congresso che uscirà dalle elezioni il 3 novembre prossimo.
Anche in passato i rischi “politici” erano spesso come una spada di Damocle sospesa sulla NASA, soprattutto, ha fatto notare l’amministratore Jim Bridenstine, prima di elezioni così cruciali. Sarà fondamentale, secondo Bridenstine, che il Congresso approvi la prima tranche di 3,2 miliardi di dollari entro Natale. Le nuove missioni lunari, denominate missioni Artemis, ha fatto notare lo stesso Bridenstine, escluderanno i siti di atterraggio delle precedenti missioni Apollo e si concentreranno sul polo sud del nostro satellite, anche se alcune recenti indiscrezioni parlano proprio di rivisitare il sito di atterraggio dell’Apollo 11, per evitare alcune difficoltà di navigazione proprio alla prima missione.
La conquista del polo sud sarebbe fondamentale in quanto permetterebbe di acquisire importanti riserve di acqua ghiacciata, che potrebbe essere utilizzata in loco per generare ossigeno e carburanti, limitando la dipendenza dalla Terra della futura base lunare e riducendo i costi delle missioni successive. Per lo sbarco sono in competizione tre diversi progetti per costruire il lander lunare che trasporterà due passeggeri – uno dei quali sarà una donna, sulla Luna. Il modulo lunare sarà agganciato alla Orion della NASA.
Il primo lander è stato sviluppato da Blue Origin, fondata dal CEO di Amazon Jeff Bezos, in collaborazione con Lockheed Martin, Northrop Grumman e Draper. Gli altri due progetti sono SpaceX di Elon Musk e dalla società Dynetics.
Il primo volo, Artemis I, previsto per novembre del 2021, sarà senza pilota: il nuovo gigantesco vettore, erede del Saturn V, il poderoso SLS, attualmente in fase di test, si staccherà dalla rampa di lancio per la prima volta con la capsula Orion. Poi toccherà alla missione Artemis II, che nel 2023, porterà gli astronauti intorno alla Luna senza scendere al suolo. Infine, Artemis III sarà l’equivalente dell’Apollo 11 nel 1969, anche se la permanenza sulla Luna avrà una durata maggiore, una settimana e includerà da due a cinque “attività extraveicolari”.
“La scienza che faremmo è davvero molto diversa da qualsiasi cosa abbiamo fatto prima“, ha detto Bridenstine. “Dobbiamo ricordare che durante l’era Apollo, pensavamo che la luna fosse secca. Ora sappiamo che c’è molta acqua ghiacciata e sappiamo che è al Polo Sud“.
Ormai mancano pochi anni alla nuova epopea dello spazio che ci regalerà nuove scoperte scientifiche e certamente darà un nuovo impulso all’economia grazie a ricadute tecnologiche che ci auguriamo servano a migliorare la nostra vita.
Fonte: https://phys.org/news/2020-09-nasa-moon-billion.html
Fonte: https://www.wired.it/scienza/spazio/2019/07/19/missione-apollo-costo-essere-umano-luna/
La riconquista della Luna ormai è decisa: ecco il programma
Il programma Apollo era ambizioso ma il governo americano frenò le ambizioni degli ideatori che immaginavano di realizzare con il proseguimento delle missioni un vero e proprio avamposto lunare, una missioni di sorvolo di Venere e uno sbarco su Marte. Ora il progetto è altrettanto ambizioso.
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