By SCIENCE ALERT – Carly Cassella
24 AUGUST 2020
tradotto e adattato da Giampiero Muzi
Miliardi di anni fa la pioggia cadde su Marte in modo non sempre graduale. Nuove ricerche sui laghi attualmente svuotati del Pianeta Rosso suggeriscono che un’enorme quantità di acqua deve essere precipitata dal cielo violentemente tra i 3,5 e i 4 miliardi di anni fa, con una forza tale da scolpire il corso dei fiumi come canali e da sfondare letteralmente diversi bacini di laghi.
“Questo è molto importante perché significa che Marte in quel tempo era ricoperta di acqua. Vi furono molte precipitazioni piovose, che unite allo scioglimento delle nevi, riempì diversi canali e laghi“, sostiene la scienziata planetaria Gaia Stucky de Quay dell’Università del Texas (USA). I modelli sul clima di Marte non riescono a darci un’idea di quello che accadde così tanto tempo fa, ma gli studi di geomorfologia e chimica del pianeta suggeriscono certamente che ci fu un tempo in cui l’acqua era assolutamente abbondante su Marte, alimentata dalle piogge e dallo scioglimento delle nevi.
Gli scienziati non sono sicuri riguardo a quanto durarono questi violenti temporali o se il clima fosse proprio torrenziale, piovigginoso o un mix di tutti e due, ma i segni lasciati dall’acqua sulla superficie di Marte lasciano intendere che un tempo ci furono delle precipitazioni violente, talmente tanto da aver lasciato una traccia arrivata fino ai nostri giorni.
“Ora è tutto completamente asciutto” dice Stucky de Quay. “Stiamo provando a capire quanta acqua ci fosse e dove sia poi andata a finire”. Usando le immagini e la topografia del satellite, i ricercatori hanno esaminato 96 bacini lacustri che si suppone si siano formati miliardi di anni fa. Qualche bacino è totalmente rotto dalle inondazioni, e sono noti come bacini aperti, mentre altri sono ancora intatti e sono chiamati chiusi.
Misurando questi laghi e i loro letti, gli studiosi sono riusciti a dimostrare quanta pioggia e neve sciolta avrebbe dovuto riversarsi nei bacini chiusi senza arrivare a romperne la struttura geologica, nello stesso periodo di tempo in cui altri sono stati del tutto distrutti dalle alluvioni straripanti. In alcuni casi in cui i due diversi tipi di bacini lacustri sono stati alimentati dallo stesso fiume, i ricercatori hanno anche calcolato il massimo e il minimo di pioggia che potrebbe essere caduta in un singolo evento.
In una sola tempesta, che potrebbe aver avuto una durata di alcuni giorni o addirittura di migliaia di anni, gli scienziati hanno stimato che la pioggia riversatasi su Marte avrebbe precipitato tra i 4 e i 159 metri di acqua. Anche se gli effetti di tali fenomeni sono riscontrabili un po’ ovunque sul Pianeta Rosso, non in tutte le zone l’impatto è stato uniforme.
Alcuni laghi con bacini aperti si trovavano in regioni che sarebbero considerate semi aride sulla Terra, cosicché questi probabilmente hanno ricevuto meno acqua delle zone più umide.
“Siamo un po’ sotto stress a causa del fatto che i nostri vincoli teorici sul tema sono basati su un evento iniziale e non cumulativo, come una tracimazione, che deve essere successo durante una sola – probabilmente continua – fuoriuscita di acqua, che potrebbe essersi a sua volta ripetuta in molte altre occasioni”, scrivono gli autori: “Infatti i volumi della larga erosione subiti dal passaggio nella valle richiedono enormi quantitativi di acqua, che generalmente eccedono le stesse capacità volumetriche del bacino lacustre, il che fa pensare e ripetute tracimazioni”. In altre parole, i canali maggiormente profondi che conducono ai laghi sono stati probabilmente scolpiti da diversi nubifragi, che con ogni probabilità hanno fatto tracimare i laghi stessi in diverse circostanze.
Recentemente comunque, alcuni scienziati hanno ipotizzato che queste valli non siano state scavate semplicemente dall’acqua, anche perché sovrastimando l’impatto delle piogge potremo errare nel calcolo delle precipitazioni realmente avvenute. Ciò nonostante, gli autori ritengono che queste nuove conoscenze sulle piogge e l’aridità potrebbero aiutare a migliorare i test sui nostri modelli climatici di Marte, ma gli stessi studiosi ammettono anche che queste scoperte sono solo un pezzo di un puzzle ben più grande. La comprensione dell’evoluzione climatica di Marte sarà la chiave per valutare il suo potenziale di pianeta adatto alla vita, e questa è la ragione per cui proprio ora il programma della NASA Mars 2020 sta indirizzando il suo rover Perseverance verso un letto lacustre marziano.
Lo studio è stato pubblicato su Geology (Virginia, USA).
Fonte: Science Alert