Celiachia: ecco perché è in aumento

La celiachia è una malattia autoimmune che rende particolarmente sensibili al glutine, la proteina del frumento, i soggetti che ne sono colpiti. Recenti studi hanno evidenziato un aumento importante di persone celiache

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La celiachia è una malattia autoimmune infiammatoria permanente che coinvolge l’intestino e i suoi sintomi si manifestano in soggetti predisposti geneticamente attraverso il consumo di alimenti contenenti glutine.

I sintomi causati dall’ ingestione del glutine possono essere diversi e con disturbi più o meno severi a seconda della gravità della malattia celiaca. Tra quelli principali troviamo:

  • Diarrea;
  • gonfiore addominale;
  • dolore addominale;
  • perdita di peso, come conseguenza di malassorbimento intestinale;
  • rallentamento della crescita nei bambini.

La celiachia si manifesta quando il sistema immunitario attacca erroneamente il tessuto sano della parete intestinale e in modo particolare la superficie dell’intestino che è ricoperta dai c.d. villi intestinali, che hanno la funzione di accrescerne la superficie utile ad assorbire i nutrienti introdotti con il cibo.

Nei soggetti celiaci il glutine va a stimolare il sistema immunitario che riconosce come pericolose alcune molecole dell’intestino e reagisce contro di esse provocando danni, infiammazione e l’appiattimento dei villi: questo fenomeno porterà alla manifestazione dei disturbi della malattia celiaca.

Il glutine è una proteina rintracciabile nel grano, nell’orzo e nella segale ma può essere usato come additivo industriale in alimenti apparentemente non sospetti come i salumi, i formaggi,  gelati, yogurt ecc. Ad oggi, l’unica terapia per la remissione totale dei sintomi, è una dieta adeguata.

La malattia celiaca coinvolge l’1% della popolazione mondiale, può manifestarsi a qualsiasi età e interessa più le donne rispetto agli uomini. In Italia soffrono di celiachia 172 mila persone, con un incremento del 15% di pazienti solo nell’ultimo biennio.

Secondo la dottoressa Barbara Paolini, Medico Dietologo dell’UO di Dietetica e Nutrizione Clinica presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Senese (Professore all’Università di Siena. Presidente Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, sezione Toscana (ADI)): “L’attuale terapia contro la celiachia è una dieta priva di glutine per tutta la vita. I soggetti celiaci devono escludere dalla dieta tutti gli alimenti a base di cereali contenenti glutine come pane, pasta, pizza, cracker, cereali da colazione, grissini, snack. Da escludere i prodotti dove il glutine è aggiunto come additivo durante i processi industriali di trasformazione. Ne sono un esempio gelati, sughi e piatti pronti, alcuni insaccati, alcuni formaggi. Attenzione anche ai farmaci dove il glutine può essere presente come eccipiente”.

L’esperta inoltre consiglia un controllo sei mesi dopo la prima diagnosi, poi ogni anno per verificare l’efficacia della dieta. È importante monitorare la salute delle ossa e degli organi con densitometria ossea ed esami bioumorali, con particolare riguardo per la tiroide.

La dieta senza glutine però, potrebbe causare carenza di fibre, vitamine del gruppo B, ferro e oligoelementi. Inoltre l’aumento di peso e la possibile obesità indotta dalla dieta aglutinata aumentano il rischio di patologie metaboliche.

Per quanto riguarda l’aumento della sensibilità al glutine, il motivo principale è da ricercare nel tipo di alimenti che consumiamo. Infatti il grano che troviamo oggi sul mercato proviene da una coltura intensiva e da selezioni che durano da anni che hanno portato all’inclusione di prodotti provenienti da chicchi con un elevato contenuto di glutine.

È risaputo infatti, che una quantità maggiore di glutine permette una lavorazione ottimale delle farine interessate, che facilita la creazione di prodotti industriali. Questo fattore, insieme all’eliminazione del germe di grano e della crusca, ha portato ad un consumo eccessivo di farine bianche e di conseguenza all’incremento della malattia celiaca.