Due esperti hanno sviluppato un nuovo metodo per trovare i buchi neri nel sistema solare esterno e, insieme ad esso, determinare una volta per tutte la vera natura dell’ipotizzato Pianeta Nove. la tesi, nata per provare a spiegare l’anomalia dovuta all’allineamento delle orbite di 6 piccoli corpi celesti ai confini del sistema solare, avrebbe condotto a questa via.
Mistero o realtà? il nuovo metodo che conduce ai buchi neri
L’Équipe, formata da due scienziati dell’Università di Harvard in collaborazione con la Black Hole Initiative (BHI), ha sviluppato un nuovo metodo per trovare i buchi neri nel sistema solare esterno e, insieme ad esso, determinare, quale sia la natura del tanto chiacchierato Pianeta Nove.
Il documento, accettato da The Astrophysical Journal Letters, rende evidente la capacità della futura missione Legacy Survey of Space and Time (LSST – operativa nel 2023) di osservare i razzi di accrescimento, la cui presenza potrebbe dimostrare o escludere il Pianeta Nove come un buco nero.
Il Dott. Abraham Loeb – Professore di Scienze ad Harvard – e Amir Siraj – studente universitario di Harvard – ha sviluppato il nuovo metodo per la ricerca dei buchi neri nel sistema solare esterno, basato sui brillamenti che risultano dall’interruzione delle comete intercettate.
Lo studio suggerisce che l’LSST ha la capacità di trovare i buchi neri osservando i razzi di accrescimento risultanti dall’impatto di piccoli oggetti della nube di Oort.
“In prossimità di un buco nero, i piccoli corpi che si avvicinano a esso si scomporranno come risultato del riscaldamento dovuto all’accrescimento di fondo del gas del mezzo interstellare sul buco nero“; ha detto Siraj. “Una volta che si fondono, i piccoli corpi sono soggetti a un’interruzione di marea da parte del buco nero, seguita dall’accrescimento dal corpo gravemente danneggiato sul buco nero“.
Come i ricercatori spiegano la natura del pianeta nove
Loeb ha aggiunto: “Poiché i buchi neri sono intrinsecamente scuri, la radiazione che la materia emette sulla sua strada verso il centro del buco nero è il nostro unico modo per illuminare quest’ambiente buio”.
Le future ricerche di buchi neri primordiali potrebbero essere informate dal nuovo calcolo.
“Questo metodo può rilevare o escludere i buchi neri intrappolati di massa planetaria fino al bordo della nube di Oort, o circa un centinaio di migliaia di unità astronomiche“. Ha detto Siraj. “Potrebbe essere in grado di porre nuovi limiti alla frazione di materia oscura contenuta nei buchi neri primordiali“.
Si prevede che l’imminente LSST avrà la sensibilità necessaria per rilevare i razzi di accrescimento, mentre la tecnologia attuale non è in grado di farlo senza una guida.
“LSST ha un ampio campo visivo, coprendo l’intero cielo più e più volte, e cercando i razzi transitori“; ha aggiunto Loeb. “Altri telescopi sono ottimi a puntare un bersaglio conosciuto; ma non sappiamo esattamente dove cercare il Pianeta Nove. Conosciamo solo l’ampio raggio d’azione in cui potrebbe risiedere“. Siraj poi continua: “La capacità di LSST di ispezionare il cielo due volte a settimana, è estremamente preziosa. Inoltre, la sua profondità, senza precedenti, permetterà di rilevare i razzi di segnalazione più piccoli, che sono più frequenti di quelli di grandi dimensioni“.
Scoperta scientifica senza precedenti
“Il Pianeta Nove è una spiegazione convincente per l’ammasso osservato di alcuni oggetti oltre l’orbita di Nettuno. Se l’esistenza del Pianeta Nove viene confermata attraverso una ricerca elettromagnetica diretta, sarà il primo rilevamento di un nuovo pianeta nel sistema solare in due secoli, senza contare Plutone”. Afferma Siraj, aggiungendo che la mancata rilevazione della luce dal Pianeta Nove – o da altri modelli recenti, come il suggerimento di inviare sonde per misurare l’influenza gravitazionale – renderebbe il modello del buco nero intrigante.
“Ci sono state molte speculazioni riguardanti le spiegazioni alternative per le orbite anomale osservate nel sistema solare esterno. Una delle idee avanzate era la possibilità che il Pianeta Nove potesse essere un buco nero delle dimensioni di un pompelmo con una massa da cinque a dieci volte superiore a quella della Terra“.
L’attenzione sul Pianeta Nove si basa sia sul significato scientifico, senza precedenti, che un’ipotetica rivelazione di un buco nero di massa planetaria nel sistema solare potrebbe avere. Sia sul continuo interesse a capire cosa c’è là fuori.
“La periferia del sistema solare è il nostro cortile. Trovare il Pianeta Nove è come scoprire un cugino che vive nel capanno dietro casa, di cui non si è mai saputo nulla”; asserisce Loeb. “Ci si chiede subito: perché è lì? Come ha ottenuto le sue proprietà? Ha segnato la storia del sistema solare? Ce ne sono altri come lui?”.
La ricerca è stata finanziata in parte da una sovvenzione della Breakthrough Prize Foundation. Ed anche dalla Black Hole Initiative (BHI) di Harvard, che è finanziata da sovvenzioni della John Templeton Foundation (JTF) e della Gordon and Betty Moore Foundation (GBMF).