La prima guerra mondiale è iniziata da circa sei mesi e sul terreno si sta già trasformando nella guerra di trincea che sarà causa di una lunghissima serie di inutili carneficine. Due dirigibili tedeschi Zeppelin L4 e L3, decollano dalla base di Fuhlsbüttel all’inizio della foce dell’Elba, nei pressi di Amburgo, nel tardo pomeriggio del 19 gennaio 1915.
Durante la notte attraversano indisturbati il Canale della Manica in direzione delle coste inglesi. La missione consisteva nel bombardamento di impianti militari e fabbriche lungo l’estuario del fiume Humber. Al comando dello Zeppelin L4 e dell’intera missione c’è il trentacinquenne conte Magnus von Platen-Hallermund che a causa di alcuni problemi di navigazione e di un forte vento perde, inconsapevolmente, la rotta e si ritrova sulla costa del Norfolk.
Gli abitanti delle tre cittadine costiere di Yarmouth, Sheringham e King’s Lynn la mattina del 20 gennaio si rendono conto che c’è qualcosa di strano dal frastuono dei due dirigibili, all’inizio simile ad una gigantesca zanzara e poi, progressivamente sempre più assordante.
L’aria tersa di una bella giornata invernale di gennaio permette loro di scorgere infine le forme affusolate, simili a giganteschi sigari dei due dirigibili tedeschi in avvicinamento. Lo Zeppelin di von Platen-Hallermund sfiora la chiesa cattolico-romana in mattoni di Sheringham. Se questa avesse avuto un campanile importante il dirigibile vi si sarebbe schiantato, facendo così fallire sul nascere la missione degli aviatori tedeschi.
Anche se completamente fuori rotta rispetto ai bersagli previsti, von Platen-Hallermund decide di bombardare. Gli ordigni devono essere lanciati a mano, una alla volta, perché non esistevano meccanismi automatici di sgancio. La maggior parte delle bombe e degli ordigni incendiari caddero su terreni non coltivati ai margini della cittadina.
A Yarmouth però il cinquantatreenne Samuel Afred Smith che osservava il cielo dall’uscio della sua bottega di calzolaio fu colpito da una scheggia che l’uccise sul colpo. Smith ebbe il discutibile onore di essere la prima vittima di un bombardamento aereo.
In totale l’incursione provocò quattro morti e sedici feriti, oltre a qualche danno materiale, soprattutto tegole e finestre. I due dirigibili fecero ritorno alla base e quando il conte von Platen-Hallermund scese dalla gondola del dirigibile tedesco fece un rapporto del tutto inverosimile raccontò di feroci combattimenti sopra città ben fortificate, un diluvio di proiettili traccianti e fuochi di sbarramento. L’elegante conte confermò che tutti gli obiettivi assegnati erano stati distrutti.
Niente di tutto questo era accaduto. Nessuna difesa era stata veramente affrontata e nonostante l’assoluta tranquillità il bombardamento aveva sbagliato obiettivi e prodotto danni modestissimi ed un pugno di morti e feriti.
Qualche giorno dopo la stampa britannica e quella internazionale sbugiardarono l’ufficiale tedesco pubblicando le foto delle località bombardate e stigmatizzando la natura “terroristica” degli attacchi. Nonostante che la verità fosse emersa chiaramente tutti gli ufficiali e gli uomini che avevano partecipato alla missione furono decorati.
Il corpo aereo della Marina Imperiale era interamente costituito da dirigibili di tipo Zeppelin, adottati nel 1914, raggiunsero il numero complessivo di 84 velivoli, avevano un equipaggio di 16 uomini. Lunghi 160 metri potevano raggiungere la velocità massima di 100 km/h e trasportavano fino a 4.000 kg di ordigni, raggiungendo una quota operativa di 6400 metri.
Oltre a essere dotati di motori e timone, si basavano sullo stesso principio dei palloni aerostatici. Il gas utilizzato era l’idrogeno. La carena era composta da anelli rinforzati, fino a venti, fatti di un metallo leggero, il duralluminio, ed era rivestita con una tela di cotone lucidata. Tra gli anelli erano sospesi dei palloni riempiti di idrogeno. Questi palloni erano costruiti con la membrana esterna degli intestini di buoi. Per uno Zeppelin di medie dimensioni, con una superficie totale dei palloni tra i 20 e i 30 metri quadrati, ci volevano i visceri di 250.000 buoi.
Si trattava quindi di velivoli intrinsecamente pericolosi e con non pochi difetti strutturali. A farne le spese, fra gli altri, fu il nostro conte von Platen-Hallermund che circa un mese dopo l’infruttuosa missione sui cieli inglesi, sorpreso da una bufera lungo la costa norvegese, fu costretto a tentare un atterraggio d’emergenza sulle dune della spiaggia di sabbia di Blåvands Huk, appena a nord di Esbjerg, nella neutrale Danimarca.
Dopo che la maggior parte dell’equipaggio si era buttata giù tra le dune, il dirigibile fu di nuovo spinto verso l’alto e sorvolò il mare in direzione ovest, con quattro macchinisti ancora a bordo che sparirono senza lasciare traccia. L’aristocratico ufficiale tedesco fu catturato ed internato, in uno stato di prigionia consono alla classe sociale a cui apparteneva.