Leggendo molti siti web e perfino le pagine online di molti grandi quotidiani a carattere nazionale sembrerebbe che la NASA abbia scoperto un universo parallelo, alcuni di questi siti di notizie, più prudenti, ci fanno sapere che, in effetti, più che avere scoperto un universo parallelo, alcuni scienziati dell’agenzia spaziale americana ne avrebbero scoperto le prove dell’esistenza.
Insomma, si legge nella notizia, un intero universo, proprio come il nostro, parallelo al nostro, giusto un po’ diverso: si tratterebbe di un universo a specchio rispetto al nostro, dove il tempo scorre al contrario.
Questi articoli strabilianti sostengono che un esperimento svolto in Antartide ha rilevato delle speciali particelle che infrangono le leggi della fisica. La fonte iniziale cui fanno riferimento tutti questi articoli è un articolo pubblicato su New Scientist l’8 aprile intitolato “We may have spotted a parallel universe going backwards in time“.
Al centro del rapporto alcune scoperte dell’Antarctic Impulsive Transient Antenna o ANITA, un esperimento gestito da ricercatori della NASA di cui parlammo anche noi all’epoca per via di un articolo pubblicato su arXiv.org dove, tuttavia, non c’erano riferimenti ad universi a specchio.
Questo esperimento utilizza una serie di antenne radio attaccate a un pallone ad elio che sorvola la calotta glaciale antartica a 37.000 metri. A tale altezza, le antenne possono “ascoltare” il cosmo e rilevare le particelle ad alta energia, i neutrini, che costantemente bombardano il pianeta.
Queste particelle non rappresentano una minaccia per noi e passano attraverso la maggior parte degli oggetti solidi senza che nessuno se ne accorga (alcune stime suggeriscono che 100 trilioni di neutrini attraversano il nostro corpo ogni secondo!). I neutrini raramente interagiscono con la materia. ANITA rileva i neutrini che risuonano dallo spazio e si scontrano con la materia nella calotta glaciale antartica.
Nel corso degli anni, ANITA ha rilevato alcuni eventi “anomali“. In questo caso sembrerebbe avere rilevato dei neutrini provenienti da una direzione strana, invece di arrivare dallo spazio sembravano provenire dall’interno della Terra.
Questi risultati effettivamente non possono essere spiegati dalla nostra attuale comprensione della fisica, questo è vero.
“I rilevamento anomali di ANITA sono noti e discussi dal 2016“, spiega Ron Ekers, membro onorario del CSIRO, l’agenzia scientifica nazionale australiana.
Sebbene il rapporto pubblicato da New Scientist sia stato pubblicato l’8 aprile e i risultati di ANITA siano noti da quasi due anni, questa storia è balzata alla ribalta solo negli ultimi dieci giorni.
Titoli sempre più clamorosi hanno stimolato la diffusione della notizia sui social media. “La NASA scopre prove di un universo parallelo in cui il tempo scorre al contrario” recita uno. Un altro, più prudente dice: “Gli scienziati potrebbero aver appena trovato prove dell’esistenza di un universo parallelo“.
Poiché New Scientist è un’ottima rivista a carattere scientifico i cui contenuti sono riservati agli abbonati, tutti gli articoli scritti e pubblicato in rete sull’esistenza di questo universo parallelo derivano da meno di una decina di paragrafi visibili in preview e al lettore non abbinato non è consentito l’accesso ai dettagli della scoperta, in cui uno degli scienziati commenta che queste osservazioni “lasciano spazio anche all’ipotesi di un universo parallelo“.
C’è un altro osservatorio per la caccia ai neutrini al Polo Sud, noto come IceCube, che ha seguito le osservazioni ANITA e suggerisce che il modello standard della fisica non può spiegare questi strani eventi.
“In una situazione del genere inizi a esplorare possibilità ancora più estreme“, commenta Ekers.
Si tratta in effetti di una storia scientifica davvero interessante, ma non è quella che ci viene propinata dai siti scandalistici. L’esperimento ANITA è di per sé sbalorditivo. Cerca particelle “spettrali” che attraversano gran parte della materia. Ha sicuramente rilevato qualcosa di insolito e inaspettato. Ci sono molte teorie concorrenti che non vengono riportate in questi articoli scritti solo per generare visualizzazioni, come l’idea che sia il ghiaccio dell’Antartico a dare origine a questi eventi anomali.
Pat Scott, fenomenologo delle astroparticelle presso l’Università del Queensland, spiega che l’idea “è plausibile“, ma suggerisce che ci sono molte molte altre teorie che possono spiegare le anomalie rilevate da ANITA. “Non c’è nulla che implichi necessariamente il rilevamento di un universo parallelo“, afferma.
Ciò a cui si arriva è semplice: ci sono moltissime cose che non sappiamo sui neutrini che gli astrofisici e gli scienziati stanno ancora cercando di svelare. “Siamo assolutamente sicuri che ci sia da scoprire una nuova fisica“, afferma Clancy James, radioastronomo della Curtin University in Australia.
Balzare direttamente alla conclusione di avere trovato una prova dell’esistenza di un universo parallelo è un po’ esagerato, e ci sono teorie meno sbalorditive che potrebbero spiegare ciò che ANITA ha rilevato. “Esistono numerose potenziali particelle candidate che potrebbero giustificare i risultati di ANITA“, afferma Geraint Lewis, astrofisico dell’Università di Sydney.
“Certo, l’ipotesi di un universo parallelo è molto più eccitante e genera titoli più interessanti, ma idee alternative e più credibili sono ancora sul tavolo“, osserva Lewis.
Lewis specifica anche che non significa che l’idea sia sbagliata, ma bisogna ammettere che il peso delle prove attualmente dice il contrario.
Sfortunatamente, la maggior parte degli articoli che sostengono questa teoria senza un attento esame delle prove complicano il rapporto del pubblico con la scienza, che è già su un terreno instabile grazie alle campagne di disinformazione sul cambiamento climatico e la pandemia di coronavirus.
Quando leggiamo di storie come questa è sempre bene ricordare “lo standard Sagan“, un adagio pronunciato dal famoso astronomo Carl Sagan che sosteneva che “affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie“. Al momento, abbiamo una teoria clamorosa ma mancano le prove straordinarie per sostenerla.
Ciò che abbiamo, dice Ekers, è “una spiegazione un po ‘sfacciata… suggerita dalla frustrazione di non a proporre nulla che spieghi l’osservazione“.
Secondo lui, quella dell’universo parallelo è una “buona idea pronta per l’uso”, un’idea “affascinante”, ma non da prendere molto sul serio.
La conclusione è che non abbiamo trovato prove dell’esistenza di un universo parallelo.