La serie iconica degli anni ’70, “Six Million Dollar Man” che una generazione di americani di ogni età e non solo, avrebbe guardato per sette anni sul canale ABC-TV dal 1973 al 1978 mostra in apertura un terribile incidente aereo.
Come tanti ricordano, il Col. Steve Austin l’astronauta americano a bordo del prototipo schiantato, venne recuperato e trasformato in un “uomo bionico”. Il filmato appartiene alla NASA e mostra un incidente aereo realmente accaduto che il vero protagonista della vicenda non apprezzava sapere così spesso in TV.
Negli anni 60′ l’America era impegnata nella corsa alla conquista della Luna, con l’obiettivo di farvi sbarcare prima dei sovietici i primi esseri umani entro la fine del decennio. La NASA, impegnata nella missione Apollo, si dedicò anche ad altre ricerche nel tentativo di realizzare uno speciale velivolo pilotato privo di ali in grado di compiere un rientro planato dall’orbita.
Dal 1963, e per 12 anni, gli ingegneri del NASA Dryden Flight Research Center presso Edwards AFB in California lavorarono per dimostrare che un pilota poteva condurre in volo e far atterrare con successo un velivolo senza ali definito “lifting body” o velivolo a corpo portante. Il 9 maggio di 53 anni fa questo sogno si concluse con la distruzione del prototipo M2 – F2.
Il 10 maggio 1967, il pilota del progetto lifting body M2 – F2 Bruce A. Peterson decollò per compiere la sua quarta planata controllata, il 16° volo di prova sul deserto di Edwards. Una giornata di bel tempo accompagnò l’ultima di una serie di planate, mentre per le planate successive il programma avrebbe installato sul velivolo il motore a razzo XLR-11 per il volo a motore.
Peterson, un veterano pilota di lifting body, pilotò la precedente versione M2-F1 e la versione pesante di lifting body HL-10. Era laureato alla scuola di aviazione navale e ufficiale negli Stati Uniti, si laureò successivamente presso la scuola pilota dell’aeronautica militare a Edwards nel 1962.
Costruito dalla Northrop Corp., il velivolo M2-F2 dal peso di 4.620 libbre, progettato per planare nell’aria, veniva sganciato dall’attacco sotto l’ala di dritta del poderoso jet Air Force B-52.
Il volo. Il pilota salì a bordo del lifting body e una volta raggiunta l’altitudine stabilita, il “NASA 803” venne sganciato con successo iniziando la sua planata verso Edwards. Peterson pilotò il M2 – F2 alla perfezione mentre eseguiva alcune manovre di prova durante la discesa.
“Mentre Peterson si avvicinava al lago, il M2-F2 subì un’oscillazione indotta dal pilota”, spiega il portavoce della NASA Yvonne Gibbs. “Il veicolo rotolò da una parte all’altra in volo mentre Peterson cercava di metterlo sotto controllo. Peterson si riprese, ma poi osservò un elicottero di salvataggio che sembrava rappresentare una minaccia di collisione”. Gibbs ha aggiunto che Peterson trasmise alla radio per far spostare l’elicottero, temendo uno scontro.
“Distratto, Peterson andò alla deriva trasversale a causa del vento, verso un’area non segnata del letto del lago dove era molto difficile giudicarne l’altezza a causa della mancanza della guida fornita dagli indicatori sulla pista del lago”, spiega Gibbs. “Innescò i razzi di atterraggio per fornire ulteriore sollevamento, ma colpì il letto del lago prima che il carrello di atterraggio fosse completamente estratto e bloccato. L’M2-F2 si ribaltò sei volte rovesciandosi”.
Il pilota non ebbe il tempo di lanciarsi e fu estratto dal velivolo e immediatamente portato all’ospedale. In seguito venne portato alla base aeronautica di March, seguito da un soggiorno presso l’ospedale dell’UCLA. Il pilota non fu mai in pericolo di vita.
I ricercatori della NASA scoprirono in seguito che il M2-F2 ebbe problemi con il controllo laterale e con il sistema di controllo della stabilità. Il programma del lifting body continuò con una versione ridisegnata nota come M2-F3 che venne modificata con una terza pinna verticale posta al centro tra le due pinne. Ciò contribuì a migliorare le sue caratteristiche di controllo.
“I design del lifting body influenzarono il design dello space shuttle e si sono anche reincarnati nel design dell’X-38 negli anni ’90”, ha spiegato Gibbs.
Il pilota rimase alla NASA fino al ritiro nel 1981, lo stesso anno in cui lo space shuttle volò per la prima volta nello spazio. Bruce Peterson morì nel maggio 2006 a seguito di una lunga malattia nella sua casa di Ocean Springs, in California.