Lanciate nel 1977, le sonde Voyager 1 e 2 sono i veicoli spaziali più longevi ancora in attività, ancora operative dopo 42 anni dal lancio, decenni dopo la fine nominale della loro missione che consisteva nel dare, letteralmente, un’occhiata ai pianeti esterni del sistema solare. Dopo tutti questi anni, i tre generatori termoelettrici a radioisotopi (RTG) che le hanno alimentate ancora funzionano e forniscono energia, sia pure in misura sempre minore.
Per ovviare alla sempre maggiore carenza di energia, i responsabili delle due missioni hanno dovuto scegliere a quali strumenti dare la priorità, e recentemente hanno spento lo strumento di riscaldamento del sensore di raggi cosmici della Voyager 2. Lo strumento, al momento, risulta ancora funzionante, nonostante sia stato testato per operare a temperature entro i 10 gradi sotto zero e la temperatura esterna risulta essere di meno 24.
La sonda ha ancora cinque strumenti attivi che vengono utilizzati ancora per raccogliere dati e rimandarli sulla Terra nel suo lungo viaggio nello spazio profondo.
Dopo tutti questi anni
La sonda spaziale Voyager 2 fu lanciata nel 1977 con una sonda gemella, ciascuna dotata di dieci strumenti per esplorare il sistema solare solare esterno e prendere immagini dei pianeti durante gli incontri ravvicinati con gli stessi.
La Voyager 1 visitò Giove e Saturno prima di dirigersi verso lo spazio profondo, mentre la Voyager 2 oltre questi due visitò anche Urano e Nettuno, con una traiettoria più lunga e lenta. È ormai dal 1989 entrambe esplorano lo spazio al di là dei pianeti e restituiscono informazioni inestimabili sull’estensione dell’atmosfera solare e dei suoi effetti. Nel 2018 la Voyager 2 è entrata ufficialmente nello spazio interstellare, inviando informazioni su come l’ambiente spaziale è cambiato da quando ha lasciato la sfera d’influenza del Sole.
Voyager 2 ha ancora cinque strumenti attivi rispetto ai quattro di Voyager 1. Gli strumenti spenti sono stati disattivati intenzionalmente, poiché, ad esempio, le telecamere per le immagini non sono utili così lontano dalla luce solare o da oggetti da riprendere. Gli altri stanno ancora misurando l’intensità dei raggi cosmici, dei campi magnetici e di altre particelle cariche che riempiono lo spazio interstellare ben oltre i pianeti.
Misurando queste particelle, gli astronomi stanno imparando quanto lontano si estende l’energia del Sole e come questi campi interagiscono con il mezzo interstellare oltre i bordi del sistema solare.
Versione complottista: la NASA ha disattivato dei sensori della Voyager 2 perché ha incontrato una sonda aliena e la gente non deve sapere.
GOMBLODDOOOOO!
Scherzi a parte, è ancora discutibile se le sonde Voyager stiano già in una zona definibile come “spazio interstellare”. Pare che stiano ancora nel sistema solare.
In realtà hanno raggiunto entrambe la zona definita come “eliopausa” ovvero quela zona dove finisce l’effetto del vento solare. Chiaro che sono ancora nel sistema solare, me per sfuggire completamente agli effetti gravitazionali del sole ci vorranno ancora moltissimi anni.
Fino a che distanza si estende l’influenza gravitazionale del sole?
L’influenza del Sole, del vento solare, si estende fino all’eliopausa, modellata dal vento interstellare proveniente da tutte le stelle vicine. Possiamo immaginare una bolla gigantesca che definisce la regione in cui l’effetto delle emissioni del Sole domina rispetto alle altre stelle. Lo scontro tra vento solare e vento interstellare avviene nella zona detta termination shock, dove si registra un rallentamento del primo (tra 80 UA e 100 UA). Dopo questa zona il vento solare diventa più turbolento e la sua azione termina alla già citata eliopausa dove invece domina il vento interstellare, ad una distanza di circa 230 UA. Parliamo di più di 4 volte la distanza tra il sole e Plutone.
Ancora più all’esterno troviamo la nube di Oort posta tra 50.000 UA e 200.000 UA, che dovrebbe essere popolata da comete e nella quale la forza gravitazionale del Sole viene ancora avvertita. La zona si trova al di fuori dell’eliopausa, dunque è completamente investita dal vento interstellare proveniente dalle stelle che ci circondano. Nonostante la forza gravitazionale del Sole abbia la sua influenza nella nube di Oort, le stelle vicine fanno sentire la loro attrazione in questa zona. Parliamo comunque di uno spazio che conosciamo poco e non sappiamo nemmeno fino a dove si estende, dunque anche in questo caso il confine che delimita il nostro sistema solare non è per nulla netto come si potrebbe pensare.
Diciamo che si può considerare, in linea generale, il confine del sistema solare ad almeno 250 mila unità astronomiche dal Sole (1 unità astronomica corrisponde alla distanza media tra la Terra ed il Sole).
Quindi l’influenza gravitazionale del sole potrebbe estendersi fino a quasi 3 anni luce?
150 milioni di km (circa 1 UA se non sbaglio) x 200 mila = 30 mila miliardi di km.
Se non ricordo male un anno luce è quasi 10 mila miliardi di km.
Giusto? Ho capito bene?
Si, e infatti gli oggetti nella nube di Hoort cominciano a sentire l’influenza delle stelle vicine. Proxima Centauri si trova a poco più di 4,3 anni luce da noi.