10 miliardi di pianeti simili alla Terra nella nostra galassia

La nostra galassia potrebbe essere disseminata di pianeti caldi e ricchi di acqua allo stato liquido come la Terra

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I ricercatori della Penn State University, utilizzando i dati del telescopio Kepler della NASA hanno stimato che attorno a un quarto delle stelle simili al sole presenti nella Via Lattea orbita almeno un pianeta con caratteristiche simili alla Terra.

Traducendo le conclusioni in termini numerici scopriamo che potrebbero esistere fino a 10 miliardi di pianeti come la Terra, con temperature superficiali in grado di mantenere l’acqua liquida, quindi in grado di sostenere la vita come noi la conosciamo.

Questa stima è un passo importante nella ricerca della vita extraterrestre, perché se la vita si è evoluta sulla terra, sapendo che la galassia che ci ospita è “ricca” di altre terre simili è altamente probabile che la vita aliena possa esistere, forse anche in forme molto evolute.

Questa scoperta potrà migliorare la comprensione di pianeti extrasolari simili alla Terra grazie all’utilizzo di nuovi sistemi avanzati di ricerca come il Wide-Field Infrared Survey Telescope, che sarà lanciato nello spazio a metà degli anni ’20 e andrà a caccia di tracce di ossigeno e vapore acqueo eventualmente presenti sui pianeti extrasolari.

Otterremo un ritorno molto maggiore sul nostro investimento se sapremo quando e dove cercare“, ha dichiarato a Business Insider Eric Ford, professore di astrofisica e coautore del nuovo studio.

I pianeti definiti “simili” alla Terra dal team di Ford variano come grandezza da tre quarti a una volta e mezza le dimensioni del nostro pianeta e orbitano attorno alla loro stella madre in un periodo compreso tra i 237 e i 300 giorni. Pianeti del genere si trovano molto probabilmente all’interno della fascia di abitabilità, la gamma di distanze che consentono al pianeta stesso di avere acqua liquida sulla superficie.

Il comunicato stampa rilasciato da Ford aggiunge: “Per gli astronomi che stanno cercando di capire quale sia un buon progetto per il prossimo osservatorio spaziale, questa informazione è parte integrante di quel processo di pianificazione“.

La stima fatta dai ricercatori si basa sui dati del telescopio spaziale Kepler della NASA. Lanciato nel 2009, il telescopio utilizzava il cosiddetto metodo del transito per trovare pianeti al di fuori del nostro sistema solare. Ha osservato oltre 530.000 stelle che mostravano piccoli abbassamenti della luminosità che potrebbero essere causati da un pianeta che si poneva tra la stella è l’osservatore, il questo caso lo strumento Kepler.

Questo lavoro ha migliorato la nostra comprensione della galassia. Il telescopio spaziale Kepler ha trovato oltre 2.600 esopianeti, rivelando che ci sono più pianeti che stelle nella Via Lattea e ha inoltre fornito ai ricercatori nuove informazioni sulla diversità dei tipi di pianeta.

Il telescopio ha anche permesso agli scienziati di confermare per la prima volta che molti esopianeti sono simili alla Terra. Kepler ha chiuso la sua attività di ricerca l’anno scorso dopo aver esaurito il carburante, ora, la palla della ricerca è passata al cacciatore di pianeti Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS), lanciato nell’aprile 2018.

Nel complesso, i risultati di Kepler ci dicono che dal 20 al 50% delle stelle visibili nel cielo notturno posseggono pianeti simili alla Terra nelle loro zona abitabile.

Ma il team di Ford non voleva stimare il numero di pianeti simili alla Terra nella galassia basandosi esclusivamente sugli esopianeti trovati da Kepler, perché il metodo del transito è efficace solo nel rilevare pianeti di grandi dimensioni vicino alle loro stelle (poiché bloccano molto più luce di un pianeta come la Terra) .

Non è eccezionale, tuttavia, trovare piccoli pianeti più lontani dalle loro stelle. Inoltre, il metodo di Kepler era utilizzato osservando stelle piccole e fioche con circa un terzo della massa del nostro Sole. Quindi, per stimare quanti pianeti Kepler avrebbe potuto non vedere, i ricercatori hanno creato simulazioni al computer di universi con stelle e pianeti, basati su una combinazione del catalogo dei pianeti di Keplero e un sondaggio delle stelle della nostra galassia fatta dal veicolo spaziale Gaia dell’Agenzia spaziale europea.
A quel punto il programma dei ricercatori “ha osservato” quelle stelle come avrebbe fatto Keplero.

La simulazione ha dato agli scienziati un’idea di quanti esopianeti e quale tipo di essi avrebbe individuato Kepler in ogni universo ipotetico.

I ricercatori potranno ora confrontare questi dati con ciò che il vero telescopio Kepler ha rilevato nel nostro universo per stimare l’abbondanza di pianeti delle dimensioni della Terra nelle zone abitabili delle stelle simili al Sole.

Ci sono incertezze significative su quante siano le stelle simili al sole, quale sia intervallo di distanze orbitali da considerare nella zona abitabile e entro quale intervallo di dimensioni un pianeta possa essere considerato simile alla Terra” ha aggiunto Ford. “Date queste incertezze, numeri di pianeti tra 5 e 10 miliardi sono stime ragionevoli“.

Il prossimo passo nella ricerca della vita aliena sarà studiare pianeti potenzialmente abitabili per capire di cosa sono fatti. “Gli scienziati sono particolarmente interessati alla ricerca di biomarcatori – molecole indicative della vita – nelle atmosfere di pianeti delle dimensioni simili alla Terra“, ha spiegato Ford.

Anche se un pianeta si trova nella zona abitabile di una stella, ha comunque bisogno di un’atmosfera sostanziale per intrappolare abbastanza calore da mantenere l’acqua liquida sulla sua superficie. Gli scienziati possono calcolare la composizione dell’atmosfera di un esopianeta misurando il modo in cui la luce della sua stella si comporta mentre viene riflessa.

Ed e qui che entra in gioco la ricerca di Ford: se i mondi simili alla Terra sono abbondanti, ce ne potrebbero essere abbastanza da permettere agli scienziati di studiarli con un telescopio più piccolo ed economico. Se tutti i mondi terrestri sono lontani, tuttavia, la NASA dovrebbe fare affidamento su telescopi di più ampia portata.

I ricercatori hanno raccomandato che le future missioni spaziali pianifichino una serie di possibili incidenze di pianeti simili alla Terra – tra una per ogni 33 stelle simili al Sole e una per ogni due stelle simili al sole.

Una delle cose importanti qui non è solo dare un solo numero, ma capire la gamma di possibilità“, ha detto Ford. “In modo che le persone che devono prendere decisioni possano sperare nel meglio e pianificare il peggio e riuscire comunque a elaborare una solida strategia scientifica“.

Fonte: Science Alert