La carruba è il frutto di un albero sempreverde chiamato Cerantonia o Carrubo, appartenente alla famiglia delle Fabaceae.
La distribuzione del genere Ceratonia comprende l’intera regione mediterranea, la penisola araba e la Somalia. L’unica specie presente in Italia è Ceratonia siliqua.
L’utilizzo del legume della Ceratonia siliqua nell’area mediterranea è rivolto specialmente all’alimentazione animale (specialmente asini e cavalli), e talvolta anche per quella umana. I frutti della Cerantonia vengono usati per la distillazione di alcol etilico e, sotto forma di preparato simile alla farina, come base di preparazione di alcune specialità dolciarie.
il carrubo è una pianta mellifera, ma la produzione di miele è rarissima e si ha solo dove c’è una certa quantità di esemplari, nel sud italia. Nei paesi dei monti Iblei, è possibile trovare pertanto gelati artigianali al gusto di carruba, biscotti fatti con farina di carruba e le caramelle di carruba, che vengono cotte in zucchero e sciroppo di carrube.
La carruba matura e viene raccolta tra agosto e settembre e può essere consumata direttamente, con la sua polpa zuccherina, masticando con pazienza. Ha un gusto simile a quello del cioccolato dolce.
Dalla macinazione fine del baccello di Carruba si ottiene una polvere, impropriamente detta “farina”, che, una volta tostata, grazie al suo gusto simile a quello del cacao, si può usare per farne creme e insaporire ogni genere di alimenti dolci, neutri e salati. Nell’industria viene usata per fabbricare tavolette di carruba con un gusto simile a quello del cioccolato.
Nelle medicina popolare tradizionale, la carruba è utilizzata come astringente contro la diarrea.
La carruba si può trovare in commercio in tre forme: i baccelli interi, la polvere o “farina” di polpa di carruba, e le tavolette di simil-cioccolato di carruba. Peccato che la polvere di carruba e ancor di più le tavolette siano piuttosto rare.
Pochi sanno che la Nutella nacque come “crema Gianduja” a base di nocciole e carruba, prima della II Guerra Mondiale, e poi si impose durante la guerra come economico e convincente “surrogato” della cioccolata al latte. Fino agli anni Cinquanta si trovava una simil-cioccolata surrogato a base di carruba. In Grecia, e anche in Italia nel dopoguerra, la carruba era aggiunta alla dolcissima halvas di sesamo (bicolore) che in drogheria si vendeva a peso, avvolta in foglio di alluminio. La preparazione di una crema spalmabile di carruba e nocciole fatta in casa, è abbastanza semplice da realizzare, partendo nella lavorazione proprio dalla polvere di carruba e dalle nocciole (acquistate già tostate, perché non si possono tostare in casa a regola d’arte), e aggiungendo nel potente tritatutto per semi e granaglie solo l’olio strettamente necessario. Una volta ottenuti amalgama e sapore perfetto, regolare con pochissimo miele, quanto basta.
Per completezza, bisognai aggiungere che esiste anche la “farina di semi di carruba”. Nella polpa della carruba sono annegati semi durissimi e immangiabili che gli Antichi orientali chiamavano karati e considerandoli tutti convenzionalmente del medesimo peso usavano per pesare – intorno al grammo e sotto – pietre e metalli preziosi. Noi moderni utilizziamo questi semi tritati sotto forma di farina biancastra e insapore come addensante ed emulsionante naturale capace di creare con l’acqua una innocua gelatina che rende uniformi e vellutati gelati, creme e salse industriali, o che viene aggiunta a carni in scatola (è l’additivo E 410). Non va assolutamente confusa con la “farina di polpa di carruba”.
Fonti: http://alimentazione-naturale.blogspot.it – Wikipedia