Nei molteplici tentativi di dare una spiegazione al paradosso di Fermi, uno delle più plausibili e gettonate è che una o più civiltà extraterrestri ci stanno chiamando ma noi non siamo in grado di riconoscere il segnale.
Gran parte dei progetti SETI si sono concentrati sulla ricerca di segnali alieni nelle regioni di spazio waterhole e su multipli semplici della frequenza della riga dell’idrogeno. Queste civiltà aliene tecnologicamente evolute però potrebbero avere una matematica diversa dalla nostra e non vedere niente di speciale sulle frequenze utilizzate per cercare un primo contatto.
In ogni caso anche se le CET trasmettessero nell’intervallo del waterhole non è affatto detto che si sia in grado di riconoscere il loro segnale. Per capire le enormi difficoltà che avremmo davanti può essere utile comparare l’incredibile complessità nel decrittare quello che è definito il “libro più misterioso del mondo” ovvero il manoscritto di Voynich.
Si tratta di un codice illustrato risalente al XV secolo (la datazione al radiocarbonio ha stabilito con quasi totale certezza che il manoscritto sia stato redatto tra il 1404 e 1438), scritto con un sistema di scrittura che non è stato ancora decifrato. Il manoscritto contiene anche immagini di piante che non sono identificabili con alcun vegetale noto e la lingua usata nel testo non appartiene ad alcun sistema alfabetico/linguistico conosciuto.
Il manoscritto redatto su pergamena di vitello, è di dimensioni piuttosto ridotte: 16 cm di larghezza, 22 di altezza e 5 di spessore e potrebbe essere un falso scritto nel XVI secolo, utilizzando una pelle di vitello del XV secolo, quello però che rimane inalterato è che nessuno ha ancora trovato il codice per decrittarne il testo. Questa lunga digressione per evidenziare che se non siamo in grado di decodificare un testo/segnale indubbiamente scritto da un individuo della nostra specie, un eventuale segnale extraterrestre potrebbe esserci così alieno da costituire una montagna insormontabile.
Se gli alieni esistono avranno sicuramente organi di senso diversi dai nostri, valori e filosofie profondamente differenti e forse persino una matematica diversa da quella che utilizziamo per descrivere il mondo che ci circonda. Naturalmente una cosa è decodificare un messaggio ed un’altra è riconoscere una comunicazione aliena. Nel secondo caso pur non comprendendo un tubo di quello che le CET vogliono dirci avremmo almeno la consapevolezza della loro esistenza, eventualità che sarebbe una risposta decisiva al paradosso di Fermi.
La vera domanda pertanto è questa: siamo in grado di riconoscere una comunicazione artificiale rispetto a tutti i “segnali” naturali che bombardano quotidianamente il nostro pianeta? Se un messaggio inviato elettromagneticamente è stato codificato per ottenere un’efficienza ottimale questi è di fatto indistinguibile da una radiazione di corpo nero. Assorbendo tutta l’energia incidente, per la legge di conservazione dell’energia il corpo nero re-irradia tutta l’energia assorbita.
Una delle ipotesi più suggestive e deprimenti è che le civiltà extraterrestri della nostra galassia abbiano da migliaia di anni compreso che i viaggi interstellari sono impossibili e pertanto comunichino tra loro attraverso segnali codificati per ottenere il massimo dell’efficienza. In questo caso per noi sarebbero tutte radiazioni di corpo nero del tutto indistinguibili da quelle prodotte dai fenomeni naturali.
Pur essendo improbabile questa spiegazione del paradosso del grande fisico italiano non si può escludere a priori, essa presenta però il non trascurabile inconveniente di non poter essere soggetta ad alcuna verifica sperimentale.
Gli alieni ci stanno chiamando ma noi non riconosciamo il segnale
Forse gli alieni da tempo stanno cercando di contattarci ma noi non riusciamo a distinguere le loro comunicazioni. E' questa la più plausibile spiegazione del paradosso di Fermi?